Capitolo 55

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Aprii gli occhi, alzandomi subito a sedere. Immediatamente provai un forte mal di testa, che si calmò solo dopo qualche secondo. Ero ancora agghiacciata da quel che avevo avuto modo di vedere e dei brividi continuavano pervadere la mia schiena.

Azael era stato brutalmente torturato per un tempo immemore, finché Lucifero non aveva avuto bisogno di lui e lo aveva arruolato.

Dopo un po' mi accorsi di trovarmi sul letto nella mia camera nel castello di Azazel. Non ero sola. La stanza era poco illuminata, ma riuscivo nettamente a vedere due figure nella penombra.
In fondo i demoni ci vedevano perfettamente al buio, me lo aveva insegnato Astaroth.

Lucifero era di fronte a me e mi guardava dall'alto dei suoi due metri di altezza. I suoi occhi bianchi mi scrutarono con aria di fredda superiorità, come se attendesse qualche mia reazione.

La seconda sagoma della stanza era sdraiata accanto a me e dopo poco si alzò. Era Azael.

Lo sguardo del generale infero era imperscrutabile, tuttavia non prometteva nulla di buono.

Provai ad alzarmi, ma mi resi conto che le mie mani e i miei piedi erano legati. Ero immobilizzata: delle catene mi avevano bloccato i polsi e le caviglie.

«Il contatto con le cicatrici delle ali non deve essere interrotto finché l'ospite non si sveglia, altrimenti quest'ultimo rischia gravi danni cerebrali. Quindi ringrazia solo di essere così preziosa per la causa, perché sennò ti avremmo staccato istantaneamente» ringhiò Azael adirato.

Le sue parole in un certo senso mi ferirono, nonostante sapessi di averla davvero combinata grossa. Doveva essere veramente arrabbiato, se mi trattava in quel modo. Forse sapeva cosa io avessi visto, ma come avrebbe potuto?

«Tuttavia l'Inferno non è luogo in cui il perdono è concepito, dunque al principe di questo castello va il piacere di condannare colui che trasgredisce le proprie leggi» aggiunse Lucifero.

Rabbrividii. Sembrava che volessero davvero punirmi e questa volta non sapevo se ne sarei potuta uscire illesa.

Di solito Azael era una sorta di figura protettiva contro Lucifero, sebbene rimanesse un demone a lui devoto.
In questa situazione, però, sembrava tutto il contrario. Mi sarei dovuta difendere da sola, altrimenti avrei subito una condanna ingiusta.

La mia voce fu più che un sussurro: «Ma io non ho infranto le regole, semplicemente ho avuto un ordine da una persona ancor più influente del principe del Dudael. La regina Victoria mi ha chiesto di conoscere meglio il mondo degli inferi per capire come possa aiutarla con i suoi obiettivi. Inoltre non sapevo cosa sarebbe successo se avessi toccato le cicatrici, le quali esercitavano una sorta di richiamo.»

«I segni di un angelo caduto sono davvero particolari. Nessuno sa bene come funzionino, probabilmente te ne sei sentita attratta per il tuo forte collegamento con Azazel. Per quanto riguarda il tuo ruolo, la mia promessa mi aveva già avvisato da tempo. Grazie a questo tuo nuovo titolo di ancella puoi usufruire di certe protezioni, se le reclami come adesso. In questo caso puoi essere ritenuta salva dalle condanne di Azazel. Però devo aggiungere che è stata una scelta poco saggia da parte della regina, dal momento che neppure lei é a conoscenza di tutto. Può solo farti da guida su persone e ricordi del passato, difatti il ricordo legato ad Azazel non era il suo, anche se immagino fosse interconnesso in qualche modo con lei. Non so cosa tu abbia visto, ma sicuramente è così poiché Victoria non possiede i veri ricordi del suo passato» rispose il sovrano infero con un'espressione indifferente sul volto.

«Ma lei mi ha detto che conoscendo meglio lei e la verità sugli inferi, avrei potuto avere una concezione più ampia della realtà del presente» mormorai io, schiudendo le labbra.

SWANWhere stories live. Discover now