Capitolo 56

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Sii presentabile e non credere di poter scappare... Queste erano state le parole del re degli inferi.

Cercai con pigrizia nell'armadio un vestito che potesse essere all'altezza dell'occasione.

Sapevo che avrei dovuto essere agitata o ansiosa all'idea di vedere Raphael e il mio padre biologico, l'angelo Uriel. Tuttavia, non riuscivo a sentire alcun sentimento o emozione di questo tipo nei loro confronti, come se avessi indossato un'armatura invisibile oppure, semplicemente, non avevo ancora metabolizzato questa possibilità futura.

D'altra parte ero forse più preoccupata che Azael potesse essere davvero in collera con me questa volta. Non lo avevo mai visto così arrabbiato e mi aveva davvero spaventato, ricordandomi la sua vera natura. Sin da quando ero nel Dudael si era comportato bene con me, come se non avesse problemi a dimostrare anche la sua parte più gentile.

Io avevo rovinato tutto. Avevo scavato nel suo passato senza permesso e di conseguenza lui aveva iniziato a trattarmi come una qualsiasi dama della sua corte. Come se io fossi "nulla".

Le sue parole continuavano a echeggiare nella mia mente e a ferirmi ogni volta. "Sei ridicola, non sai niente e non sei nulla". Queste erano state le sue taglienti affermazioni.

Non gli avevo ancora confessato quale parte del suo passato avessi scoperto, avevo troppo il timore che si sentisse ancor più vulnerabile e quasi minacciato. Se avessi peggiorato la situazione, probabilmente avrebbe sul serio ignorato i desideri di Lucifero.
Avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa.

Provavo una morsa strana nel petto, come se fossi davvero mortificata per quanto era accaduto. Non avrei mai fatto nulla, se avessi saputo prima che avrebbe comportato tradire la sua fiducia.

L'ultima cosa di cui avevo bisogno in questo momento era proprio andare con lui al ballo, per poi incontrare tutti gli altri. Per una volta volevo stare sola, ma questo desiderio non era contemplato.

Il mio sguardo fu catturato da uno splendido vestito con rifiniture color crema rosea. Al contrario di quel che si potesse pensare, era tutto fuorché consono al Paradiso e agli angeli. Mi auguravo ugualmente che non risultasse un problema nemmeno nel regno di Lucifero, dal momento che aveva un tessuto molto simile al bianco.

L'abito era quasi trasparente e attillato nella parte superiore e scorreva con una gonna più ampia con una fessura alta fino alla coscia. Il petto, però, rimaneva celato con piccole parti del tessuto, che garantivano una sobria copertura.
Presentava una manica drappeggiata dello stesso materiale del tessuto della gonna. Possedeva inoltre dettagli trasparenti, simili a pelle di serpente, i quali aggiungevano consistenza al capo.

Non avrei mai messo nulla del genere se fossimo rimasti all'Inferno, d'altro canto, però, stavamo andando alla Golden Crystal, una sorta di territorio neutrale.

Dopo aver indossato l'abito, mi sentii meglio. Era veramente elegante. Mi limitai a concludere con un filo di trucco e una coda alta. Misi la maschera, coronando così la mia preparazione.

Andando avanti e indietro nella stanza, cominciai a provare un intenso dolore alla caviglia sinistra, dovuto presumibilmente a uno sforzo di troppo nell'alternare i combattimenti con la danza. Però ero stata anche legata in quel punto con catene strettissime. Era strano che non lo avessi avvertito prima. Chiusi gli occhi e gemetti, quando tentai di sfiorarla.

«Provi molto dolore?» chiese una voce opaca, facendomi trasalire e voltare verso la sua provenienza.

Non riconobbi all'istante chi fosse, dal momento che era nascosto nella penombra, tuttavia riuscivo a intravedere una figura alta dai capelli corvini.

SWANWhere stories live. Discover now