Capitolo 56. Perchè mi proteggi?

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Come possiamo amarci se entrambi temiamo l'amore?

Jacob Torres

MADISON

Mi blocca al muro all'improvviso, prendendomi dai fianchi e ora sono totalmente contro la parete e il suo corpo mi sovrasta.

"Io non riuscirò mai a capirci, a sapere cosa mi stai causando dentro" mi dice. "Come fai a farmi essere così..." sussurra in maniera dannatamente sensuale "vulnerabile".

"Potrei farti la stessa domanda".

La mia bocca parla da sé, come anche i nostri corpi. Il suo petto è un continuo alzarsi e abbassarsi, io inumidisco le mie labbra in continuazione e ondeggio leggermente il bacino contro di lui, la mia adrenalina è alle stelle e sento che potrei fare cose di cui mi pentirò.

Se lui può toccarmi lo farò anche io.

Gli sussurro sulle labbra. "Lo so che l'unico motivo per cui mi sbatti alla parete è perché vuoi avere una scusa per toccarmi".

Azzardo un sorriso non molto innocente e lui lo nota, sorride abbastanza da far vedere la fossetta sull'angolo destro della bocca. "Ti sei pentito di non averlo fatto quando potevi, in maniera approfondita".

Si morde il labbro. "Ti piacerebbe, amore".

Mi sento elettrizzata, eccitata al pensiero che entrambi ci desideriamo disperatamente ma ci stiamo uccidendo perché nessuno è abbastanza folle da ammetterlo. O perché lui ha paura che se dovesse cedere del tutto, mi metterebbe in pericolo ma non capisce che ormai ci sono già dentro. E sono sicura che qualcuno lì fuori se n'è accorto.

"Mi ha dato molto fastidio che te ne sei andato senza neanche più cercarmi e chiedermi scusa".

Decido di sfidare la sorte. Mi avvicino a lui tanto da mettergli una mano sul petto ancora con le sue mani sui miei fianchi. I nostri corpi sono troppo vicini. Mettendomi in punta di piedi, delicatamente poggio la mia lingua sulle sue labbra ed è una sensazione paradisiaca. Le assaggio. Le voglio ancora. Lo accarezzo sul petto e lui emette un basso ma virile gemito.

Mi guarda e improvvisamente si stacca, vedendo che la situazione sta diventando pericolosa.

"Che c'è Jacob?" mi lecco le labbra. "Hai paura che ti rubi la pistola?"

Cammino verso di lui e non mi riconosco, ma al momento la passione comanda.

La sua reazione istintiva di attaccarmi al muro ha fatto scattare qualcosa in me di molto pericoloso.

Gli accarezzo i bicipiti con entrambi le mani quando si ferma, poi torno al petto e non smettiamo di guardarci. Devo impiegare tutte le mie forze per non gemere al solo sentire il suo corpo perfetto sotto i polpastrelli.

"Ora voglio che sia tu a lasciarti andare" sussurro sulle sue labbra. Gli accarezzo i capelli e lui socchiude gli occhi mordendosi il labbro. "Ormai ci sono dentro, non sforzarti di respingermi. Lo so che provi anche tu quello che provo io. È difficile per entrambi capire queste emozioni, credimi. Almeno proviamoci". Le mie parole sono dei lievi suoni sulle sue morbidi labbra. Riprendo ad assaggiare i loro bordi e sento che mi mancano, le rivoglio sulle mie.

Su tutto il corpo, in realtà.

Lui non si muove, si lascia assaporare fino a cacciare anche la sua lingua e mescolarla alla mia, ma senza baciarci. Semplicemente una fusione dei nostri sapori e sento il mio corpo delirare alla sua risposta. I nostri corpi sono attaccati, i respiri ansanti mischiati.

E non smettiamo di guardarci mentre lo facciamo.

Dopo alcuni secondi, cerco di approfondire ciò che stiamo facendo poggiando le sue labbra sulle sue ma si stacca e si allontana, di nuovo.

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