41: Perché io?

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25 Dicembre 2003

Draco's p.o.v.

Questa casa è così silenziosa che mi domando se sono diventato sordo.

Gli elfi domestici a malapena respirano e nemmeno gli alberi, fuori, si azzardano a frusciare nel vento. Gli scricchiolii tipici dei vecchi edifici e lo scoppiettare del fuoco nel camino? Nah, nemmeno quelli hanno posto, qui: perfino le assi del pavimento e i ceppi da ardere hanno paura di Lucius Malfoy.

Non so perché abbia insistito affinché venissi per il pranzo di Natale. Non è per ammazzarmi, dato che non ci ha ancora provato... o magari vuole solo farlo a pancia piena. Evidentemente non è nemmeno per il piacere della mia compagnia, dato che non ha ancora spiccicato parola e sono qui da due ore.

Gli elfi mi hanno fatto accomodare in sala da pranzo, che tra l'altro non hanno nemmeno avuto il permesso di decorare, e lui è arrivato mezz'ora dopo. Ci è stato messo il primo piatto davanti senza alcun rumore e abbiamo iniziato a mangiare. O meglio: io ho mangiato. Papà ha piluccato qualcosa qua e là, sfogliando un libro con aria assente.

Ingoio l'ultima cucchiaiata di dolce, domandandomi tra quanto potrò levare le tende, quando finalmente lui parla.

«I ragazzi mi hanno detto che sei stato coinvolto in qualche piccola attività.»

Non ho bisogno di chiedergli chi siano i ragazzi.

«Sono stati qui?» chiedo, col cuore in gola.

«Sì, di tanto in tanto passano a trovarmi. Più spesso del mio stesso figlio.»

«Forse è perché non li hai ancora cruciati» replico, cercando di mantenere un tono neutro e pratico, che non faccia trasparire né il mio nervosismo all'idea che Goyle e Nott si aggirino per Malfoy Manor approfittando dello stato mentale di mio padre, né la rabbia che ancora provo per ciò che mi ha fatto quando gli ho detto che avrei lavorato a Hogwarts.

«Forse perché loro non mi hanno mai comunicato idee idiote senza spiegarle. Avresti dovuto dirmi che faceva parte del Piano» replica lui, l'accusa chiara nella sua voce, così come quella pomposa maiuscola sull'ultima parola.

Chino la testa con aria contrita, evitando di puntualizzare che, dopo aver udito la parola "Hogwarts", non mi ha nemmeno dato il tempo di respirare, altro che spiegazioni. Che comunque non ci sarebbero state, o almeno: non quelle che avrebbe voluto lui.

«Vedi di non fare casini, questa volta. Vedi di riportare al nome dei Malfoy la gloria che gli spetta.»

«Sì, papà.»

Qualsiasi calore il bacio di Granger sia riuscito a suscitare dentro di me, viene soffocato dall'ondata di gelo che mi pervade.

Non posso scegliere tra lei e mio padre. Non posso. Non voglio.

Non avrò scelta.

È tardo pomeriggio e mio padre mi ha finalmente congedato per tornare nel suo studio. Mi sto cambiando per tornare al castello, quando sento che bussano alla porta principale.

È Pansy e reprimo a stento un gemito.

Quando mi vede, sorride come una gatta.

«Sapevo che ti avrei trovato qui.»

«Complimenti, Sherlock» le rispondo, asciutto, e lei mi guarda senza capire. Tutto ciò che è babbano per lei non esiste, com'era per me fino a pochi anni fa, prima della gelida doccia di realtà che ho subito.

Pansy si toglie il cappotto, porgendolo all'elfo che si è materializzato al suo fianco. Sotto indossa un abito che è una seconda pelle: pur non essendo volgare, si modella su ogni curva senza lasciare nulla all'immaginazione. Non posso, nella mia mente, evitare di paragonarlo al vestito che indossava Granger la sera della festa di Weasley, scoprendo che non c'è sfida: la delicata sensualità di Hermione vince a mani basse contro quella plateale di Pansy.

Lei, però, prende il mio scrutinio per un apprezzamento, infatti si avvicina ancheggiando e mi drappeggia un braccio intorno alla vita, sollevandosi sulle punte delle sue scarpe dal tacco vertiginoso per sfiorarmi le labbra con un bacio.

«Che ne dici se saliamo in camera tua?» sussurra.

Con delicata fermezza che non tradisce la mia impazienza la scosto.

«Non so più come dirtelo, Pansy: quell'aspetto della nostra amicizia è finito.»

Lei fa un risolino.

«Non sei più in quello stupido castello, Draco. Non devi fingere, qui.»

«È questo ciò che pensi? Che sto fingendo? Beh, ti sbagli. Mi dispiace, io te l'ho detto fin dall'inizio che sarebbe stato solo sesso, che non ero innamorato di te e che la cosa sarebbe potuta finire da un momento all'altro. Adesso è finita. Se vuoi possiamo farci portare un tè e qualche biscotto in salotto e fare quattro chiacchiere, ma questo è tutto.»

«Perché, Draco?»

Mi stringo nelle spalle.

«Non pensare che io ti disprezzi o cose simili. Sei bella e intelligente» "beh, a volte" «ma non credo che i nostri caratteri, il nostro modo di intendere la vita e il futuro, siano compatibili sul lungo periodo... tutto qua. Ora sono in una fase della mia vita in cui non mi va di fare sesso così, tanto per fare. Sono sicuro che là fuori ci sia qualcuno per te più adatto di me.» "E che già ti scopi" concludo nella mia mente.

«Quel qualcuno non è te.»

«Perché io? Guardami, Pansy, guarda questa casa: non sono più l'elegante rampollo di una delle famiglie più ricche e potenti del mondo magico.»

«Come hai cambiato stile una volta, lo puoi fare di nuovo. Sotto a quei capelli e a quella barba c'è ancora il Draco per cui ho avuto una cotta per tutto il periodo della scuola. La tua famiglia, poi, è ancora ricca, nonostante tutto. Per quanto riguarda il potere, invece...» sospira «non mi è mai interessato. Non quel tipo di potere.»

«E allora perché ti sei lasciata convincere a venire a Hogwarts?»

Lei sospira di nuovo, chinando il capo.

«Perché so riconoscere una velata minaccia. Ho pensato che almeno avrei avuto te vicino, se avessi accettato» solleva di nuovo lo sguardo su di me, mordendosi un labbro, ma non c'è nulla di sensuale in questo gesto, solo incertezza e un velo di stanca tristezza «ma non è così, giusto?»

La stessa stanca tristezza invade anche me. Per me, per lei, per i meccanismi in cui siamo incastrati, dai quali è impossibile liberarci.

«Dipende. Non posso essere il tuo amante o il tuo fidanzato. Possiamo... non so, spalleggiarci a vicenda, però. Cercare di galleggiare in questo mare di merda. Se vuoi.»

Lei mi sorride e, per una volta, non vedo malizia nel suo sguardo o nell'espressione delle sue labbra sensuali.

«Possiamo cominciare da quel famoso tè coi biscotti» mi dice, precedendomi lungo il corridoio.

** Ciao a tutti! Come avete trascorso questo piovoso ponte? Com'è andato il rientro a scuola e al lavoro?  Il mio traumatico: mi sono scordata di rimettere la sveglia sul cellulare, mi sono svegliata un'ora dopo il dovuto, mi sono lavata e vestita in sei minuti netti e ho fatto colazione in auto, andando verso il lavoro, dove ovviamente sono arrivata in ritardo. Chi ben comincia... **

** 08/11/18
Partecipo con questa storia al concorso "Contest for Talents 2018", se siete interessati visitate la pagina https://www.wattpad.com/619681482-contest-for-talents-2018-concorso-di-scrittura o contattate le ideatrici, Annabeth024 e Beautiful-World    **

After Dark - A Dramione Story #Wattys 2019Where stories live. Discover now