Capitolo 15. Io e te una sfida continua

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"Credevo stessi per andartene come al solito". Nota Simon.

"Avevo detto a Stella che l'avrei riaccompagnata a casa".

"Ma non è venuta con la macchina di Madison?" Chiede.

"No. Misteriosamente la macchina di Madison stasera sparirà".

Simon mi guarda stranito mentre sorseggia la sua bevanda e la mia irascibilità cresce. Potrei avere atteggiamenti scontrosi quando non sono a mio agio, avendoli anche normalmente se qualcuno infrange le regole.

"Cerca di rilassarti. Sei teso. Ti irrita qualcosa?" Chiede, gentile come sempre.

"Forse faresti prima a chiedermi se c'è qualcosa che non mi irrita in questo momento". Sottolineo.

Con la coda nell'occhio guarda verso le ragazze, poi si gira verso di me.

"Ti dà fastidio che stia ballando con un ragazzo?"

Sbuffo. "Stella può ballare con chi vuole. È la tua donna, dovrebbe dar fastidio a te".

"Io non mi sto riferendo a Stella".

Senza che io comandi i miei occhi, tornano a guardare la ragazza affianco a Stella. Intravedo solo la poca stoffa del vestito color indaco che indossa, davanti a lei un ragazzo alto meno di me è davanti a lei impedendomi di vederla.

"Riesci a capire chi è?" Chiedo a Simon in maniera impaziente.

"Hm, no. È girato, come pensi che me ne accorga?"

La sua risposta non solo mi irrita ancora di più, ma mi fa bruciare il sangue. Non capisco da dove venga tutta questa impazienza ma è così che mi sento. È nel nostro gruppo, Stella dovrebbe farla attenere alle regole: non possiamo parlare con nessun altro al difuori di noi. In questo modo rischia di mettere a rischio la nostra posizione, possono manipolarla e prendere informazioni su di noi, possono fare chissà cosa. Stella balla e anzi, si mette a chiacchierare anche lei con questo ragazzo.

E poi, quella maledetta scollatura esagerata del vestito indaco. Lui ci è davanti.

Mi alzo, Simon sta per chiedermi qualcosa ma mi immergo nella folla. Ho un occhio da falco, sono riuscito a percepire ogni movimento di questo soggetto con cui parlano e ha una mano posata sull'esile braccio di Madison. Eccolo, il tentativo di manipolazione.

Arrivo davanti a loro. Stella mi nota e dalla mia espressione facciale deve aver notato che qualcosa non va e inizia a preoccuparsi. Ha imparato a conoscere le mie reazioni.

"Chiedo venia" fingo. "Potrei disturbarvi?"

Il ragazzo si volta, lo riconosco. È quello con cui stavo accordando affari fuori dal locale. Un viscido, l'ho scelto apposta. Madison non può avere a che fare con lui, assolutamente. Evidentemente Stella non lo conosce e non avrebbe potuto sapere chi fosse. Ma io lo conosco benissimo, so cosa gli ho chiesto di fare.

"Signor Torres, lei conosce questa giovane fanciulla?" Mi dice. Io guardo solo la sua mano sul suo braccio. Lei, come al solito, aggrotta la fronte. "E' assolutamente deliziosa, dove l'ha trovata?"

"La conosco, a mio rammarico. Dovrei parlarle. Puoi concederci qualche minuto?" Chiedo, cercando di celare l'impazienza.

"Perché? Cosa ti serve?" Dice la bruna. Lei però non nasconde il fastidio. Oggi non ho voglia di scherzare.

"Mi serve che vieni con me senza troppe storie". Ordino.

"Te lo scordi, io rimango qui. Se devi dirmi qualcosa puoi farlo benissimo ora davanti a loro". Le sue guance si arrossano, lo percepisco nonostante i colori delle luci colorate della sala.

Sta superando il limite, le regole, io questo disordine non lo tollero.

"Esci fuori con me immediatamente o giuro che ti ci porto con la forza".

"D'accordo, fammi vedere cos'hai il coraggio di fare allora".

I miei pungi sono serrati, il respiro accelerato. Il mio collega stacca la sua mano dal braccio di Madison, evidentemente notando il mio umore. Non ho idea di cosa mi stia impedendo di farla fuori qui e ora. Stella si mette davanti a Madison

"Ti raggiungiamo tra poco, Jack". Dice serrando gli occhi.

"Non credere che non abbia da dire qualcosa anche a te". La ammonisco.

"Ti raggiungiamo tra qualche minuto, puoi aspettare o dobbiamo continuare questa scenata?" Alza lievemente la voce.

"Non l'avevo neanche iniziata la scenata, non mi fermo certo a così poco. Muovetevi a venire, non lo ripeterò".

Senza dire null'altro e dopo aver probabilmente sconvolto il collega, vado a sedermi insieme a Simon. Ovviamente ha assistito da lontano a tutta la scena, ma conoscendomi sa che non ho voglia di rispondere a nessuna domanda.

Mi siedo, chiedendo alla barista sorpresa a fissarmi un drink. È rimasta talmente sconvolta dalla mia richiesta, o semplicemente da me, che le cade un bicchiere per terra frantumandosi. Di solito questo è l'effetto della mia voce o del mio sguardo.

Frantumerò anche la ragazza se si azzarda a rispondermi un'altra volta in quella maniera.

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