Capitolo 21

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Mi faceva malissimo la testa. Dovevo averla sbattuta duramente.

I miei ricordi vennero a galla, mentre il suono di un'ambulanza si stava facendo sempre più vicino.
Un'auto mi aveva investito.

Gemetti di dolore quando provai a muovermi.
Non volevo essere portata in ospedale.

«I medici hanno detto che devi restare ferma, altrimenti potresti peggiorare la situazione. Mi dispiace tanto, Abby.»

Riconobbi la voce di Raphael.

«Non preoccuparti. Sto alla grande» risposi, senza troppa convinzione. Era evidente che stessi mentendo. Dovevo essere proprio messa male.

Sicuramente lui non mi aveva creduta neanche un attimo.

«Non voglio andare in ospedale, farei preoccupare tutti per nulla. Guarda, sto già benissimo, non c'è bisogno di allertare i miei genitori.» Non volevo dare altri problemi ai miei.

«Posso provare a convincere il preside a non dire nulla, finché non starai bene. Però, almeno lui va sicuramente avvertito.»

«Sai... a volte il silenzio potrebbe essere una soluzione, come in questo caso, altre volte no.» Gli lanciai un'altra delle mie ennesime frecciatine.

«Che cosa intendi?» Raphael spalancò gli occhi blu.

Ero stanca di quel gioco. Stufa che lui facesse finta di non capire e mi trattava come se fossi pazza. Presi una scelta, che avrebbe potuto cambiare drasticamente la mia vita, tuttavia agognavo farla da tempo: dire la verità.

«Puoi anche fingere di non ricordare, ma per due anni noi non siamo stati decisamente amici. E tu non hai chiesto spiegazioni per tutto il tempo! Be' è il momento di sputare il rospo. I tuoi amici mi hanno ricattato affinché tu non uscissi più con me e, alla fine, dal momento che non ti sembrava importare della mia assenza, ho gettato la spugna.»

Il suo sguardo si oscurò, così come le sue labbra si serrarono.

Solo il tempo avrebbe potuto dire se aggredirlo in quel modo, fosse stata la cosa giusta.

Gli addetti medici mi misero su una barella, quella per chi non si può muovere.

Ero spaventata.

Raphael mi seguì. Entrammo entrambi nell'ambulanza e i paramedici ci lasciarono un momento da soli, dal momento che il preside era arrivato ed io ero stabile.

«Ero innamorato di te...» I suoi occhi erano persi nel vuoto.

Credetti di aver sentito male, finché non si avvicinò ulteriormente.

«Ero innamorato di te da tanto tempo. Due anni fa credevo che avessi scoperto ciò che provavo, ma che non ricambiassi i miei sentimenti. Eri fredda, gelida e mi rispondevi a monosillabi. Ho parlato con gli altri di questa possibilità e mi hanno detto che gli è sembrata plausibile.» Il ragazzo si passò una mano fra i capelli con fare nervoso. «Non sapevo che stessero cercando di separarci. Abby, credimi. Se ne fossi stato a conoscenza, sarei stato il primo a fermarli.»

Mi prese le mani fra le sue e ci appoggiò delicatamente le labbra. «Mi dispiace anche per questo. Stavo uscendo per venire a cercarti. Ero venuto a bussare alla tua stanza per andare insieme a scontare la nostra punizione. Non c'eri e mi sono preoccupato. Nel frattempo, però non volevo metterti nei guai, così ho preso una macchina per venire a cercarti nei dintorni.»

Si stava torturando per nulla.
Non mi ero fatta niente di grave.
Cioè, avrebbe potuto andarmi molto peggio, ma lui riusciva comunque a sentirsi molto più male di quanto fosse necessario.

SWANWhere stories live. Discover now