Stephen Strange's Family (3)

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parte subito di seguito a quella pubblicata indietro (stephen strange's family 2 ...)

a Londra in quel momento

Stephen e Charles ancora tenevano i vestiti pesanti addosso, increduli.
Sherlock dal canto suo, tirò sul il violino e riprese a suonare, con un blocco allo stomaco che non voleva in nessun modo far notare al collega John Watson.
-su, levate i cappotti, diteci di che cosa avete bisogno-
A Sherlock tremò la mano sull'archetto e si voltò verso i due, accavallando le gambe.
-provengono dall'America, da New York, hanno fatto un lungo viaggio inatteso, nella speranza di riunire la loro famiglia. Ma, cari i miei fratelli Strange, sappiamo tutti che non è possibile-
-siamo Pendragon, Sherlock, non dimenticarlo mai-
Sherlock strinse gli occhi, con il dolore nel cuore. Non sentiva quel nome da più di un decennio. Aveva dimenticato cosa voleva dire essere se stessi.
-e noi crediamo sia possibile, Sherlock, tornare a casa, tornare tutti insieme e non lo avresti chiamato se non lo pensassi anche tu- disse Charles fermo.
John squadrò il detective, senza capire.
-non sono affari tuoi il motivo per cui l'ho chiamato e come ben sai, Charles, non è possibile e per quanto sia una gioia vedervi in carne ed ossa, entrambi tornate a casa, per il mio ed il vostro bene-
-ma non puoi dire così!- afferma Charles quasi in lacrime. -insieme dobbiamo trovare Garrett, Erik e la mamma!- disse in lacrime il telepate. -dannazione Sherlock, sei un dannato principe di Camelot! Non vuoi tornare a casa? Non vuoi rivedere nostro padre e Thranduill? Non sei stanco di essere maledetto?-
John guardò i 3, e negli occhi di tutti, lesse solo una gran tristezza e disperazione.
Ma poi... lo vide. Sherlock somigliava in un modo incredibile ad uno dei due, avevano gli stessi occhi, gli stessi capelli neri, lo stesso viso.
Con la differenza che l'uomo che gli stava davanti, quello il cui nome non gli era ancora stato rivelato, aveva dei leggeri baffi e i capelli più lisci, oltre ad un viso più serio di quello del riccio ventottenne, Sherlock.
Il ragazzo, Charles, aveva gli occhi azzurri, gli stessi capelli del fratello ma un aria da bambino.
John però, non si azzardò nemmeno a fare domande, non riusciva a capire metà di quello che stavano dicendo.
-voglio tornare a casa, Charles, lo voglio davvero esono stanco di essere maledetto ma a Camelot non ci si può tornare, la casa in cui siamo nati non esiste più, arrendetevi e arrendetevi all'idea che papà abbia sposato la strega e che sia morto- dice lui, Sherlock, con il cuore in gola. -i libri parlano chiaro e così tutti i film e le serie tv-
-io non ci credo, non ce lo avrebbe mai fatto, non lo avrebbe mai fatto alla mamma- parla per la prima volta, Stephen con la stessa amarezza in gola di suo fratello.
-l'ha fatto Stephen, rassegnati e vai avanti, prenditi cura di Charles e torna in America-
-non senza di te, Sherlock-
-time-out, un secondo, non sono sicuro di aver capito... cosa sta succedendo qui?- chiese John, facendo sorridere il detective.
-John, loro sono i miei fratelli, Stephen e Charles- disse con semplicità il ragazzo.
-fin qui, c'ero, non ho capito il resto-
Sherlock sorrise guardando il violino. -ti sembrerà assurdo, io sono la persona più realista esistente, proprio perchè conosco ciò che non è possibile. Io, Stephen e Charles siamo i figli del re di Camelot, Artù Pendragon e della regina Gwendolyn, principessa di elfi e nani. Bada bene a non confonderla con Ginevra, lei è una stronza, ha maledetto la nostra famiglia dopo anni dal rifiuto di nostro padre. Io sono stato mandato qui, loro in America insieme, Garrett il nostro fratello maggiore, viaggia da secoli nella solitudine di una natura ostile. Erik, il gemello di Charles, secondo i miei calcoli dovrebbe essere con nostra madre e l'erede del re, il Gran principe è rimasto a Camelot con nostro padre e molto probabilmente dopo secoli, nostro fratello e nostro padre sono morti e noi siamo soli-
-io non lo credo invece, credo, come maestro dell'occulto che nostro padre sia bloccato da qualche parte in uno dei milioni di universi esistenti e che stia aspettando con ansia che noi ci ritroviamo tutti insieme e che rompiamo la maledizione... ora la domanda è, ci stai? Ci aiuti in questa impresa o ti astieni?-
Sherlock piazzò le mani giunte sotto il mento, meditando e riflettendo.
Ciò che aveva detto Stephen poteva essere vero, ma non si poteva testare se non ci si provava. Ma c'era anche la sua paura della strega che gli bloccava lo stomaco e il cuore. Ma doveva scegliere, buttarsi o non buttarsi.
Ma infondo aveva già toccato il fondo, era solo da 17 anni, peggio di così non gli poteva andare.
Alzò lo sguardo verso i suoi fratelli, poi guardò John; -John, chiudi il sito, Sherlock Holmes Pendragon, ha un solo caso da risolvere e il gioco è appena iniziato- si alzò e guardò Stephen. -ci sto, troviamo mamma, Erik e Garrett, poi torniamo a casa-

the game is start...

parole: 840

weeee ci manca solo la musichetta di Sherlock poi siamo apposto

ah ecco ora mi sento meglio, voi no?
torneranno a Camelot?
questo e molto altro....
nella prossima puntata, vi aspetto
kiss kiss

nella prossima puntata, vi aspetto kiss kiss

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