Epilogo

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Erano le cinque in punto.

Azael accarezzò con dolcezza i capelli morbidi e lunghi di Abigail. La sua promessa giaceva sul suo petto e il corpo di lei era avvolto nelle morbide lenzuola del loro letto matrimoniale.

Il demone dagli occhi dorati non si era mai sentito così a suo agio nella propria dimora. Era all'apice del suo potere. Aveva raggiunto la posizione di generale degli inferi, il principe del proprio castello, salvatore del pianeta e aveva incontrato la sua metà eterna.

Azael aveva percepito quanto Abigail avesse sofferto per le perdite subite fra i suoi genitori e i suoi amici, ma era rimasto molto colpito anche dalla sua forza.

Il cigno aveva lottato con ardore durante la battaglia e, grazie a questo, Dameil era stato sconfitto. Quel traditore aveva avuto ciò che si meritava, tuttavia le sue gesta erano andate a discapito di molti.

Il generale non poteva lenire il dolore di Abigail, ma poteva sostenerla, aiutandola anche attraverso piccoli gesti. Si era preoccupato di farle inseguire il proprio sogno, aveva acquistato il teatro per lei e aveva fatto in modo di occuparsi anche delle varie formalità per ottenere l'appartamento della famiglia Moore a Parigi.

Abigail non si era rivelata essere di certo fragile però, anzi, erano da poco tornati nel loro regno e la principessa del Dudael si stava rivelando degna di tale incarico.

Come il principe era presente per lei, la principessa c'era sempre per lui. Era questo che significava amare incondizionatamente una persona: sostenersi a vicenda, amandosi ogni giorno di più.

Finalmente Azael aveva compreso quali sentimenti lui potesse provare. Anche un angelo caduto era in grado di amare, trovando la propria promessa con cui vivere per l'eternità.

L'amore non era una favola. Ci poteva essere quello sbagliato, quello superficiale e quello destinato a finire, tuttavia c'era anche quello vero.

Ricordava ancora la conversazione avvenuta sul treno con Abigail, ma la sua risposta era cambiata da allora. Quel sentimento tanto sincero da sembrare surreale esisteva veramente. Si doveva lottare ardentemente per ciò che si desiderava. Dopo tante battaglie, il demone sapeva di aver raggiunto la felicità che una volta riteneva essere a lui preclusa.

Il generale demoniaco spostò piano la sua dolce promessa sul lato del letto e si alzò, per poi indossare i pantaloni scuri della sera precedente.

Con il petto scoperto, il volto privo di maschera, i piedi scalzi e i capelli corvini mossi a regola d'arte, decise di recarsi sul punto più alto della propria reggia: la terrazza. Quest'ultima era accessibile da una porta in legno, ubicata nell'ultimo piano della struttura. Il posto comprendeva un piccolo spazio superiore ed esterno, circondato dalle torri del palazzo color sabbia.

Dopo che Azael ebbe raggiunto il luogo desiderato, salendo le lunghe scale del castello, frugò nella tasca dei pantaloni e tirò fuori la scatola delle sigarette di menta e tabacco. Ne prese una e la infilò fra le sue labbra, per poi accenderla, facendo accostare il dito, con una piccola fiamma sulla punta, all'estremità esterna della sigaretta.

Iniziò a godersi il panorama di fronte a lui. Il cielo spettacolare del deserto era un gioco di luci e di sfumature arance e rosse. La sabbia infuriava sul luogo, avvolgendo l'intero reame del Dudael, tuttavia si discostava dalla figura di Azael, lasciandolo incolume dal dolore.

Appoggiò i gomiti sul parapetto e osservò come i granelli si lanciavano contro le mura della sua fortezza.

Il ritorno negli inferi non era stato semplice. Le gesta di Lucifero erano state di dubbia ragione e questo aveva spinto molti a dubitare della sua reggenza. L'Inferno era proprio questo. Veneravano il loro re come una sorta di divinità, quasi come se fosse una teocrazia, tuttavia, appena Lucifero non agiva come ci sarebbe aspettato, erano in molti ad agognare il suo trono.

SWANWhere stories live. Discover now