Capitolo 23. Vieni da me

699 35 13
                                    

Tutti quelli che incontri ti chiedono

sempre se hai un lavoro, se sei

sposato o se possiedi una casa,

come se la vita fosse una lista della spesa.

Ma nessuno ti chiede mai se sei felice.

Heath Ledger

MADISON

È così che funziona tra noi: avviene un incontro destabilizzante e scioccante, per poi non rivederlo per qualche tempo. Di chi sto parlando è parecchio scontato e mi ci è voluto qualche giorno per riprendermi da quel contatto e dalle sue parole. So qual è il suo gioco, cosa vuole fare e io gli ho tenuto testa. Non mi lascio abbindolare così facilmente da lui, non sono la sua schiavetta come tutti i tuoi stupidi dipendenti e chissà chi altro.

Io. Non. Me. Ne. Vado.

Non lascerò i miei amici inconsapevoli del pericolo in cui sono inconsapevolmente.

Manterrò il suo segreto qualsiasi cosa faccia nella sua vita ambigua così non mi ucciderà e avrò tempo per cercare informazioni su di lui ed escogitare un piano. Ma in realtà non ho delle informazioni decise e dettagliate, poi so che i miei amici sono persone sane e mi proteggeranno in ogni caso. Ci proteggeremo a vicenda. Lui dice che sanno difendersi, mi chiedo cosa intendesse. Mi dà i nervi! Non capisco mai quando parla, ha un linguaggio tutto suo in codice e la testa mi scoppia ogni volta che cerco di decifrarlo. Che fatica questo ragazzo problematico. Ammetto che mi turba ancora la scena violenta a cui ho assistito a causa sua, cerco di autoconvincermi che sono delle sciocche situazioni fra imprenditori risolte in maniera esagerata. Su che un uomo stava per morire. In ogni caso mi scoppia la testa e Stella se n'è accorta, ovviamente. Non le sfugge neanche un pelo fuori dal suo chignon quando fa lezione di danza.

"Allora? Ti piace?" Fa una piroetta mentre mi mostra il suo tutù rosa carne.

"Sembri uscita da un carillon, modo per dirti che sei impeccabile". Le giro intorno, meravigliata da quanto sembri una principessa.

"Grazie. È da un po' che non indosso le punte, sono stata molto impegnata con i miei genitori e temevo quasi non mi andassero più". Chissà che cosa comprende tutto questo lavoro da portare avanti con il padre.

"Capisco. In ogni caso è bello che tu ritorni a danzare e l'abito ti sta molto bene".

"Eh sì hai proprio ragione, guarda che chiappe che mi fa!" Ha il sedere rivolto verso lo specchio con il collo ruotato per guardarsi meglio il lato B.

"Vogliamo chiamare Simon? Approverà sicuramente".

Inizia a ridere. "Anche i tuoi pantaloncini della divisa di pallavolo di disegnano per bene, sai?"

"Certo, ma a me non interessa mostrare il mio sedere".

"Dovresti, invece. Secondo me qualcuno ti aveva già notata al ballo e stava anche per venire a parlarti ma poi ci hanno interrotti". Alza gli occhi al cielo e sento un'ambigua sensazione al petto al ricordo della persona e della sera prima.

"No, grazie. Non mi serve un ragazzo Stella, io voglio un uomo. Ma so che non lo troverò mai, ho già accettato questa cosa e sto bene con me stessa".

"Ma sei una bellissima e intelligentissima ragazza! Poi scusa hai anche dei... bisogni da soddisfare alla tua età. Sai, gli ormoni e tutto il resto. Come fai a vivere? Io non ce la farei proprio. Menomale che c'è Simon".

Vado a sedermi sul divano coprendomi con la coperta. "Io non li affronto questi discorsi, Stella".

"Beh, dovresti" mi salta addosso con il tutù gigante. "Io non ci credo che non ti piaccia nessuno. Sei la persona più sentimentale e dolce che conosca. Certo, sei indipendente e testarda, però questo ti rende ancora più desiderabile".

"E anche inavvicinabile" aggiungo. "Io... non ho un bel passato per quanto riguarda queste cose. Ci ho provato, non è mai andata bene. Non me la sento di soffrire ancora".

Stella riflette un attimo sulle mie parole, capendo che l'argomento potrebbe risultare delicato e lo è eccome. "Se c'è qualcosa con cui vuoi confrontarti, io sono qui. Lo sai, vero? Voglio solo che tu stia bene, è ciò che conta di più per me, Madi". Mi posa un bacio sulla fronte, ancora più intimo di uno sulla guancia perché mi ricorda la protezione. Io l'abbraccio siccome è ancora a cavalcioni su di me.

"Lo so, Stella. Io mi fido di te".

Sarà una mia impressione ma diventa leggermente tesa dopo questa frase. Infatti, si alza e con una scusa saltella via in camera. Chissà che le è preso.

Inutile dire che il mattino dopo sembravo uno zombie per non aver chiuso occhio.

Il primo giorno delle lezioni è finalmente arrivato e sono euforica senza ombra di dubbio. Eppure, ho un'ansia dentro, a causa del fatto che dovrei avvertire Stella e gli altri del pericolo e cercare di spodestare quel criminale. Eppure, qualcosa mi blocca, siccome se dovessi farlo mi ucciderebbe. Se non lo facessi potrebbe uccidere loro e me. Anzi, vorrebbe che me ne andassi ritenendomi un peso per loro e non ho neanche capito perché. E se me ne andassi lasciandoli morire?

La testa mi scoppia e qualcosa mi fa credere che sia un sogno, perché non posso essere finita in una situazione simile, è davvero irreale. Io volevo solo migliorare il mio inglese!

E poi... le frasi che mi ha detto. 'Parli troppo, la tua lingua starebbe meglio nella mia bocca'.

Mi vengono i brividi.

Cerco di non pensare alle farfalle nel mio stomaco per colpa della vicinanza del suo corpo al mio, eppure tutto quello che ha detto detesto che sia vero. Ma non ammetterò che abbia ragione, io non voglio niente di tutto ciò. Si. Ho ragione. Schifo i ragazzi, schifo quel ragazzo e schifo tutti.

Eppure, mi detesto, perché sto provando sensazioni strane per un ragazzo che tortura la gente. Che razza di persona orribile che sono.

In ogni caso io sono indipendente e ha detto una marea di sciocchezze solo per manipolarmi e farmi cadere ai suoi piedi come tutte quelle ragazze al college per indurmi a tornare in Italia. Il peso semmai è lui, non io! È solo un pazzo che vuole indurmi a sbavargli dietro e convincermi con quelle frasette 'sensuali' così da liberarsi di me e far del male ai miei amici. Io troverò il modo di ricattarlo così che lascerà in pace me e gli altri perché non ho paura di lui per quanto provi ad intimorirmi. Devo solo fare delle stramaledette ricerche, ora sono sicura che nasconde qualcosa di grande e lo scoprirò. Così che sarà lui a doversene andare.

Qualcuno suona al citofono mentre sto bevendo il mio succo d'arancia con biscotti seduta sugli sgabelli in cucina e Stella va a controllare. Ha i bigodini e una maschera sul viso.

"Ma chi è che rompe le scatole alle sette del mattino?" Dice tutta scocciata stringendosi il suo accappatoio bianco. "Chi è?" Dice al citofono. "Che? Ma cosa vuoi? Perché? Oh. Ma eri d'accordo con lei? Certo che sei strano ultimamente, io e te dobbiamo parlare. Non so se accetterà. Anche tu dovresti farti curare, stronzo". Chiude il citofono e rimango con il biscotto a mezz'aria prima di metterlo in bocca. Stella si gira verso di me.

"Uhm, Madison" dice stranita. "Jack è venuto a prenderti". 

SidereusWhere stories live. Discover now