Capitolo 34

4.5K 225 142
                                    

«Perché siamo venuti qua? Immagino che non sia per liberarmi» chiesi con tono acido.

«Devi prendere le tue cose, fra le quali, soprattutto, quelle di danza. Avrai bisogno di molti oggetti cari nel posto in cui stiamo andando.»

«Potresti semplicemente lasciarmi andare lo sai, generale? D'altronde non hai avuto problemi a tener testa persino a Lucifero qualche ora fa.» Gli ricordai, facendo cambiare la mia voce in una più neutra. In fondo mi aveva difesa, nonostante magari non lo avesse fatto per me.

«Ma forse non è solo Lucifero a volerti tenere nel suo regno.» Non mi guardò neppure, mentre lo diceva.

«E per cosa vorresti tenermi là? Ti stai per unire a mia cugina, vuoi che ti faccia da damigella?» chiesi sarcastica.

«Ogni cosa a suo tempo, gattina» disse enigmatico, ma con l'aria di chi non apprezza che gli si facciano molte domande.

Si voltò all'improvviso, prendendomi un braccio, quello dove non c'era il segno viola, legandone il polso con una corda dorata, che era prima posizionata sulla sua cintura. Poi annodò la corda anche a se stesso nello stesso punto.

La corda sembrò sparire, ma io la sentivo ancora sulla mia pelle.

«Sei legata a me e se proverai a urlare, il potere del santuario è rimasto, anche se lui se n'è andato, per il momento. Quindi non far nulla di cui doverti pentire dopo.»

Guardandomi attorno, mi accorsi che era vero: l'ombra era svanita.

Entrammo silenziosamente nella scuola. Non avevo altra scelta che seguirlo. Provai a fare anche rumore, sbattendo e tirando calci a qualsiasi cosa incontrassi sulla mia strada, ma ogni volta la corda iniziava a bruciare poco prima e Azael mi impediva di muovere anche solo un dito.

Una volta arrivati davanti alla porta della mia stanza, Azael la aprì senza neanche avere bisogno della chiave, per poi spingermi dentro. Richiuse a chiave la porta dietro le nostre spalle. Mi liberò dalla corda e la mise dentro alla valigia, che avevo usato per venire alla Golden Crystal. Dopodiché andò ad aprire gli armadi, i cassetti e gli scaffali. Mise tutto ciò che avevo dentro al medesimo bagaglio.

Era un mostro senza cuore, eppure quando prese il mio tutù e le scarpe da ballerina, lo fece con delicatezza. Più di quanto ci avesse messo con tutti gli altri miei oggetti.

Doveva pur esserci un modo per scappare, eppure non riuscivo a individuarne nessuno.

Mi sedetti sul bordo del letto e diedi un'occhiata intorno a me. Guardai forse per l'ultima volta quello che era stato il mio sogno: la possibilità di diventare una ballerina professionista. Era andato tutto a rotoli, senza che nemmeno facessi il mio debutto o anche solo un semplice saggio.

Io ero il cigno, ma non avevo mai voluto esserlo. Ero una ragazza che desiderava solo che il suo nome fosse ricordato nel mondo della danza. Sapevo che avrei dovuto lottare di più e non perdermi d'animo in questa nuova realtà, ma la guerra era appena iniziata e io mi sentivo così stanca. Ma soprattutto sola.

Mi portai le ginocchia al petto. Volevo scappare da Azael e da Lucifero, ma non volevo neppure stare con Gabriel e Raphael.

Mi mordicchiai il labbro, chissà quanto veramente conoscessi colui che era stato il mio miglior amico. Forse anche lui aveva scopi secondari.

Avrei voluto sapermi difendere, come avevo fatto contro Lucifero. Anche se le fiamme non erano stata opera mia ed erano state fermate facilmente, avevano fatto ciò che volevo che facessero.

Cercai di ricordarmi come avessi fatto a evocare quello sprazzo di potere. Magari la prima volta era stato Azael, ma dovevo riprovarci.

Chiusi gli occhi e concentrai tutta la mia attenzione sulle mie sensazioni. Il dolore e la paura erano certamente le emozioni più forti che provassi in quel momento, ma c'era anche qualcos'altro. Era una sorta di nostalgia, come se provassi una forte solitudine di incomprensione. Solo che non era totalmente mia.

SWANWo Geschichten leben. Entdecke jetzt