Capitolo 75

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«Per decreto reale non posso proprio permetterti di uscire da questo letto» sussurrò Azael al mio orecchio, scaturendo subito una mia risata cristallina.

Sarebbe sempre rimasto il mio ribelle. Il mio incorreggibile angelo caduto.

I nostri corpi incastonati fra loro come il più perfetto dei mosaici, creavano una meravigliosa composizione fra le sue lenzuola.

Avevo quasi dimenticato del pericolo imminente che incombeva su di noi. Era così meraviglioso stare con Azael e volevo che tutto rimanesse immutato in eterno. Tuttavia, avrei potuto ignorare quella situazione solo per poco. L'indomani ci saremmo dovuti incontrare con tutti i membri più importanti degli inferi nella sala dei dodici.

Nel frattempo, la maledizione era completamente sparita. La macchia grigia sul palmo della mia mano era svanita e non avvertivo più alcun tipo di dolore.

Il legame con Azael si era solidificato, frantumando ogni terribile effetto dell'insidiosa rosa bianca sulla mia natura demoniaca. Quel demone, quel bellissimo generale dagli occhi dorati, mi aveva salvata ancora una volta e il mio cuore, colmo d'amore, aveva cominciato a battere all'unisono con quello di lui.

L'Unione era stata davvero intensa e i festeggiamenti erano risultati anche la giusta occasione per fare in modo di presentarmi anche altre figure illustri del reame di Lucifero.

Anche i principi mi avevano reso omaggio con delle conversazioni davvero cordiali, ben diverse dalle parole che mi avevano riservato all'inizio di tutto, quando ero una prigioniera legata sul tavolo dei cavalieri. Ero una di loro e rientravo nell'alta élite, in quanto membro reale del Dudael.

«Be' se il principe dà un ordine, quest'ultimo diventa legge. Comunque, in qualità di tua principessa, potrei contestare, dal momento che ci siamo già uniti per ben tre volte.»

La prima notte di nozze era da sempre conosciuta come fra le più movimentate. Io non potevo smentire questa credenza, poiché la mia era stata molto intensa e non era neppure volta al suo termine.

«Sei stanca, gattina?» domandò, abbassando il mento e facendo entrare il suo sguardo in collisione con il mio.

Nonostante il nostro amore fosse emerso da un po', avvertivo ancora quella fiamma elettrica divampare nel mio petto ogni qualvolta che avevo l'occasione di immergermi nell'oro delle sue iridi. Avevo il netto e piacevole presentimento che quella sensazione non se ne sarebbe mai andata.

Lui era consapevole dell'effetto che mi facesse, ne ero sicura. Tuttavia, l'espressione trionfante dipinta sul suo volto era stata scatenata dal suo immenso orgoglio nel dedure che fossi sfinita per aver fatto tante volte l'amore con lui quella notte.

Mi misi a cavalcioni su di lui con un'agile mossa, guardandolo dall'alto, socchiudendo gli occhi in due fessure.

Ci separavano singolarmente la camicia di lui, ma che indossavo io, i suoi boxer e i miei pantaloncini. Pochi indumenti con il fine di separare i nostri momenti di intensità passionale e alternarli con dolci attimi colmi di carezze.

«Non ancora, generale. Sei tu il demone con più secoli, mentre io sono piena di energie. Mi sono sempre piaciuti gli uomini più grandi, però, quindi questo in realtà è un punto a tuo favore» mormorai, mentre le mie labbra si distesero in un sorriso divertito.

Lui inarcò le sopracciglia, ampliando il suo solito ghigno in uno ancora più furbo.

Non si doveva mai provocare un drago, se non si sapeva a quali conseguenze avrebbe portato. La sua mano scese piano lungo la mia schiena, facendo scaturire dei brividi istantanei sulla mia pelle.

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