12: Patti

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13 Ottobre 2003

Hermione's p.o.v.

Sono stata chiusa nel mio ufficio per tutto il resto del weekend. Il sabato sera non ho toccato cibo, la girandola delle mie emozioni era troppo violenta per poter pensare ad altro.

Quando Luna è venuta a cercarmi, ho pianto sulla sua spalla, raccontandole tutto con una voce piccola piccola che non sapevo nemmeno di avere. Parlarle mi ha fatto bene, ma quando se n'è andata ho incantato la porta in modo che nessuno potesse entrare e, anche se qualcuno avesse bussato, l'incantesimo avrebbe bloccato il rumore. Non volevo essere disturbata.

Ieri mattina, domenica, l'ho modificato, limitando il divieto a Ron o a chiunque arrivasse accompagnato da lui.

Ho dovuto sopportare l'arrivo di Minerva, Hagrid, Neville e Pomona, tutti in cerca della verità su cosa fosse successo. Ho deciso che, anche se mi vergogno a morte, non devo proteggere Ron – o il mio orgoglio ferito – quindi ho raccontato tutto a tutti.

Neville e Hagrid, sempre pronti a vedere il buono in tutti i loro amici, hanno provato a confortarmi dicendo che che probabilmente Ron non voleva essere così aggressivo e invitandomi ad accettare le sue scuse. Non credo che lo farò, però, almeno non per un bel pezzo.

Minerva, prima di andarsene, mi ha raccontato della sceneggiata a cena.

«Draco non ha voluto dirmi esattamente quale fosse il problema tra te e Ron, perché non era sicuro che tu volessi farlo sapere. Sono contenta che tu ne abbia parlato, però: è importante non tenersi dentro certe cose.» Il suo sorriso inaspettatamente materno mi ha fatto venire nostalgia di mia madre. Vorrei che fosse qui, vorrei che le cose potessero tornare normali tra di noi, anche se non credo sarà mai possibile.

Sono ancora persa nella mia malinconia quando Luna arriva con un vassoio pieno di cibo.

«Ho pensato che non volessi pranzare nella Grande Sala, con Ronald presente.»

La abbraccio, felice di poter contare su amiche come lei.

Anche lei mi racconta di come Malfoy si sia rifiutato di riferire cosa fosse accaduto tra me e Ron per non mettermi a disagio. La sua inaspettata delicatezza mi lascia perplessa.

«Sei sicura che Ron non l'abbia colpito in testa?» le chiedo, scherzando per metà. Lei però mi lascia di sasso con una risposta lapidaria.

«Dietro la facciata arrogante di Draco c'è molto più di quel che sembra, credimi.»

Ora però è lunedì, altri due Auror hanno preso il posto di Ronald e del suo accompagnatore e io ho bisogno di vedere la luce del sole finché dura.

Di lunedì ho sempre un'ora buca prima di pranzo: di solito la trascorro correggendo temi e preparando lezioni, ma oggi non ne ho la minima voglia e, approfittando del fatto che tutti i miei alunni e colleghi sono in classe, decido di uscire a fare quattro passi in solitudine.

Scendo verso il lago ma, come sono fuori vista dal castello, un rumore mi fa fermare.

Sembra un sibilo, ripetuto in modo non costante, seppure con un certo ritmo. È un suono strano, che non ho mai udito prima. Tutti gli istinti che credevo sopiti dopo la fine della guerra tornano in vita, quindi entro in stato di allerta e avanzo con cautela, la bacchetta in mano, girando dietro un grosso masso.

Qui mi fermo, tra un cespuglio e un albero, stupita dalla scenetta che mi si para davanti agli occhi.

Nella piccola radura illuminata dal sole della tarda mattinata c'è Malfoy, solo.

Nonostante il clima ormai piuttosto freddo, indossa solo un paio di pantaloni scuri, morbidi e delle fasce come quelle che i pugili indossano sotto i guantoni gli rivestono gli avambracci fin quasi al gomito. I muscoli della sua schiena nuda guizzano sicuri, i suoi piedi scalzi accarezzano più che calpestare l'erba umida e, nelle sue mani, una spada di metallo argentato saetta così in fretta da rendere difficile vederla, fendendo l'aria con un lieve fischio: il sibilo che ho udito poco fa, una melodia marziale che accompagna colpi e parate.

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now