Capitolo 38. Non avere paura di me

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E pensò: ecco, questo modo d'essere è l'amore.

Italo Calvino

STELLA

Dopo aver chiacchierato ulteriormente su qualche altra cena da fare e appuntamenti per le partite sportive dei ragazzi, Simon cucciolone e Alex si dirigono al campus.

"Dunque signorinella" mi siedo vicino a lei sul divano. "Lo so che i ragazzi ci hanno raccomandato di frequentare qualche lezione da casa dopo quella sera, ma non ho intenzione di rinchiuderti tra quattro mura. Ti accompagno al campus e seguirai dei corsi che Stanford non frequenta".

Le prendo le sue manine fredde e le stringo, sperando di aver fatto la scelta giusta.

"Andiamo con la mia macchina, vero?" Mi fa uno sguardo furbo, adoro andare in macchina con lei e mettere la musica a tutto volume con i finestrini spalancati.

"Certo che sì!" Rispondo.

Potrei permettermi tutte le macchine che desidero, ma solitamente l'autista mi accompagna in vari luoghi, ma questa piccolina mi fa sentire ribelle e desiderosa di libertà. Sento che sta diventando la nostra benedizione.

"Saremo caute, promesso. E poi, ci sono anche i ragazzi che ti daranno un'occhiata. In particolare, Jack dovrebbe venire oggi al campus".

"D'accordo, Stella. Sarò brava". Mi fa gli occhioni dolci e sono stupita di come cerchi di prendere il tutto alla leggera, anche se leggo nei suoi occhi un minimo di paura, ma è giusto così. "Ma non ho bisogno di Jacob".

Questa storia mi desta troppi sospetti, giusto prima ne parlavo con Simon. Questi due non me la raccontano giusta e anche i ragazzi la pensano così. Solo che per entrambi sembra un argomento troppo delicato e non vogliamo parlarne subito.

"Perché no? Ti indirizza le aule e le lezioni da seguire, è un punto di riferimento per te".

Scuote la testa ripetutamente. "Posso farcela, il bello del mio Exchange year è proprio questo, devo cavarmela da sola in queste situazioni". Si alza e va verso la sua stanza.

"Madi". La chiamo. Devo sapere qualcosa in più su di lei e i suoi sentimenti. Non voglio che debba essere solo lei a capirmi, voglio mettermi anche io nei suoi panni ma per me sono le prime volte non avendo mai avuto amiche del genere. Ci proverò. "Voglio aiutarti".

Mi guarda confusa. "Aiutarmi per cosa? Se stai parlando di protezione forse qualcuno dei tuoi bodyguard può seguire anche me".

Scuoto anche io la testa. "Vorrei parlare dei tuoi sentimenti".

Sgrana gli occhi, come se l'avessi offesa o insultata. Questo atteggiamento mi fa preoccupare, perché lei è pura e trasparente quindi qualsiasi emozione le passa per la testa si comprende a vista d'occhio.

"Perché questa domanda?"

"Perché sono semplicemente curiosa".

Serra gli occhi. "Hai dei sospetti, ma sono sbagliati".

Immaginavo capisse, dopotutto lo stiamo notando tutti e lei se ne accorge. "Non c'è nulla di male, Madison. Possiamo parlarne" mi alzo dal divano. "All'inizio potrai esserne spaventata, ma vedrai che è buono in realtà. Che ne pensi? Vorrei solo che anche tu ti aprissi più con me".

Lei è vicino lo stipite della porta che conduce alle camere, intimorita. "Ma io sono aperta con te, Stella".

"Non su tutto e posso capirlo. Io ho fatto un passo avanti per te, mi piacerebbe lo facessi anche tu. Cos'è che ti spaventa?"

Lei retrocede e scuote la testa. "Sarà per un'altra volta, ma non c'è nulla da spiegare. Grazie lo stesso". Va verso la sua stanza e si chiude la porta dietro di sé.

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