Capitolo 61

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«No, no, no!» esclamai più volte, dopo che vidi che Azael non si stava riprendendo.

Era stato ferito gravemente e per questo stava sanguinando molto.

Avevo fatto appoggiare la sua testa sul mio grembo e stavo cercando di utilizzare i miei poteri per salvarlo, ma ero decisamente troppo inesperta e lui troppo debole per far sì che le sue lesioni potessero rimarginarsi.

Non riusciva neanche a tenere gli occhi aperti, ma avvertivo il suo battito cardiaco farsi sempre più debole.

Avevo tolto le maschere a entrambi, per poter vedere meglio e agevolare la sua respirazione. Ero nel completo panico e sentii gli occhi diventare lucidi.

«Non puoi morire. Devi ancora finire di arrabbiarti per tutte le cose che ho sbagliato. Devi minacciare di allenarmi, fino a che non mi possa più reggere in piedi. Devi infastidirmi con le tue solite battute e confondermi con altre più seducenti. Devi svegliarti» mormorai, senza successo.

Stava iniziando a diventare pallido e io lo strinsi più forte a me, mentre delle lacrime cadevano lungo il mio viso.

All'improvviso mi venne un'idea folle, che però avrebbe potuto funzionare.
Non potevo lasciarlo morire.

Non c'era più tempo. Stavano, infatti, cominciando a comparire sotto gli occhi chiusi di Azael delle strane striature dorate. Non sembrava decisamente essere un buon segno.

La sua pelle liscia, le labbra carnose e la chioma scura non facevano che ricordarmi quanto quella persona fosse importante per me. Un bellissimo generale degli inferi, che aveva sacrificato molto per combattere contro il nemico. Mi aveva protetta, anche a costo della sua stessa vita e per questo stava morendo.

Ero così arrabbiata poiché lo aveva fatto, non era giusto.
La mia esistenza valeva molto meno della sua, almeno per me.

Mi venne tutto così naturale.
Con una mano cinsi il suo viso, mentre con l'altra gli accarezzai i capelli corvini, avvicinandosi al suo viso. Mi concentrai su me stessa, racchiudendo tutti i miei poteri nel solo desiderio di curarlo.

Sentii un lieve calore sulle labbra, dando inizio così al procedimento. Suggellai il mio incantesimo di luce, chiudendo gli occhi, con un dolce bacio.

Questa magia me l'aveva insegnata Azael, utilizzandola a sua volta sulle sue dita per curarmi.

Il bacio sembrava essere necessario, data l'entità delle lesioni, per fare in modo di lasciar traspirare dentro la magia in maniera più fluida e rimarginare anche la ferita più profonda.

Inoltre dovetti farlo anche con la massima delicatezza, poiché dovevo curarlo.
Se avessi utilizzato troppa quantità di luce angelica, avrei potuto fargli ulteriormente male in quanto angelo caduto.

La sua bocca, benché fosse quella di un guerriero, era morbida e dolce. Fu un armonioso contatto, il quale lasciò che le mie energie e il mio respiro infondessero abbastanza forze al generale per guarire. Sperai con tutto il cuore che avesse funzionato.

Improvvisamente avvertii un lieve respiro farsi largo in me e sentii che una nuova parte di anima demoniaca era dentro il mio corpo. Non ne avevamo più parlato, ma si era stabilito che mi avrebbe dato la sua porzione di spirito infero, quando ne avessi avuto bisogno. Inarcai un sopracciglio, non potevo essere stata io. Non ero un demone.
Questo poteva avere solamente una spiegazione.

Mi tirai indietro, sciogliendomi da quel dolce contatto. Aprii gli occhi e incontrai i suoi, che splendevano nell'oro ed erano infuocati dalla passione.

I preoccupanti segni dorati sul suo viso erano scomparsi.

Era vivo e il mio cuore cominciò a battere forte, provando una sensazione di enorme sollievo. Dopo tanto tempo riuscii a sorridere di pura gioia.

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