Capitolo 70

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Precipitare dall'ottavo cielo del Paradiso non era affatto come lo avevo immaginato.

Dalle pagine del diario di Azael si riusciva a percepire la sua dannazione e la sua paura giustificata. Anche io avevo avuto questo timore, eppure adesso mi sembrava tutto così stravagante.

Provavo dolore, tanto, eppure allo stesso tempo non lo percepivo a tal punto da avvertire il bisogno di urlare. Ero circondata dalle fiamme e, mentre cadevo, le mie ali progressivamente mutavano in colore e in forma, oscurandosi e spezzandosi. Mi sentivo quasi come se fossi fuori dal mio corpo. Come se tutto stesse avvenendo di fronte ai miei occhi, ma ne fossi completamente estranea.

Le mie ali erano paralizzate ed era normale sia per l'altitudine troppo elevata dalla quale stavo precipitando, sia perché avevo scelto consapevolmente la mia sorte, allontanandomi dal Paradiso.

La caduta degli angeli aveva rappresentato un evento simbolico nella storia del nostro mondo. Victoria, durante il ricordo della punizione di Azael, mi aveva detto che i caduti avevano impiegato tre giorni per scendere sulla Terra. Speravo di non metterci così tanto a cadere comunque, dopotutto io ero sola. Mi auguravo anche di non poter essere vista da nessun umano, tuttavia confidavo sul fatto che il mondo fosse troppo scosso dalle azioni di Distruzione per potermi notare.

Dovevo arrivare prima della sera, in modo da avvertire Victoria in tempo e poi sarebbe stata soltanto lei a decidere della sua sorte.

Quando anche le parti del mio corpo cominciarono a prendere fuoco a seguito dell'attrito con l'atmosfera e della velocità con cui stavo raggiungendo il terreno, il dolore aumentò.

Una colonna di luce si fece largo fra le nuvole, più sopra di me, fino a raggiungermi e a immergermi in tutto il suo splendore. Alzai lo sguardo. Era il Paradiso.

Voci angeliche cominciarono a infondermi parole di coraggio e un momentaneo sollievo. Non potevano fare molto più di questo, mi stavo trasformando in un angelo caduto in fondo, tuttavia la bontà degli angeli si fece sentire anche questa volta. Cercarono di confortarmi con i loro canti.

Le mie ali scomparvero del tutto nel fuoco.

Mi parlarono Michele e Gabriel, dicendomi di stare attenta e di non concentrarmi troppo sulle fiamme, così da poter sopportare in parte la mia trasformazione.

Evie e Drew mi confortarono, rincuorandomi sul fatto che presto tutto sarebbe finito e sarebbero venuti a trovarmi qualche volta anche sulla Terra. Evie aggiunse che le sarebbe piaciuto parlare con me della mia discussione con Raphael e che ormai ero una carissima amica per lei. Ci sarebbe sempre stata se io avessi avuto bisogno.

Uriel, mio padre, si complimentò per il mio coraggio e, nonostante avrebbe voluto stare con me più a lungo in Paradiso, non gli importava della mia natura, era comunque orgoglioso di me.

Raphael sussurrò di chiudere gli occhi, così che non guardassi in basso e la situazione non risultasse ancor più spaventosa. Secondo lui ero molto forte, ma sarebbe stato meglio che io rimanessi il più tranquilla possibile.

Dopo le parole dei singoli, tutti gli angeli cominciarono a cantare per confortarmi con le loro soavi voci. Mentre mi avvicinavo sempre di più al terreno, tenendo gli occhi chiusi, i cori andarono a sfumare e così la luce.

Rimasi sola, ma il sostegno degli angeli era decisamente servito a farmi prendere coscienza della realtà, evitando di farmi perdere in me stessa e nella mia mente.

Improvvisamente avvertii un lieve bruciore lungo il braccio, dove vi era ancora la fascetta che ricopriva il regalo di Azael. Sciolsi quel lembo di stoffa e notai che il tatuaggio di quello che sembrava un uovo stesse assumendo una forma sempre più tridimensionale, uscendo dal mio corpo. Una nuova fiamma divampò sul mio polso, ma non mi bruciò.

SWANWhere stories live. Discover now