Capitolo 20. Scoperte e pericolo

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Forse non era il momento.

Forse io e te abbiamo un altro tempo.

Italo Calvino

MADISON

La scena che mi trovo davanti è sconvolgente.

Mi sento non più in un film dell'orrore, ma un distopico in cui ci si prepara ad un assalto.

Un'intera parete è stracolma di armi: pistole, fucili, granate. È più fornita di una base militare.

Lui è lì, affiancato da due guardie con delle pistole in mano. Le stesse guardie con le divise nere che mi hanno fermata davanti al posto di lavoro.

Le stesse che credevo mi stessero seguendo.

Per un attimo pensavo di potermi fidare di lui. Come ho potuto solo pensarci? Sono tutti e tre girati di spalle, sotto di loro c'è qualcuno. Forse un uomo, ma non sono sicura. Apro leggermente di più la porta e vedo che l'hanno messo all'angolo, lui è disperato. Una guardia gli dà un calcio e lui urla di paura e dolore. Oh, mio Dio, stanno davvero torturando un uomo? Non capisco più nulla, il ragazzo che ho visto ieri sembrava aver mostrato un lato appena gentile, umano. Invece ho davanti un folle che ammazza la gente.

'Sono l'ultima persona di cui tu dovresti fidarti o che possa salvarti'.

Sono stata stupida, avrei dovuto badare di più alle sue parole e fuggire quando potevo farlo. Gli alti sono a conoscenza di questa cosa? Dovrebbero sapere che il loro amico è un maniaco pieno di armi e chissà cos'altro. Sicuramente non ha un'anima, io sono finita nel suo covo oscuro e devo scappare. Ma non posso lasciare quel pover'uomo a morire per mano sua. Gli stanno dicendo qualcosa, sibilano di farlo stare zitto. La cosa terribile è che lo sta facendo mentre io sono qui e potrei vederlo. Guarda caso rischio di fare la sua stessa fine perché ho visto tutto e quando ieri ero davanti al suo ufficio aveva paura che avessi visto qualcosa. Ora combacia tutto. Tutto ha un senso, forse.

Perché lo fa? Qual è il suo scopo? E un ragazzo di soli ventuno anni e non mi capacito da dove esca fuori tutta questa crudeltà.

Sferrano un altro calcio al poveretto, con il viso insanguinato e la camicia sporca. Devo fermarli, non posso andarmene via così. Tra l'altro non so nemmeno dove andare. Quindi il mio buonsenso urla di salvarlo ed è quello che faccio. Io non so sparare, non so tenere in mano un'arma e non vedo film del genere. Non ho basi in materia, ma questo si chiama istinto di sopravvivenza.

Per scappare dovrò in qualche modo difendermi, giusto? Non ho altra scelta.

Entro di soppiatto, l'uomo mi vede e gli faccio cenno di non parlare mentre la guardia gli urla qualcosa con un accento americano alterato da una sorta di dialetto che non capisco. Prendo un fucile, per poco non cade perché lo sento particolarmente pesante. È quasi più grosso di me, ma cerco di posizionare il manico sul petto e puntare dritto a Jacob Torres. Le guardie sono alte anche più di lui, l'uomo con lo sguardo mi prega di salvarlo e per quanto io stia rischiando grosso non mi importa. Questo ragazzo potrebbe anche far male a Stella, Alex, Simon e Liam. Anche a loro seguono delle guardie, magari sono quelle di Jack che li spiano. Li proteggerò.

Una guardia sta per dare un colpo di grazia all'uomo ma finalmente mi decido ad intervenire.

"Fermati o sparo". Sibilo. 

Le guardie si girano ad una velocità micidiale puntandomi le loro armi contro e tutto il coraggio che avevo prima sembra svanire. Jacob mi guarda con occhi sbarrati, alternando il suo sguardo dal mio viso all'arma.

"Madison, abbassa quel fucile". Dice Jacob con voce profonda ma non alterata dalla paura.

"Che stai facendo? Che significa tutto questo? Sei un assassino e vuoi uccidermi? Vuoi uccidere i tuoi amici?"

Noto che inizia ad avvicinarsi lentamente, con un cenno ordina a questi soldati in nero di abbassare le loro armi e titubanti lo fanno. Rimangono in allerta.

"Non saresti dovuta entrare qui". Dice.

"Aiuto! Aiutami!" Urla l'uomo per terra. Una guardia gli tira un calcio e sviene. Io sto per piangere.

"Ma... come potete fargli questo! Che... che cosa sei tu? Perché lo fai?"

Sto impazzendo, la testa torna a girarmi e le mani tremano. Lui continua a venire cautamente verso di me.

"Non potresti capire. Non sai usare quell'arma, devi toglierla o ti farai male".

"Adesso imparerò ad usarla facendo utilizzando il tuo corpo come bersaglio!" Sono in preda alla confusione e alla paura. "Credevo di potermi fidare di te, invece sei un folle!"

"Oh", sorride lievemente. "Sei perspicace".

La testa pulsa in maniera disarmante, le mani tremano e anche il cuore. È folle davvero, è un criminale. Dovevo immaginarlo, chi abita in una casa del genere? Chi ha delle guardie e dannazione, un'intera armeria!

"Ti avevo avvisato" dice impassibile. "Di non fidarti di me".

Le lacrime iniziano a solcarmi il viso. La delusione mi avventa il petto, non comprendo tutta questa delusione da parte mia. Forse mi aspettavo qualcosa di diverso, invece mi sono ritrovata nella peggiore delle situazioni perché la mia buona indole tende sempre a fidarsi e a scovare il buono nelle persone. Dovrei sparargli per quello che sta facendo.

"Non fare un altro passo o sparo". Saldo le mani sull'arma, lui si ferma. Ma non ha paura, la sua era solo sorpresa di vedermi in questo stato. Con solo la sua maglietta addosso.

"Vuoi ammazzarmi, Madison?" Mi chiede.

Inizio a respirare velocemente, con gli occhi sfocati dalle lacrime. "Dovrei farlo, stai uccidendo un uomo".

"Quell'uomo è malvagio quanto me, Madison. Voleva intrufolarsi in casa mia e creare una strage". Dichiara.

Scuoto la testa. "Non ti credo. Perché avrebbe dovuto farlo? Perché hai tutte queste armi qui con te?"

Si inumidisce le labbra. "È complicato. Ascolta" si avvicina ancora. "Abbassa l'arma".

Sono così stanca che neanche mi accorgo che con tre rapidi passi mi si piazza davanti strappandomela dalle mani. È la mia fine, penso. Adesso per farmela pagare mi uccide avendo visto troppo e ha paura che lo dirò alla polizia. Eppure, io volevo solo fare un'esperienza studio all'estero.

"Mi farai del male adesso?" Gli chiedo con un filo di voce.

Posa l'arma dove l'avevo presa, appendendola al muro. Poi raccoglie una lacrima dalla mia guancia con il pollice. Poi ancora un'altra.

"Non credo di poterti fare del male". Sussurra.

Il suo respiro fresco si poggia sulle mie labbra bagnate e istintivamente mi inumidisco le labbra. Lui ci posa lo sguardo, per un istante decisamente lungo. Poi i suoi occhi ghiacciati tornano a puntare i miei.

"Non dire nulla di ciò che hai visto agli altri, puoi farmi questo favore?"

È calmo, troppo. Io ho visto qualcosa di come minimo grave e invece per lui sembra una sciocchezza. Annuisco non sapendo cos'altro fare, è già tanto che non mi ha ammazzato.

"Ti riporto a casa, ti farò portare dei vestiti puliti. Riesci ad aspettarmi in camera mia senza andare in giro per qualche minuto?"

È come se le sue mani mi calmassero da lui stesso, eppure io dovrei sentirmi spaventata ma la sua voce è così sensuale che per poco non torno ad addormentarmi. Sento di nuovo l'odore morbido e pulito che c'era sul cuscino e sulle lenzuola. E mi piace tanto.

Chiudo gli occhi, godendomelo. Appena gli riapro i suoi occhi sono sulle mie labbra, poi tornano sui miei.

Indietreggio, rendendomi conto con orrore a cosa sto pensando. Abbassa le sue braccia sui suoi fianchi. Vorrei vedere l'uomo dietro di lui, cercando di capire a chi dovrei credere, chi è dalla parte del torto. Ciò non toglie che questa stanza è inquietante e non normale. Troppi segreti nasconde questo ragazzo.

Io però ho giurato di non dire niente.

E spero di aver fatto la scelta giusta. 

SidereusWhere stories live. Discover now