Capitolo 54

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La caduta degli angeli durò per tre giorni, ma molti affermarono che sembrava essere eterna.

Notti costellate da stelle cadenti e da angeli peccatori.

Il pentimento degli angeli non era contemplato, data la loro scelta di ribellarsi alla luce.

Lucifero aveva cercato di affermare la sovranità e il proprio dominio sul reame angelico.

Dunque furono sconfitti e gettati lontano dal Regno dei Cieli, costretti a cadere sulla Terra, bruciando come folgori.
Gli angeli divennero caduti, destinati a sprofondare negli abissi più profondi e a covare i loro sentimenti più maligni nelle viscere del pianeta.

Lucifero cadde, diffondendo il male nel mondo e tutti i suoi seguaci con lui. Coloro che nel presente sono i suoi guerrieri più stretti furono i primi a schierarsi dalla sua parte.
Tutti loro vennero banditi per diverse ragioni e non solo per aver perseguito gli ideali e il volere del Maligno.

Anche il secondo a cadere fu un altro arcangelo, il quale venne cacciato dal Paradiso e finì fra le schiere di Lucifero: Azazel. Egli però non venne solo mandato via, ma confinato e imprigionato dal suo fratello perfetto: Raffaele. Quest'ultimo gli legò mani e piedi con delle catene angeliche e benedette, che gli avrebbero logorato la pelle; quest'ultima si sarebbe rigenerata subito dopo per via delle sue capacità una volta angeliche, ma ormai demoniache. Inoltre, come punizione per tutti gli angeli caduti, le sue ali vennero distrutte, lasciandolo ferito, imprigionato e vulnerabile. La sua dannazione doveva durare a lungo per risarcire i suoi enormi peccati.

D'altronde, però, in tempo di guerra tutto è lecito e Lucifero lo sapeva bene. Il giovane sovrano degli inferi si recò attraverso il deserto di Dudael e pretese al suo creatore la scarcerazione di Azazel, in modo da sconfiggere la grande nemica: Distruzione. Difatti Azazel era uno dei cinque guerrieri scelti dall'Inferno per la lega del cristallo d'oro.

Il Creatore concesse la libertà al caduto, a patto che egli fosse costretto a regnare il luogo in cui era stato prigioniero, facendo in modo così di ricordargli per sempre le punizioni subite e il fatto di essere stato liberato solo per clemenza divina. Inoltre questo costò molto all'orgoglio di Lucifero, che era stato costretto a rapportarsi con l'Altissimo per liberarlo, dunque da quel momento Azazel divenne il suo soldato più fidato e suo generale.

La voce di Victoria riecheggiò queste parole nella mia mente, risvegliandomi dall'oscurità.

Riaprendo gli occhi, mi accorsi però che non ero più nella palestra con Azael, bensì ero in mezzo al deserto. C'era in corso sempre la solita tempesta di sabbia, ma questa volta non mi ustionò.

Osservando meglio il panorama, mi accorsi che non c'era neppure il palazzo di Azael.

Confusa, cominciai a camminare nei dintorni, cercando di capire cosa fosse successo.

Dopo che ebbi girovagato per un po', cominciai ad avvertire un insolito turbamento dentro di me. Quella sensazione aumentò man mano che continuai a camminare verso un'ignota destinazione e fu allora che vidi che c'era qualcosa in lontananza. Ero troppo lontana, ma improvvisamente provai del terrore che mi spinse a volermi avvicinare immediatamente. Non seppi neppure il perché, ma il mio istinto era pervaso dalla pura angoscia e quest'ultima mi avvolse il cuore tanto da farmi cominciare a correre.

Arrivando sul luogo, rimasi sconvolta da ciò che vidi: Azazel era disteso su una tavola diroccata di pietra e legato a corde dorate alle braccia e alle gambe. Aveva qualcosa di diverso dal ragazzo che avevo lasciato in palestra. Innanzitutto i suoi capelli avevano un taglio differente dal solito: scendevano lungo il viso in morbidi boccoli corvini, rendendo decisamente più delicati i lineamenti del suo viso. Rimaneva affascinante anche con quelle diversità.

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