Capitolo 19

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«Vi informo che siete tutti e tre in punizione» ci comunicò arrabbiato Gabriel Golem «lei, signorina Moore, per avere fatto entrare sua sorella abusivamente nella scuola. Lei, signor Grimoires, per avere attaccato la ragazza durante l'allenamento e infine lei, signor Vangelion, dal quale non mi sarei mai aspettato un comportamento del genere, ha minacciato pesantemente un suo collega.»

«Stasera non solo mangerete in stanza, ma eviterete pure l'evento che c'è dopo la cena. Inoltre dovrete anche aiutare a pulire tutti i piatti degli altri studenti. Adesso andatevene nelle vostre stanze.» Utilizzò un tono talmente autoritario che non poteva non indurre Azael a rispondergli male.

Prima che il ragazzo potesse farlo, però, gli misi una mano sul polso.

«Adesso basta. Sul serio, fa come dice» sussurrai e lui, per una volta, mi diede ascolto.
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Entrai in camera ancora sommersa fra i miei pensieri.

Non era giusto, in fondo nessuno di noi aveva fatto niente di male.
E io non sapevo che mia sorella fosse entrata "abusivamente".

Decisi di farmi una doccia, riflettendo su quanto fosse appena successo in palestra.

Non capivo cosa mi avesse preso.
Voler farmi baciare da Azael era stato l'istinto più stupido e impulsivo che potessi avere.

Chiusi l'acqua della doccia un quarto d'ora dopo e uscii dalla stanza, mentre mi pettinavo i capelli.

Urlai.

Azael era proprio lì, steso sul letto; invece io ero in piedi con solo un asciugamano a coprirmi. Aveva avuto il tempo di cambiarsi, indossando una maglietta aderente, dei jeans scuri e una giacca di pelle.

Gli tirai la spazzola addosso, presi dei vestiti a caso dall'armadio e scappai in bagno.

Lui rise così forte da far quasi tremare le pareti.

Mi chiesi cosa potesse volere da me quel ragazzo così egocentrico e come fosse entrato. Ero sicura di aver chiuso la porta a chiave. Per fortuna ero riuscita a prendere i vestiti adatti: un paio di jeans e una canottiera bianca.

Una volta che ebbi asciugato i capelli bagnati, rientrai nella mia stanza, decisa ad affrontare Azael. Era sul letto con gli occhi chiusi. Sembrava che stesse dormendo.

Mi avvicinai a lui cautamente, scrutandolo da capo a piedi.

Era semplicemente perfetto, ogni tratto, ogni piccolo movimento, persino la sua respirazione era calma e controllata.

Molte ragazze avrebbero pensato che sarebbe stato il momento giusto per approfittare della situazione. Io no. Non perché fossi migliore di molte altre, ma sentivo che c'era qualcosa di più profondo che non riuscivo ancora vedere. Dunque preferivo essere prudente fino all'ultimo.

Mi distesi sul letto, accanto lui, mettendomi su un fianco. Così da vicino potevo osservare ogni suo particolare più dettagliato. Mentre ammiravo quel che sembrava essere una delle sculture del più illustre artista, le palpebre si fecero sempre più pesanti, facendomi sprofondare poco dopo in un sonno profondo.

Azael mi tirò per un braccio, facendomi svegliare.

«Tu sai certamente come svegliare una donna.» Sorrisi con ancora gli occhi chiusi.

Avvertii qualcosa di umido sul polso.

«Dimenticavo che devo trattarti con i guanti. Sei sempre così precisina» mi schernì.

«Non sono precisina. Mi piace solo essere trattata bene.» E, inoltre, mi piaceva avere l'ultima parola in modo ostinato.

«Oh, questo lo so. Infatti stasera ho organizzato un'uscita tutta per noi.»

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