Capitolo 25. Malintesi

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Penso che profumi di un odore

Che mi piacerà per sempre.

Margaret Mazzantini

MADISON

Le gambe tremano talmente tanto che quando Jacob mi apre la porta dell'auto gli cado addosso.

Davvero, sono caduta addosso a lui.

Stavolta credevo di star per morire per la velocità con cui ha portato questo affare, adesso per vendicarmi gli forerò le sue ruote da tremila dollari l'una.

"Era una scusa per cadermi addosso la tua? Ammettilo".

Appena mi riprendo lo spingo via ma non si muove di mezzo centimetro, mi ricompongo senza neanche guardarlo. "Fammi il piacere di tacere, ti piace la rima?"

Non sento la sua risposta, perché sono davvero catturata dalla bellezza del college. È decisamente vasto: il piazzale è enorme grande con ragazzi che giocano a palla o mangiano qualcosa sul prato, ci sono delle pareti in mattoni rossi ed è ricco di stanze con grandi vetrate e il tutto è tappezzato da bandiere dell'America. Il patriottismo è evidente. Al centro della piazza c'è una fontana con alcuni ragazzi seduti intorno e inizio a camminare perché i piedi si muovono da soli desiderosi di toccare l'asfalto di questa maestosa Università.

Jacob ha le mani nella tasca della giacca scura, sorridendo compiaciuto e mostrando la fossetta. Io mi giro intorno assaporando ogni angolo e mi piace, davvero tanto.

Mentre cammino però inciampo su qualcosa e sto per ritrovarmi con la faccia per terra. Sarebbe stato così se Jacob non mi avesse presa per un fianco.

"Inciampi di continuo o sbaglio?"

Mi dileguo dalla stretta del suo braccio -e delle sue vene-.

"Anche se fosse?"

"Non vuoi sapere il pezzo forte che ho accennato prima?" Chiede.

Sbuffo, ora che vuole? "Dimmi pure". Mi fingo curiosa mentre mi giro verso di lui.

"Non ricordi? Io sono il tuo tutor".

Sbatto le palpebre, sperando di ricordarmi male. "Non so di cosa parli".

"Allora ti rinfresco la memoria: io e te studiamo entrambi economia, nella stessa parte del college. Ciò significa che seguiremo delle lezioni insieme essendo che gli altri si occupano di altre facoltà. E poi..." continua. "Sono stato incaricato di farti fare il tour della struttura. Seguimi pure, benvenuta alla New York University".

Mi passa davanti, con tranquillità, come se per lui fosse solo un gioco ed evidentemente lo è. Lo vedo dalla sua espressione, mentre si finge un normalissimo studente nei modi. Ma io lo vedo il suo sguardo furbesco e astuto, a me non inganna. Mentre cammina verso l'entrata nota che non lo sto seguendo e si gira sorridendo. "Non vieni, nuova recluta scolastica?"

Forse ho la bocca spalancata, perché si sofferma più del dovuto sulle mie labbra. Poi si volta e continua a camminare. Io penso ad un modo per correre via.

Sarà passata forse un'ora e mezza e non abbiamo ancora finito a visitare il tutto. Ha una dialettica incredibile questo ragazzo, nonostante non siamo in un'occasione particolarmente formale. Eppure, noto che ha un vocabolario forbito e si vede come sia abituato a portare avanti discorsi di un certo spessore davanti ad un pubblico.

Forse discorsi alle sue guardie o soci in affari su come creare eccidi.

"Questa è un'aula ristoro, dove gli studenti si preoccupano di approfondire lo studio o semplicemente svagarsi. Più avanti l'aula di statistica e gestione delle imprese. Le tue materie preferite, Madison".

SidereusWhere stories live. Discover now