40: Dolce Natale

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24 Dicembre 2003

Hermione's p.o.v.

Mi rendo conto che le mie mani non hanno ancora smesso di tremare solo quando, dopo essermi rapidamente cambiata d'abito, mando un sms ai miei genitori per avvertirli che entro pochi minuti mi materializzerò nella mia vecchia camera da letto in casa loro.

Lo odiano, ma è molto più pratico che materializzarmi in un vicolo, col rischio di essere scoperta, e camminare fino alla loro soglia.

Mentre attraverso i corridoi deserti del castello mi guardo intorno, quasi sperando che Draco sbuchi da dietro una statua. Merlino, ho ancora le gambe di gelatina per quel bacio.

Sono al contempo estasiata e inorridita per l'effetto che ha avuto su di me, lacerata tra la parte di me che crede fermamente che io gli piaccia e quella che ancora non si fida. Non riesco a convincermi che sia un gioco, uno scherzo. In fondo... gli ho appena dato un enorme potere su di me, perdendo quella stupida scommessa.

No, mi sbaglio: gli ho appena dato un enorme potere su di me, donandogli una fetta del mio cuore.

Chi voglio prendere in giro?

Esco dal portone principale e, mentre in un paesaggio lunare mi avvio verso i confini del territorio di Hogwarts dove potrò smaterializzarmi, vedo in lontananza la sagoma scura di una figura che corre nella neve alta. Per un istante, desidero di poterla seguire. Di potermi perdere tra le colline mano nella mano con lui, in questa notte magica.

È il calore artificiale della casa dei miei genitori che mi accoglie, invece e, lasciando la borsa sul mio letto di bambina mi avvio giù per le scale.

Mia madre è in cucina, impegnata a tagliare verdure sul bancone.

«Eccoti, tesoro» mi saluta quando mi sente arrivare e, anche se le parole sono affettuose, il tono è come se fosse un passo indietro: vagamente distaccato, come è stato negli ultimi cinque anni. Ignoro la fitta dolorosa al petto, nel punto esatto in cui c'è il vuoto lasciato dal loro amore che non esiste più, ed entro con un sorriso, sedendomi sul tavolo.

«Allora, che mi racconti?» le chiedo.

Lei si pulisce le mani nel grembiule e si appoggia al bancone, scrutandomi. Poi un vago sorriso le appare sulle labbra.

«Credo che qualcosa me lo dovresti raccontare tu, piuttosto.»

«Bah, sono rinchiusa tutto il tempo in un castello in mezzo al niente, circondata da ragazzini indisciplinati che non fanno altro che urlare, litigare e "dimenticarsi" di studiare. Come al solito.»

«Posso ricordarti che sei stata una di loro anche tu, e non molto tempo fa?» mi domanda inarcando un sopracciglio. «Beh, tranne la parte sul dimenticarsi di studiare.»

Ridacchiamo insieme e per un momento è come se niente fosse successo... come se fossimo una madre e una figlia che si amano senza condizioni.

«Comunque, non intendevo quello. Chi è lui?»

«Lui chi?»

Il mio tentativo di fare la gnorri è smentito dal rossore che sento salire lungo il collo a imporporarmi le guance.

«Quello che ti ha fatta arrivare qui coi capelli scarmigliati, le labbra gonfie e un paio di costellazioni negli occhi.»

Mi copro il viso con le mani. Merlino, che imbarazzo!

Lei mi appoggia una mano sulla spalla.

«Hermione, anche se le cose tra noi sono andate come sono andate, resto comunque tua madre. Erano anni che Ronald non riusciva a dipingerti quell'espressione sulla faccia e non posso che essere contenta se hai trovato qualcun altro che ne sia capace.»

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now