Capitolo 90. Balliamo sotto le stelle

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"E guarderemo Pretty Woman!" Dico alzandomi dal divano euforico.

Stella alza gli occhi al cielo. "Guarderemo Pretty Woman".

"Madison, appena starò meglio lo riprenderemo, non preoccuparti. Vedi cosa puoi fare, ho paura che se dovesse passare troppo tempo sarebbe ancora più difficile recuperarlo". Dice Simon.

"Simon, sto facendo il possibile. Ma dice che ha bisogno di stare da solo" ora ha iniziato a piangere nascondendo il viso. "Però va bene, continuerò a provarci". Si alza in piedi e si mette il cappotto. "Da ora".

"Aspetta, Mid. Ti accompagno, è tardi ormai. Non voglio che tu esca da sola". Dico prendendo la mia giacca.

"No, non preoccuparti Alex. Vi chiamo quando sono a casa". Ci abbraccia tutti, come sempre. È così piccola e affettuosa.

"Madison, fatti accompagnare, per favore". Dice Stella.

"Tenetemi d'occhio con il GPS installato nella macchina, così mi controllerete". Prende la sua borsa ed esce mandandoci un bacio con la mano. Si mette una cosa in mente e non puoi fare nulla per fermarla.

Torno a sedermi vicino Simon insieme a Stella. "Beh, potremmo guardarci noi un film".

"Ti sembra il momento?" Dice Stella mentre prende il giornale sul tavolo davanti al divano.

"Che problema c'è? Se vuoi sceglierlo tu il film basta dirlo". Come si agita facilmente la sorellina, ma la capisco. Il suo fidanzato non è proprio in forma.

"Non mi riferisco a quello. Penso che Jack sia in una sorta di afflizione con sé stesso".

Dice giocando con i capelli di Simon.

"Penso che lei possa salvarlo" ammette Simon. "La guerra non è finita, abbiamo bisogno di lui".

"La guerra non è finita?" Dico trattenendo una risata sarcastica. "Ragazzi, non è neanche iniziata".

MADISON

Salgo sull'enorme scalinata, poi apro il portone marrone scuro che conduce alle stanze private. Dopo almeno un mese ho imparato ad orientarmi in quello che sembra un labirinto; invece, è solo una casa maestosa piena di passaggi segreti e stanze per ogni situazione.

Ma adesso il mio obbiettivo è il suo ufficio, sono sicura che sia lì. Ormai è tarda sera, dovrebbe venire a dormire e riscaldarmi con il suo corpo come sempre. Voglio che torni da me, voglio che si riprenda e sono determinata a farlo tornare. Deve capire che non può assumersi queste colpe, tutto ciò però fa capire molto della sua personalità apparentemente fredda e distaccata.

Io lo amo per quello che è.

Busso alla porta, nessuno risponde. Busso di nuovo e lo sento parlare, forse al telefono. Dunque, attendo e dopo qualche minuto apro lentamente la grande anta di legno.

Lui è lì, con la camicia bianca sbottonata leggermente e i polsi arrotolati fino ai gomiti con le vene ben esposte, la testa china sul pavimento e le gambe incrociate mentre è appoggiato sulla scrivania.

"Ehi" dico a bassa voce e cautamente. "Possiamo parlare?"

Alza lo sguardo. "Riguardo cosa?"

Mi fa male il petto, perché lui è sempre più freddo. Soprattutto con me. "Su come stai".

Sospira, ma non si muove e rimane come una perfetta statua nella sua posizione. La stanza è in ordine come sempre, le librerie impeccabili e vedo documenti sparsi sulla scrivania beige.

"Sto bene. È tardi e dovresti dormire".

Sembra che siamo tornati punto da capo.

"Non vieni con me?" Tento timidamente. Sento di temere le sue risposte.

SidereusWhere stories live. Discover now