Capitolo 9

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Il treno si era fermato in mezzo a un bosco, completamente immerso nella natura.

La piccola stazione era molto raffinata. Era fatta interamente in legno antico. Non mi ci potei soffermare molto a studiarne i dettagli, visto che la mia amica mi trascinò da Sebastian.

Chanel era elettrizzata e ansiosa di scendere e vedere la scuola.

Le porte del veicolo vennero aperte con lentezza dai vari addetti dello staff. La folla si precipitò fuori dalle porte, investendo qualunque disgraziato si trovasse lì o nei dintorni. Io rimasi accanto a Sebastian, che non era per nulla sorpreso della reazione degli studenti, ma sembrò piuttosto divertito. Chanel, invece, fu una delle prime a correre fuori. Dopo che il mezzo di trasporto si svuotò delle persone più irruente ed entusiaste, scendemmo anche io e l'accompagnatore.

«Dobbiamo andare a piedi adesso» annunciò il ragazzo, incamminandosi.

Lo seguimmo, ansiose di vedere la nostra nuova scuola.
Eravamo da troppo tempo sulle spine.

Comunque, non riuscivo a togliermi dalla testa quel brutto sogno. Per me non era solito pensare a episodi così macabri, o anche solo vedere film dell'orrore. Non riuscivo a capacitarmi di come il mio subconscio avesse potuto ideare un'immagine così raccapricciante.

Anche Azael rimaneva un bel mistero. Era indubbiamente bello, ma, oltre ad apprezzarlo fisicamente, avevo avvertito qualcosa che mi aveva fatto venire i brividi quando ero con lui. In sostanza era il perfetto cattivo ragazzo, se non avessi avuto quella sensazione che ci fosse di più.

Non ero più così sicura di voler conoscere la sua parte più profonda. Magari poteva essere proprio questa la spiegazione più razionale. Potevo essere spaventata da Azael, tanto da fare quello strambo sogno. Però non aveva senso l'aver paura di Azael di per sé. Non aveva fatto nulla di così grave e lo conoscevo appena. Forse si trattava di una sensazione momentanea, ma, per precauzione, decisi di tenermi alla larga da lui per prevenzione.

Dopo aver camminato per qualche minuto, raggiungemmo un cancello di tonalità scure. Era sorretto da due muretti e si rifletteva su una pozza d'acqua, che era posizionata proprio di fronte alla porta. Segnava l'inizio della proprietà della Golden Crystal.

Attraversammo le porte metalliche, senza che nemmeno quest'ultime cigolassero. Seguendo il sentiero, gli alberi cominciarono a scomparire, lasciando posto a una favolosa radura.

Rimasi a bocca aperta, il posto era davvero mozzafiato.

Di fronte a noi si apriva una strada color sabbia e sterrata, ma perfettamente levigata e senza la presenza di rocce.

Ai lati del viale vi erano due labirinti. Quello a sinistra era composto da cespugli di rose bianche e la sua via d'ingresso era irradiata dalla luce solare. L'altro labirinto a destra era punteggiato da cespugli di rose nere ed era circondato da un'aura oscura. Difatti l'ombra copriva quasi interamente ogni parte di quel luogo.

Era un po' poco fantasioso quel rapporto fra bianco e nero, eppure manteneva la sua classica efficacia. L'edificio era completamente circondato dal giardino e dal bosco.

Gli allievi iniziarono a camminare, guardandosi attorno stupiti quanto me. Solo Sebastian sembrava apparire immune a un paesaggio simile.

La scuola era decisamente sontuosa. Il portone era placato in legno bronzeo, le mura erano fatte di marmo con rifiniture dorate e le finestre erano davvero ricche di dettagli sontuosi. L'istituto era capeggiato da quattro torri agli angoli della scuola e i tetti erano a forma di trapezio.
Era come un enorme castello.

Non avevo mai visto tanto sfarzo e raffinatezza in vita mia. Cercai di rendermi il più presentabile possibile, anche se ero consapevole di quale disastro io fossi in quel momento. Domai i capelli in una semplice treccia laterale e mi tolsi la felpa, mettendo in mostra la maglietta colorata di un blu sgargiante.

Arrivammo all'ingresso.
All'improvviso, dagli altoparlanti, posizionati momentaneamente vicino al portone, venne trasmessa una voce: «Buongiorno nuovi arrivati e accompagnatori. Sono il preside Gabriel Golem. Benvenuti nella nostra prestigiosa Accademia. Spero che possiate trovare tutto quello che vi occorre per diventare chi volete essere nel nostro istituto. Per oggi siete liberi di perlustrare il posto, dopo che i vostri accompagnatori vi avranno scortati fino alle vostre stanze. La cena si tiene alle otto precise e non sono ammessi ritardi. Non ci si deve addentrare nel bosco senza accompagnatori, una sentinella o uno studente più grande. Inoltre, non sono tollerati comportamenti maleducati o angherie come il furto o il bullismo. Vi auguro una buona permanenza, ci incontreremo questa sera.»

Sebastian entrò con aria annoiata nella struttura e con tutti gli studenti alle sue calcagna.

L'edificio all'interno era immenso, c'erano tappeti raffinatissimi, tende di seta e quadri preziosi appesi al muro. Nel complesso era ispirato ai palazzi di una volta e la scuola era persino munita di grandi lampadari.

Girammo nel corridoio a sinistra, andando in un'altra ala dell'istituto.
Ogni corridoio era tappezzato di affreschi di alta qualità. Dopo un po' sbucammo in un'altra parte dell'edificio, dove erano collocate in sequenza delle porte dall'aspetto caratteristico. Doveva trattarsi dei dormitori. A qualche studente, infatti, venne indicato di entrare nelle camere di quel piano. Sorpassammo tutte le stanze, fino ad arrivare a delle scale, per poi utilizzarle per cambiare piano.

Chanel trovò la sua camera in quel corridoio.

Stavo per entrare anche io, sperando che saremmo state coinquiline, ma Sebastian mi fermò. «Non siete insieme.»

Io e la mia amica cercammo inizialmente di impietosirlo e lasciarci stare nella stessa stanza, ma Sebastian se ne stava già andando. Abbracciai velocemente Chanel e seguii il ragazzo. Facemmo altre scale e ci recammo nel piano di sopra.

Alzando lo sguardo, vidi che anche Adele era poco più avanti di noi.
Ci limitammo a guardarci in male e ad andare ognuna nella propria stanza indicata.

Sebastian richiuse la porta dietro di me.

La camera era stupenda: c'era un letto matrimoniale a baldacchino, due armadi in legno pregiato e un comodino. Le mura della stanza erano di un color violetto e le finestre erano immense. Il letto era sofficissimo e, sopra di esso, c'era un mazzo elegantissimo di rose nere, un cioccolatino al latte con la forma di gattino. Il tutto era accompagnato con una lettera.
La aprii e lessi:

Ti do il benvenuto alla Golden Crystal, gattina.
~Azael

Arrotolai il biglietto e lo buttai sul pavimento. Avevo deciso di evitarlo e così avrei fatto, anche se, in qualche modo, quella piccola attenzione per me mi aveva gratificata. Io adoravo il cioccolato.

Erano le sette in punto, dunque avevo solo un'ora per prepararmi. Aprii la porta del bagno e lo trovai davvero enorme. C'era persino una vasca idromassaggio, oltre che al solito arredamento richiesto in una stanza come quella. Tutti i mobili erano di un colore bianco o perlaceo. Dopo una doccia veloce, andai in stanza vestita solo con il mio accappatoio.

In quel momento bussarono alla porta della camera. La aprii.
Raphael?!

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