Capitolo 39

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Victoria era una donna di una bellezza sconvolgente, ricordava addirittura la particolarità e la luminosità del sole.
Persino il tono imperioso della sua voce era apparso cristallino e senza imperfezioni lessicali.

I suoi capelli erano di un rosso fuoco intenso con dei riflessi dorati, che si disperdevano in onde perfette lungo il petto e le spalle.

Quando mi si avvicinò maggiormente, sorrise ed ebbi l'occasione di notare quanto le labbra fossero carnose al punto giusto e gli zigomi si presentavano alti e definiti.

Anche lei mi stava studiando con interesse. Fece scorrere i suoi occhi blu marini su di me.

Rimasi quasi folgorata dalla bellezza del suo sguardo. Il turchese si presentava nella parte intorno alle pupille, mentre c'era un azzurro celeste ai contorni; l'incontro tra i due colori era di un profondo verde acqua e il tutto era costellato da pagliuzze nere.

«Victoria quante volte ti devo dire che hai un potere fortemente limitato nel mio regno? E mi spieghi perché non indossi la maschera e vestiti con colori più appropriati nel mio reame?» disse Lucifero con una calma apparente. Sapevo che il re poteva sembrare tranquillo, ma non lo era.

Mi accorsi effettivamente in quel secondo momento che Victoria non portava alcuna maschera sul volto e indossava un completo di una tonalità abbastanza accesa.

Il colore del vestito presentava la stessa sfumatura del lapislazzuli dei suoi occhi. L'abito era molto simile a una tunica greca, nella quale due tessuti, che partivano e si intrecciavano sullo scollo, si allungavano oltre le spalle e si disperdevano nell'aria.

Portava anche due bracciali platinati, terminati lungo ai polsi.

«Avete anche affermato che ogni cosa che vi faccia piacere deve sostare il più a lungo possibile negli inferi. E, dal momento che non mi avete tolto neppure per un secondo gli occhi di dosso, credo bene quale sia la vostra risposta. In fondo voi non siete la legge stessa?» Il viso della donna si distese in un gran sorriso perlaceo.

Non credevo che il re degli inferi potesse rimanere in silenzio, ma fu proprio quella che fece. Rimase a contemplare la donna, così pazza o coraggiosa da rispondere in quel modo al diavolo in persona.

Victoria sembrava avere solo qualche anno in più di me. Pareva decisamente giovane. Tuttavia sapevo che, per quanto riguardava quel che conoscevo dell'età umana, non potevo eguagliarla a quella degli angeli e dei demoni.

Però, Victoria possedeva anche qualcos'altro di strano, non era simile ai demoni che avevo conosciuto finora, ma non presentava nemmeno sembianze angeliche.

Improvvisamente, dietro la figura della donna, spuntò April. Tenne uno sguardo basso e venne verso di me e cercò di aiutarmi a scendere dalla tavola.

Scoppiò il putiferio. Molti dei guerrieri cercarono di afferrare me e persino April, dandole della "volgare sgualdrina", la quale aveva abbandonato ingiustamente Rhode e il regno per andare a divertirsi con gli angeli. Tuttavia, persino lo stesso Rhode, che era seduto su uno dei troni, si schierò dalla parte della sua amata e cercò di difenderla.

D'altronde si sapeva, finché l'amore persisteva, qualunque errore poteva essere perdonato.

Venni tirata per qualsiasi gamba o braccio da molti guerrieri, ma alla fine Rhode con l'aiuto Azael riuscì a prevalere.

Solo quando tutti i guerrieri, escludendo Astaroth, che si era alzato ed era rimasto in disparte a proteggere Victoria, erano pronti ad attaccare di nuovo, Lucifero schioccò le dita una singola volta.
Tutto cessò e i cavalieri attaccanti si sedettero come se nulla fosse successo. Parevano essere marionette.

«Noi non siamo incivili. Acconsento a consegnare il cigno alle cure della mia promessa, Victoria Atlantis. La prossima volta che qualcuno si opporrà, senza un mio specifico ordine, pagherà con la testa. Ora lasciateci. Devono rimanere solo i diretti interessati.»

Era facile capire quali persone intendesse: io, Azael, Astaroth, Victoria, Rhode e April. Qualsiasi persona aveva avuto una rilevanza nella conversazione appena avuta.

La maggior parte dei guerrieri lasciò la stanza.

In tutto quel trambusto, Rhode aveva allontano e nascosto April dietro le sue spalle, accanto al muro. Io, invece, ero stata protetta da Azael.

Victoria si avvicinò, sembrando essere preoccupata e mi aiutò a scendere dalla tavola, sopra alla quale ancora giacevo.

«Mi dispiace...» Mimò la donna con le labbra e mi fece sedere sul trono più vicino, come se temesse in un mio probabile svenimento.

«A me no. È stato divertente. Dovremmo organizzare più spesso questi spettacoli a corte. Solo non con i miei guerrieri come giullari, dal momento che perderebbero fama e credibilità» affermò Lucifero, sfregandosi le tempie con le dita.

Il mio sguardo si posò su Rhode, che si risedette al proprio posto, riassumendo la propria compostezza. Oggi indossava persino la maschera grigia scura, come gli altri dodici guerrieri appena usciti. Appariva molto più professionale dell'altra sera, sembrava quasi essere un'altra persona. Tuttavia, non aveva degnato di uno sguardo nemmeno per un secondo April. Si era limitato a proteggerla.

«È stato un errore far entrare proprio April a liberare il cigno. Rhode potrebbe anche essere incline a dimenticare, ma gli altri demoni sono rancorosi, mia regina» intervenne un formale Azael, riprendendo il suo posto alla tavola.

Non mi aveva mai chiamata "cigno" e, anche se non avrebbe dovuto importarmi, questo mi fece sentire a disagio. Quasi come se mi avesse associato a qualcosa più importante per la sua utilità che per altro.

«Sei seduta al mio posto» disse improvvisamente Astaroth, facendomi voltare. Pareva quasi imbronciato e si trovava di fronte a me.

Lo guardai con odio. Aveva provato a uccidermi e per questo mi ero concentrata più sul tenermi alla larga da Azael e a dubitare di Raphael che sullo scoprire cosa realmente nascondessero. Forse avrei potuto prevenire tutto questo.

Fu proprio Azael a rispondergli: «Trovatene un altro, non abbiamo tempo per i tuoi giochetti.»

Guardai Azael e un sesto senso mi convinse a fare per la seconda volta la medesima azione. Non sapevo neppure io cosa avessi in mente.

Fissai il demone dagli occhi dorati. Mi concentrai su di lui e il suo respiro e il mio.

Fu come se tutto rallentasse. Il tempo incominciò a scorrere sempre più lentamente, fino a fermarsi.

Solo io ero in grado di muovermi. Non sapevo come ne fossi sicura, però era come se riuscissi a percepirlo.

Alzai le braccia: una in direzione di Astaroth, una verso Lucifero. Dagli avambracci di Azael partirono sprazzi di luce blu, così come sui miei. Sui palmi delle mie mani comparvero due fiamme, le quali andarono a colpire i bersagli designati.

Il tempo riprese a scorrere poco prima che le sfere colpissero i loro obiettivi.

Lucifero spense con un soffio la palla infuocata, Astaroth non fu così tanto fortunato. Cadde a terra.

La situazione precipitò. Rhode si alzò e andò a soccorrere Astaroth. Victoria corse da Lucifero, anche se lui sembrava stare più che bene. Infine Azael corse verso di me e mi immobilizzò.

Aveva uno sguardo furente. «Che cos'hai fatto?!»

«È molto semplice. Ti ha legato a sé, dichiarandoti come una sorta di sua guardia spirituale. È un legame sottile e magico che si è creato nel tempo. Tu puoi farle del male, ma non puoi ucciderla. Inoltre quando lei è particolarmente forte o sotto pressione, può usufruire dei tuoi poteri. Ma questo la rende sensibile a cose che rendono te tale, di fatti anche lei ha sofferto per gli inni di Gabriel. All'inizio lei, o meglio, la sua parte più razionale e umanizzata percepiva la tua presenza come qualcosa che la inquietava e di cui dubitava, ma non capiva realmente cosa fosse. Cercava di starti lontano e di trattarti male, senza un reale motivo, ma il cigno, la sua natura angelica, seppur dormiente, è stata astuta fin dall'inizio. Essendo tu più potente di lei, per il momento, ti ha collegato a sé e quando si sente o si è sentita minacciata, visto che non può ancora usare i suoi poteri, utilizza i tuoi» spiegò Lucifero, alzando un angolo della bocca.

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