Lo avevano posto in un feretro di marmo, al centro della grande sala del trono; piccoli rami contorti, intrecciati con pallidi fiori di un bianco funereo abbellivano quel letto di morte.

Daenerys fu vicino a lui;  avevano lavato e pulito il suo corpo, pettinato i suo capelli legandoli in un elegante codino, vestito con le vesti che si confacevano ad un grande re.

Lei lo guardò sorridendo appena, mentre lacrime scendevano senza nemmeno  se ne rendesse conto. Sibili continuavano a martoriarle la testa, ma cosa valeva di fronte alla morte dell'uomo che per tutta la vita aveva aspettato e per tutto il resto della vita avrebbe amato!

Continuava a sentire la testa pesante, una senso di sbandamento che le occludeva la mente, suoni acuti, continui, che la dilaniavano. Parole forse, ma incomprensibili, che le sembrava però di conoscere da sempre. Una nenia? Qualcosa che fosse un ricordo di bambina? Non capiva, ma sapeva di conoscere quello che non riusciva a comprendere.

Il feretro fu portato sino al Parco degli Dei della Fortezza Rossa da Brienne, Sam, Davos e Verme Grigio, scortato da Tyrion e Arya e un drappello di Immacolati.

Olmi, ontani e pioppi neri lo adornavano C'era silenzio e quiete e si sentivano uccelli, grilli e lo stormire delle foglie. I fiori di drago! Daenerys li guardò, così rossi, così simili al colore del sangue; un nome perfetto per un Targaryen! L'albero del cuore era una grande quercia senza alcun volto scolpito, le cui antiche ramificazioni erano avvolte da viticci di uva-fumo.

Jon credeva negli antichi Dei, ma mai Daenerys avrebbe lasciato che il suo corpo tornasse a Grande Inverno! Jon era un Targaryen e doveva riposare a Roccia del Drago, insieme ai suoi antenati e, un giorno, vicino a lei. Avrebbe fatto creare per lui un Parco degli Dei e le sue ceneri avrebbero riposato lì, dove ogni volta che avesse voluto, avrebbe potuto sentirlo vicino. 

Avrebbe tanto desiderato compiere quel rito sulla spiaggia della loro ancestrale casata, che tante volte li aveva visti insieme e felici. Ma mai avrebbe potuto infliggere ai suoi figli il dolore di vedere il loro padre morto avvolto dalle fiamme.

I lamenti continuavano serranti e implacabili. Daenerys si portò una mano al capo per cercare di resistere a quei taglienti sussurri, lame infuocate che sembravano stessero per distruggerle il cervello.

Poggiò una mano sulla spalla di Brienne; il cataletto fu posato su una pira vicino la grande quercia.

Un lieve sorriso accompagnò lo sguardo di Daenerys, gli carezzò il volto come se fosse vivo, gli carezzò le labbra come se fosse vivo, posò le sue mani e il suo viso sul suo cuore come se fosse vivo e infine parlò: parole sussurrate al suo grande amore, parole proferite quasi senza rendersi conto, le ultime che gli avrebbe detto in questa vita. Vennero fuori da sole, come se da sempre le avesse conosciute.

Aveva parlato senza nemmeno averne quasi contezza, stordita non riusciva quasi a rimembrare... "Come posso non ricordare!", si schernì affranta, mentre i visi dei presenti continuavano a fissarla, a fissare lei e il feretro tra lo sgomento e lo strazio. Nessuno osò proferire verbo, schiacciati da una realtà inaspettata ed ingiusta.

Dove erano gli Dei! Dove guardavano mentre un tale torto si perpetrava! Forse erano crudeli, erano malvagi, forse si divertivano a giocare al gioco degli uomini, tirare e tagliare fili a caso senza nessuna requie di giustizia! Un uomo buono, leale, integerrimo era morto! Gli Dei dove dannatamente erano? O forse, semplicemente, non c'erano, non esistevano! Forse era solo la paura creata della mente umana che, di fronte all'insondabile, si era rifugiata in miti e leggende, sperando in un dopo avverso la fine . Davos si chiese tutto questo, ripensando ai suoi figli di sangue ormai morti e, ora, anche al suo Jon.

Daenerys raccolse da Verme Grigio una fiaccola e diede fuoco alla pira con in alto il feretro. Avvampò di colpo, feroce; tutti i presenti si allontanarono tranne Daenerys.                                       Oh si! Lei avrebbe tanto voluto gettarsi tra quelle fiamme insieme al corpo dell'uomo che più aveva amato nella sua vita, come con Drogo alla nascita dei draghi, ma qualcosa la trattenne: la visione di tre piccole creature che sarebbero rimaste non solo senza padre, ma anche senza madre se per una volta il suo corpo non avesse avuto vittoria sulle fiamme.

Doveva lasciarlo andare! Era giunto il momento! Per quanto avesse sperato di vivere una lunga e felice vita insieme a lui e ai loro bambini... doveva lasciarlo andare!

A passi lenti, infine, si allontanò anche lei, in attesa che quell'ammasso di ardente fuoco finalmente terminasse.

Pareva non si sarebbe mai spento, pareva sarebbe restato vivo nonostante lo scorrere del tempo ma infine, al sorgere del sole, quelle fiamme cominciarono finalmente a scemare, mentre i petali dei fiori di drago si schiudevano.

Appena si fossero del tutto estirpate, quello che restava del corpo di Jon sarebbe stato posto in un'urna e riportato a casa, a quella che sarebbe dovuta essere sempre stata la sua casa, sin da quando era nato.

Quanto l'ultimo crepitio si fu estinto, Daenerys lentamente iniziò ad avvicinarsi. Sapeva che non avrebbe trovato Jon, solo le sue ceneri, ma almeno avrebbe racchiuso, e poi per sempre custodito, una parte di lui.

Infine si era avverata quella terribile maledizione che aveva proferito appena risorta? "Quando i miei figli saranno grandi e siederanno sul trono dei loro  antenati sapranno che il loro padre era stato un cavaliere valoroso morto in battaglia". Per un attimo temette quelle parole fossero state condanna di morte. Quelle lettere scandite con tanta rabbia infine si erano adempiute? Daenerys cercò di respingere tali pensieri, doveva essere forte per i suoi bambini.
Oramai solo loro restavano testimonianza del grande amore che aveva sfidato tutto e tutti e creato quegli splendidi, magnifici e inimmaginabili miracoli.

Ora doveva vivere per i suoi figli.


Ice and Fire: il principe che fu promessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora