SWAN

By Linda_Swann

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(Swan significa Cigno) ~Ogni follia porta alla distruzione~ TRAMA: La danza era la sua unica passione e il su... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Ringraziamento verso i lettori: mesiversario(non un capitolo)
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13 (Speciale)
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Ripresa pubblicazione e termine del libro
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Epilogo
Ringraziamenti
Pagina instagram e Aesthetic✨

Capitolo 22

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By Linda_Swann

Mi svegliai di soprassalto, urlando come una pazza. Ero terrorizzata e tremavo ancora.

L'incubo era stato fin troppo realistico.

Mi misi seduta con gli occhi sgranati e i capelli per aria.

Un braccio cinse la mia vita, facendomi sia urlare che sobbalzare di nuovo. Invece di ritrarsi, mi strinse contro un sodo e virile petto muscoloso di uomo.

«Shh...» Mi tranquillizzò una voce profonda, mettendomi una mano fra i capelli.

«Raphael?» chiesi, ricordando il bacio che mi aveva dato quando io ero quasi inconsapevole di quello che avveniva all'esterno.

Alzai il viso, dal momento che lo sconosciuto era molto più alto di me.
Aprì un occhio dorato. Assomigliava a quello di un drago. Ero sbalordita.

«Azael...» mormorai.

«Felice che tu mi abbia riconosciuto, gattina» disse con un sorriso compiaciuto in volto, continuando a tenermi fra le braccia.
Profumava di aria infuocata e di pino.

La vicinanza era talmente intima che per un attimo mi destabilizzò.

«Come ti senti?» domandò, facendo finta che nulla fosse accaduto. Come se non fosse anche colpa sua, se ero finita in ospedale.

Non sapevo se dovessi sentirmi arrabbiata o meno. Era come se fossi di ghiaccio e avessi costruito delle mura invisibili intorno a me. Qualunque emozione provassi o avrei dovuto provare non c'era. Ero completamente apatica con lui in questo momento.

Azael era il classico ragazzo che, siccome era nato bello, poteva permettersi di fare qualsiasi cosa.

La verità era che non avevo nessuna voglia di essere una pretenziosa ragazza, che si era illusa di poter essere qualcosa di più per un ragazzo conosciuto da a malapena tre giorni. Assolutamente no.

Ma questo non voleva dire che gliela avrei fatta passare liscia. Dopotutto avrei potuto anche morire.

Mi scostai da lui. «Perché sei qui? Come hai fatto ad entrare? Cosa ti fa credere che io voglia stare abbracciata a te?»

«Quante domande, gattina. Perché non riposi, invece?» Era tranquillo.

In quel momento l'apatia, che credevo fosse dovuta all'effetto dei farmaci, stava incominciando a sparire.

Inoltre, mi sentivo in colpa a lasciare che mi abbracciasse, quando avevo scoperto o credevo di conoscere i sentimenti di Raphael.

Magari mi aveva baciato perché si era spaventato, il che spiegava quella frase disperata in cui richiedeva di perdonarlo sempre.

In ogni caso non poteva pretendere nulla da me, dal momento che non gli avevo detto nulla. Non sapevo neppure io cosa provassi per lui.

«Perché invece non rispondi alle mie domande, prima che ti spedisca fuori dalla stanza a colpi di flebo?»

Aveva avuto una gran faccia tosta a venire qua, quando era stato proprio lui a fare in modo che ci finissi io.
Azael sospirò.

«Perché, se non fossi qui, starei picchiando Papahael, per poi fare lo stesso con me, dal momento che ti ho lasciato sola per cinque minuti.»

Potevo essere fragile, impacciata e alcune volte timida, ma non avevo bisogno di essere considerata e trattata come una bimba indifesa.

Sembrava molto egoista e ingrato, ma io ero fatta così.

«Ma nessuno ti ha chiesto di venire qui e tanto meno di confortarmi» dissi infastidita.

«Be' non ho bisogno del permesso di nessuno per sapere se tu stia bene o meno. Eri dietro di me e dopo cinque secondi non c'eri più.» Il moro sbuffò, facendo emergere la rabbia che provava.

Deglutii, cominciando a capire solo in quel momento che ci potessero essere più versioni della realtà.

«E tu non potevi stare sola pochi attimi?! No! Dovevi farti investire» continuò a urlarmi contro, ma per me era come se non lo sentissi più.

Azael era preoccupato. Si era preoccupato per me.
Mi morsi il labbro e lo interruppi in uno dei suoi mille rimproveri.

«Allora dov'eri?»

«Cosa?» ribatté.

«Se eri sparito per cinque secondi, dov'eri andato? Perché mi hai lasciato da sola?»

«Avevo sentito qualcosa e in quei boschi, oltre che il preside, ci possono essere anche gli orsi come pericolo. Quindi li stavo attirando da un'altra parte. Alla fine, però non era nulla, probabilmente solo il vento.»

«Perché sento che mi stai nascondendo qualcosa?» chiesi acida.

«Non ti si può proprio celare nulla... L'anno scorso c'è stato l'attacco di un animale, che non si è riuscito a riconoscere,» sospirò profondamente «E una ragazza è scomparsa. Probabilmente morta.»

Sbarrai gli occhi. Quell'animale era ancora vivo e in circolazione. «Ecco perché quest'anno hanno aumentato le sentinelle.»

Ed ecco cosa stesse facendo Azael: eseguiva il suo lavoro. Invece di avermi abbandonata, fregandosene di dove fossi, mi stava proteggendo.

Arrossii di colpo e imparai una dura lezione: non si deve mai giudicare una persona dalle prime apparenze.

«Immagino che tu abbia pensato tutto il contrario, dopotutto sono lo stronzo, no?» Stava ricominciando ad arrabbiarsi.

Lo zittii posando un dito sulle sue labbra. Non volevo mentirgli, ma neanche dirgli che aveva centrato pienamente il punto.

«Non ti conosco Azael, è un po' normale avere queste prime brutte impressioni. Non avrei dovuto giudicarti così... Solo che mi sono spaventata e non dovevi lasciarmi da sola.»

«Queste sono le tue scuse?» Mosse le sue labbra carnose con molta lentezza, lasciandomi un po' di umidità sul dito, facendomi arricciare il naso.

«Diciamo di sì» risposi, per poi pulirmi sulla sua maglietta.

Mi voltai, dandogli le spalle. Era stata una lunga serata, Azael un po' l'aveva migliorata, ma ero stanca comunque.

Il ragazzo se ne approfittò per abbracciarmi da dietro e iniziò a canticchiare.

«Non ti facevo un tipo romantico.» Iniziai a prenderlo in giro scherzosamente.

«Dormi gattina» bofonchiò lui.

«Non ci riesco.»

«Perché?»

«Non so se sia giusto dirti una cosa.»

«Dimmela.» Gli piaceva in particolar modo darmi ordini.

Non lo decisi di fare perché me l'aveva ordinato, ma poiché tanto lo avrebbe scoperto comunque.

«Raphael mi ha baciata.»

Il silenzio seguente fu assordante.

«Tanto peggio per lui» disse il ragazzo dopo un po'.

«Prego?» Inarcai un sopracciglio.

«Puoi negarlo quanto vuoi, ma se avessi dei sentimenti per lui, non ti saresti sentita in dovere di dirmelo. Lo avresti tenuto per te e saresti molto più felice ora. Inoltre se avessi ricambiato, avresti probabilmente detto "ci siamo baciati", non "mi ha baciata". Quindi dormi, io aspetterò di piacerti, facendo finta di non sapere che io ti piaccia già.»

Assottigliai gli occhi.
«Come sei presuntuoso.»

«Sta pure tranquilla. Lo pesterò anche, ma non suonava romantico.»

«Dai! Non fargli nulla» esclamai subito allarmata.

«Non posso prometterti nulla, ma farò del mio meglio. Ora dormi.»

Chiusi gli occhi, tranquillizzata e caddi fra le tenebre del sonno.
꧁꧂

La luce del sole era particolarmente fastidiosa oggi. Detestavo chiunque avesse lasciato la tapparella aperta.

Azael non c'era, ma al suo posto avevano lasciato la lettera delle dimissioni dall'ospedale.

Presi tutto ciò che avevo e uscii dalla porta.

«Già scappi, Abby?» Proprio l'ultima persona che avrei voluto vedere.

Azael non aveva fatto altro che confondermi di più.

Raphael era lì, fresco di doccia e con dei vestiti nuovissimi. Mi sorrise.

«Tu non faresti lo stesso?»

Corrucciò le labbra seducenti. «Senti, Abby, mi dispiace. Non avrei mai voluto farti del male. Non avrei dovuto prendere la macchina.»
Aveva omesso il bacio. Tanto meglio.

«Raphael, va bene... cioè no, però è già tutto dimenticato.» Chiusi gli occhi, prendendo un bel respiro.

«Non è nemmeno colpa tua, anche io non avrei dovuto trovarmi lì. Ora possiamo andare? Non mi piacciono gli ospedali.»

Il viaggio in macchina fu tranquillo.

Raphael e io non parlammo molto, ma scoprii che amava cantare le canzoni della radio ed era pure bravo. Inoltre con frequenza mi lanciava occhiate cariche di preoccupazione. In un certo senso mi sentii bene, coccolata e al sicuro.

Le lezioni a cui ero mancata non mi erano state segnate come ore di assenza.

E, per ora di pranzo, avevo chiamato i miei genitori. Raphael non era riuscito a convincere il preside a tacere, per cui erano preoccupatissimi. Volevano anche venire qui, ma fui piuttosto convincente nel rassicurarli nel non farlo.

In ogni caso volevo vedere Leslie.
La notizia del mio incidente non si era ancora sparsa, ma uno come Hunter poteva già essere al corrente tutto e quindi anche lei. E volevo controllare che stesse bene.

Per questo però serviva Azael.
Mi aveva promesso che, se fossi uscita con lui, mi avrebbe detto dove fosse mia sorella.

Salii le scale. Presupponevo che la stanza di Azael, così come per tutte le sentinelle, si trovava un piano sopra alla mia.

Prima di arrivare alla porta, mi giunsero le voci dietro di essa.

«Peccato che non abbia funzionato.» Adele ruppe l'atmosfera di silenzio del corridoio.

Mi misi ad origliare, senza chiedermi se fosse la cosa giusta o meno. Riuscii anche a gettare un occhio al di là della porta accostata.

Una figura alta e muscolosa mi dava le spalle, mentre mia cugina era rivolta nella mia direzione e sta conversando con il ragazzo misterioso.

«Già, ma ci andrà meglio la prossima volta.» Sembrava essere la voce di Azael.

«Raphael è inutile anche come assassino involontario» protestò Adele con la sua voce stridula.

«Avevamo programmato tutto così bene. Raphael doveva ucciderla. Cosa non ha funzionato?» chiese mia cugina.

«Perché Raphael non è andato fino in fondo con la macchina. La prossima volta, me ne occuperò io stesso» disse la voce fredda e imperturbabile di Azael.

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