Capitolo 32

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«Adesso ti lascio alle cure del nostro generale» concluse Lucifero poco dopo.

«Generale?» domandai, inarcando un sopracciglio. Visto la situazione, era più che opportuno approfittarne per capire qualcosa di più.

Lucifero mi guardò sorpreso; una delle poche espressioni che gli avevo visto sfoggiare, oltre all'indifferenza e al sadismo. «Non conosci la storia di Azazel? So che è una figura piuttosto importante nella teologia umana. Perlomeno per alcune religioni.»

«Non sono particolarmente informata sull'argomento» confessai, non troppo felice di dover condividere anche questo mio aspetto.

Inoltre, non doveva essere piacevole per nessuno sentirsi dire che non c'era interesse nella storia da lui vissuta.

«Non penso ci sia nulla di cui pentirsi. Nel caso fossi stata devota, avresti pensato per tutta la vita a me come il male assoluto. Quindi, a questo punto, direi che è meglio così.»

Inarcai un sopracciglio. Era triste, pensare all'idea di un uomo, che preferisce l'idea di rimanere sconosciuto piuttosto che malvagio.

Tuttavia, seminiamo ciò che raccogliamo. Lucifero era il re del male e, per quel poco che ne sapevo e che avevo visto, se l'era voluta.

«Sta di fatto che Azazel è il generale delle mie truppe da sempre. Lo è diventato subito dopo la caduta.»

Sgranai gli occhi in un'espressione di pura sorpresa. Mi avevano detto che Azael era potente, ma non che coprisse un simile ruolo.

Scoppiò in una fragorosa risata, dopo aver visto la mia reazione. «Eri meno sorpresa quando mi sono trasformato sotto ai tuoi occhi dalla tua migliore amica al re infernale.»

Sentii una stretta al cuore. Chanel... Si meritava molto più di esser visto come il male assoluto, qualcuno avrebbe dovuto dargli il ben servito.

Improvvisamente mi sentii male, sbiancai e barcollai all'indietro. Sbattei contro un petto sodo e muscoloso.

«Tutto bene, gattina?» sussurrò Azael al mio orecchio. Mi circondò con le braccia, impedendomi di cadere.

«È ancora così debole» disse sprezzante Lucifero, squadrandomi con fare altezzoso.

Cercai invano di liberarmi dalle braccia di Azael, ma fu del tutto inutile. Non voleva lasciarmi andare.

«Deve essere addestrata. Dovrà seguire delle lezioni che le possano insegnare qualcosa. Sia per quanto riguarda le arti da combattimento che per quelle di magia» affermò il Maligno, per poi scomparire in una nuvola di polvere nera, che si dissolse subito dopo.

Pian piano riacquistai le forze. «Che cosa mi ha fatto?»

«Lui non ha fatto nulla. Tu hai pensato di fargli del male e il santuario lo ha protetto.»

«Il santuario? Non eravamo nel suo regno?»

«Oh, sì, certo. Il suo reame comprende l'Inferno e le sue estensioni, come questa. Questa dimensione si chiama santuario, mentre per l'Inferno dobbiamo aspettare ancora per poco.»

«Be' allora che cos'è questo santuario?» chiesi, tentando ancora una volta di fuoriuscire dalla sua presa.

«Non è proprio un luogo. È un'entità dimensionale al servizio di Lucifero, chiamata "santuario" poiché ha avuto molta utilità come suo posto di riflessione. Può passare dall'essere un mondo a un piccolo granello di sabbia. Recentemente si è sviluppata sotto forma della tua prigione, del giardino e infine il tempio. Il tutto si trova sotto all'Accademia, proprio per non far sospettare Gabriel di nulla.»

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