Capitolo 7

8.4K 390 227
                                    

Sebastian si offrì di portarci in un posto bellissimo nelle vicinanze e nella prossimità della riva di un famoso laghetto.

Era consigliabile non allontanarsi dal treno, dal momento che saremmo ripartiti a breve.

Siccome ebbi la sensazione che la proposta del nostro accompagnatore fosse più rivolta alla mia amica che a me, declinai l'invito. Sarei andata a cercare un luogo tranquillo a leggere il libro di Azael.

Chanel non parve felice di essere lasciata con la sua nuova conquista.
Sapevo che voleva passare più tempo con me. In fondo tutti quei cambiamenti avrebbero spaesato chiunque. Anche io mi sentivo così, tuttavia il ragazzo del treno mi aveva incuriosito.

Di solito non mi piaceva la categoria dei cattivi ragazzi. Erano troppo superficiali, passeggeri, si stufavano in fretta, non avevano alcun rispetto e, soprattutto, erano costantemente arrabbiati.

Dovevo però dare una possibilità ad Azael, una persona doveva essere più profonda di così. L'uomo, infatti, aveva mille aspetti e trovavo fosse perfettamente inutile etichettare ognuno di noi con aggettivi che solo in parte ci appartengono.

Gettai un'occhiata al libro. Era inusuale il fatto che Azael potesse apprezzare la lettura, poiché non si riscontrava nella definizione del "cattivo ragazzo".

Curiosa com'ero, avrei scoperto il suo vero essere e, se fosse risultato superficiale, avrei lasciato perdere subito.

In ogni caso non lo facevo solo per quello. Avevo scorto anche qualcos'altro in Azael, qualcosa che andava al di là della figura del seduttore, qualcosa di più inquietante, addirittura agghiacciante.

Chanel mi guardò dubbiosa, sapeva sicuramente che qualcosa mi frullava per la testa. Solo dopo un po' si decise ad allontanarsi con Sebastian.

Seguii la lunghezza del treno e, a un certo punto, mi inoltrai nel bosco. Decisi di sdraiarmi sotto un salice piangente, fra i cespugli. Era un posto perfetto nel quale godersi la lettura.

Aprii il libro e cominciai a tradurre il titolo del racconto con il mio cellulare. Ogni parola del racconto era scritta in latino.

Mi venne quasi da ridere per l'ironia della situazione.
Infatti avremmo fatto prima a finire tutti gli anni scolastici all'Accademia che io a tradurre questo manoscritto.

Azael non lo avrebbe più riavuto indietro per un bel po'. Quasi mi dispiaceva per lui, sembrava tenerci particolarmente. Era intrigante avere a che fare con una persona del genere. Sembrava avere degli interessi davvero particolari.

Cominciai a leggere e a tradurre parola per parola:

Spalancai gli occhi, risvegliandomi dal lungo sonno di luce.
Limpide acque lambivano le mie gambe.
Le onde verdi e la schiuma provenivano dal largo lago di fronte a me.
Ero confuso, frastornato e assonnato.
Tre figure mi raggiunsero, ma ne riuscivo a vedere molte altre in lontananza.
Insolitamente stanco e privo di forze, cercai di elevarmi in alto, ma rimasi sul terreno.
La mia mano venne suggellata con un'altra.
Il fanciullo possedeva occhi celesti e boccoli d'oro e si apprestò ad aiutarmi, facendomi mettere in piedi.
Distese le dolci labbra fino alle rosee gote in un candido sorriso.
«Salve fratello, ben risvegliato. Mi presento a voi, io sono il benevolo messaggero. La potenza dell'unico grande padre. Voi siete il quarto fratello in successione dal grande risveglio. Il nostro compito è quello di svolgere le volontà e adempiere al destino dal Creatore voluti. Dobbiamo anche aiutare il prossimo, come vorremmo che Lui aiutasse noi nella situazione in cui si trova. Inoltre, dovremmo rendere omaggio al nostro Signore attraverso preghiere simboliche. Ricordate, noi dobbiamo solamente accettare i desideri del nostro Creatore, non cercare di comprenderli, sarebbe inutile, dato che Lui sa cosa sia migliore per noi e per ciò che crea. Sono molte cose da memorizzare, ma non vi preoccupate, abbiamo qui colui che ti sosterrà e a cui devi dare il tuo aiuto a tua volta, Raffaele.»
Il fanciullo era la terza e ultima ombra ai miei occhi nota. Raffaele era molto simile fisicamente al benevolo messaggero.
Anche io possedevo tratti simili.
I miei capelli erano anch'essi dorati e ondulati.
Possedevo, inoltre, magnifici occhi azzurro celeste attraverso i quali erano presenti delle insolite fessure.
Il messaggero supremo si congedò con un raffinato inchino.
Doveva aiutare i nostri altri alati fratelli a cimentarsi nel loro nuovo compito di pura devozione .
Anche noi avremmo dovuto fare altrettanto insieme, in modo da conoscerci meglio.
«State tranquillo, non c'è da fasciarsi tanto il capo. Siamo solo al nostro quarto viaggio, il nostro quarto meron. Io e voi saremo spada e scudo, poiché di ugual forza siam fatti e di ugual giorno siamo nati. Così egli ha deciso, così va rispettato» spiegò Raffaele, avendo notato la confusione sul mio volto e l'accigliamento dei miei tratti.
Svolgemmo la nostra mansione d'accoglienza verso i nostri "fratelli". Erano in migliaia.
In tutto quel lasso di tempo scoprii che gli angeli erano divisi in seguito a una gerarchia, dedita al funzionamento dell'equilibrio.
"Se fossero tutti ad emergere per il loro potere, alla fine, non lo farebbe più nessuno e dunque regnerebbe il caos".
Mentre eravamo dediti allo svolgimento delle Sue volontà, un angelo ci venne a convocare sotto consiglio del benevolo. Notai che lui, come tutti gli abitanti del posto sacro, con occhio sospetto mi guardavano.
Quando giungemmo davanti al benevolo messaggero, pensai che la pazzia di persecuzione fosse a me sopraggiunta.
Con un soave sospiro, il benevolo cominciò a presentare
«Quarto fratello, costui è Astaroth e a te verrà affidato.»
E poi lo vidi...

La locomotiva del treno fischiò.
Era giunto il momento di andare.

Mi alzai dall'erba, ancora molto confusa sulla lettura. Inizialmente avevo creduto che si trattasse di un romanzo e invece pareva essere un libro autobiografico, se non un diario stesso. Era, però, impossibile che qualcuno avesse vissuto realmente tutto questo.
Magari era l'inizio di un racconto religioso, molto usato in un'epoca antica.

Anche perché non poteva essere la vita di qualcuno di concreto.
Il protagonista era un angelo. Magari era stato scritto da qualche vecchio estremista di qualche culto. Infatti, se avesse avuto anche un minimo di credibilità, sarebbe già stato preso dell'istituzione della chiesa.

In ogni caso, seppur non fosse una fonte assolutamente credibile, era sempre bello poter cimentarsi nello scoprire le vecchie credenze. Azael era proprio fortunato.

Stavo camminando verso il treno, quando, a un certo punto, sentii dei fruscii fra le foglie, proprio dietro di me. Erano troppo pesanti e nitidi per essere stati causati solo da un semplice vento. Mi girai, però non vidi nessuno.

Guidata da uno strano presentimento, accelerai ulteriormente il passo.

SWANWhere stories live. Discover now