Resta come inchiostro

By toccandolestelle

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COMPLETA. Il cappuccio nero sempre sulla testa, quelle iridi smeraldo nascoste nell'ombra e quei tatuaggi che... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Gruppo whatsapp
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Epilogo
Ringraziamenti
#ASK
NUOVA STORIA
Chi sono? (1ML)
TRAILER
LA STORIA DI CHRIS
#KYZEL

Capitolo 25

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By toccandolestelle

KYLE

L'aria mi sferza il volto come se fosse una spada gelida. Mi percuote da capo a piedi, il cappuccio che sollevo sulla testa. Ficco le mani nelle tasche dei jeans e continuo a camminare lungo il marciapiede. Decido di accendere una sigaretta e permettere al fumo di distendere i nervi che sento tesi. Aspiro, i polmoni che si riempiono e che si svuotano successivamente. I lampioni della strada mi illuminano, di tanto in tanto, le macchine che sfrecciano sulla strada e il frastuono che arriva da lontano.
Trascino i miei Dottor Martens sull'asfalto, gli occhi bassi che cercano di seguire la traiettoria dei piedi, senza riuscirci. Sono troppo distratto per tornarmene a casa, nonostante sia stata faticosa, come giornata. Stringo tra le labbra quello che diventa, piano piano, un mozzicone. Il fuoco che la brucia, la riduce in cenere ad ogni mio respiro. La butto per terra, stufo. La schiaccio sotto la suola come mi è solito fare e continuo per la mia strada. Socchiudo per un momento gli occhi, sperando che l'aria fresca calmi l'uragano che sento dentro.
Sbuffo, chiedendomi ancora cosa ci faccia alle nove di sera su una strada che porta tra le ville lussuose. Di nuovo qui, eh? Ridacchio dentro di me, trovando qualcosa di buffo in tutto questo.

Sto per tornare indietro quando la mia attenzione viene catturata dalle luci provenienti da una delle tante case. Una più monotona dell'altra.
Mi arresto sul posto e mi appoggio al muretto con una gamba, guardando con un ghigno sfacciato qualche idiota che vomita nell'aiuola davanti all'entrata. Scuoto la testa, chiedendomi cosa ci trovino di tanto divertente a queste feste, se non per avere alcol gratis e abbindolare ragazze a caso. Non sono nella giusta posizione di giudicare, perché è successo qualche volta di partecipare ai party, ma non me n'è mai interessato abbastanza. Le mie gambe si muovono da sole verso la porta d'entrata, la curiosità che scorre nelle vene. Colgo l'occasione per spillare qualcosa da bere per evitare che la gola si secchi ancor più. Passo inosservato, vista la miriade di gente che comincia a ballare già dall'ingresso. Mi faccio spazio tra i corpi che si muovono a ritmo di musica e cerco di dirigermi verso una plausibile cucina, non prima di incontrare l'unica chioma castana che potrei riconoscere fra le altre. Le spalle piccole e magre, le curve nascoste sotto un semplice abito che sembra tutto fuorché banale, su di lei. I miei occhi si focalizzano sui ciuffi che, puntualmente, le si riversano davanti al volto e le lentiggini che costellano le guance.
Vado avanti, chiedendomi se, effettivamente, non me la sia sognata. Appena arrivo davanti ad un frigo apro l'anta e prendo della semplice acqua fresca. Mi appoggio con una mano allo scaffale e sbatto ripetutamente le palpebre, non facendo molto caso al dolore nella zona delle tempie.
Lei non può essere qui. Hazel, tu non sei come gli altri. Tu sei molto più di una ragazza che frequenta questa gente.
Sospiro rumorosamente, maledicendo me stesso per star pensando a ciò. Ma la verità è che in quegli occhi ho riconosciuto una purezza e una semplicità che non riesco ad accomunare a questo genere di cose. Credo sia anche la stanchezza che mi porta all'esasperazione.

Bevo lentamente, la bocca che si inumidisce e la gola che manda giù il liquido fresco. Abbasso lo sguardo alla ricerca di risposte che non riesco a darmi, la curiosità che non riesco a reprimere. Quella ragazza non la smette proprio di rimanermi nella testa, come io non smetto di vederla. Ogni volta ho come la sensazione di voler sapere tutto di lei, di abbattere quel velo di insicurezza che para davanti al volto, senza mostrarmi realmente quello che è. Quei modi timidi, riservati e dolci che non riesco a scrollarmi di dosso.
«Meglio che vada...» Sussurro dopo aver passato -come minimo- un quarto d'ora a fissare il muro bianco dinnanzi a me.
Passo in rassegna i volti anonimi che ballano nella sala, alla ricerca dell'unico che non riesco a trovare. La cerco, invano, perché so benissimo che, se la trovassi, non cambierebbe niente. Aumenterebbe la voglia di osservarla nei suoi atteggiamenti tranquilli, di cercare qualcosa in quelle iridi che mi scrutano con una curiosità che mi rende nervoso, anche se non lo do a vedere. Noto che cerca di leggermi dentro, percepisco il suo sguardo che corre, impaziente, sui tatuaggi che si intravedono dalle mani, e non posso far altro che apprezzare. Sono sempre stato degnato di un'attenzione diversa, ma mai come fa lei. Perché ho come la sensazione che lei cerchi di andare oltre quello che c'è all'apparenza... fino al mio cuore cosparso d'inchiostro.
Mi dirigo verso la porta d'uscita, non prima di sentire una voce femminile gridare  quelle cinque lettere che non riesco a cacciare via dalla testa. I passi si fermano, si arrestano sul posto. Mi irrigidisco, il capo che si volta automaticamente in direzione delle scale da cui proveniva il suo nome.
Sono pazzo, mi ripeto mentre faccio li scalini. Eppure non me lo sono sognato, non credo di arrivare a questi punti, mi dico.
«Ma l'hai vista quella?!» Ridacchiano due ragazze mentre percorrono la strada opposta alla mia. Mi soffermo sulla loro esclamazione e provo a capire se c'entri qualcosa con il nome che ho sentito chiamare a gran voce.
«Cosa succede?» Mi intrometto, proprio mentre faccio li scalini due a due. Il loro sguardo è stranito, in un primo momento, come se si chiedessero se effettivamente mi stia riferendo al loro discorso. Le guardo dall'alto con indifferenza, una smorfia che si crea spontanea su vestiti decisamente troppo corti.
«Uhm... ti riferisci alla ragazza ubriaca?» Chiede una bionda, per poi scoppiare successivamente a ridere. Non ho bisogno di sentire altro perché la mia mente comincia a intravedere già diversi scenari. Passo una mano tra i capelli, frustrato.
Appena arrivo al secondo piano, il respiro affannoso mi muore in gola.
Non puoi essere tu, Hazel. Chi ti ha fatto questo? Me lo chiedo perché non riesco proprio ad immaginarti con un bicchiere di alcol tra le mani. Tu non sei questo, sei molto di più. Sei superiore agli altri, non devi abbassarti al loro livello. Non così.

Non faccio in tempo a pensare che ritrovo le mie mani sui suoi fianchi stretti, per caricarmela in braccio. Il volto bagnato da qualche lacrima, un singhiozzo che esce dalle piccole labbra. Sembra quasi appendersi alle mie spalle, stringendomi come quando da piccoli si tiene l'orsachiotto sul petto, sotto le coperte.
Le mani magre afferrano la felpa in un pugno, i suoi capelli che mi solleticano leggermente il collo. Resto per qualche secondo così, realizzando di essermi dimenticato, ormai, del calore di un abbraccio come questo.
Perché mi fai questo effetto? Non ti conosco poi neanche così bene...
Stringo tra le mani le cosce nude, la pelle delicata che si deforma sotto il mio tocco, un profumo dolce che mi inebria senza che me ne accorga.
Mugula qualcosa che non riesco a capire, ma mi ricorda che ha bisogno di aiuto. Faccio il primo passo per poi ritornare verso l'uscita che dovevo imboccare prima. Se non avessi sentito il tuo nome? Se non fossi intervenuto, che sarebbe successo? Meglio che non me lo chieda.
Mi faccio largo tra le gente curiosa, nascondendomi da sguardi che non smettono di farsi gli affari propri. L'aria fresca si imbatte su di noi e, d'istinto, la stringo più forte come se dovesse servire a qualcosa. Percorro il marciapiede nel silenzio della notte, lo stridere di qualche ruota, gli schiamazzi della festa che si fanno sempre più bassi fino a sfumare del tutto. Il suo corpo esile respira contro il mio, le braccia che mi ancorano a lei quasi a divenire un'unica cosa. I muscoli si tendono, il peso che sembra aumentare come se si stesse lasciando andare.
«Forza, Hazel» Le sussurro all'orecchio e, in risposta sento un gemito di dolore, di stanchezza. Da quello che posso capire, deve aver bevuto un alcol forte e, in grande quantità, non riuscendo a reggerlo. Dev'essere la prima volta... Serro la mascella pensando a chi possa averle fatto ciò, perché non ci credo finché non me lo dirà lei che si è ubriacata in questo modo.

Arrivo davanti a casa e, tendendola su con un braccio, prendo le chiavi nella tasca posteriore dei jeans, inserendole nella toppa.
Non ti ricorderai di essere entrata, perché non devi farlo.
La faccio sdraiare sul divano, per poi dirigermi in camera per prendere una coperta.
D'un tratto sento dei tonfi e la trovo che, smarrita, cerca la porta del bagno. Le prendo una mano cercando di ignorare un fremito tra le dita che si intrecciano.
Appena raggiungiamo il water, si accascia e rimette un po' di quello schifo che le circola in corpo, distruggendo la sua purezza. E' come quando le mie mani piene d'inchiostro si avvicinano alle sue candide e pulite. Mi infastidisce in un primo momento perché so di star macchiando qualcosa che non posso avere, ma al tempo stesso è maledettamente bello notare il contrasto che si crea, tanto che faccio fatica a distogliere lo sguardo.
Le tengo i capelli indietro, la fronte che si imperla di sudore. Si lascia cadere sui talloni, appoggiando la schiena contro le mattonelle. La aiuto a pulirsi, per poi riaccompagnarla verso il divano.
«G-grazie» Sussurra, incespicando un po'. La copro in attesa che l'ambulanza arrivi. Non sta bene e non posso permettermi di tenerla, non qui. Non deve ricordarsi di essere stata da me.
Prendo la sedia e mi lascio cadere su di essa, le gambe divaricate, i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani. La guardo, la luce della luna che arriva dalla finestra e che le sfiora le labbra, le goti arrossate. I capelli sciolti che si riversano sul volto e che mi appresto a scostare dagli occhi, senza che percepisca troppo movimento.
Sospiro, chiedendomi come sia nato tutto, ricordando l'istante in cui l'ho vista per la prima volta. I giorni che sono diventate settimane e che, con il loro susseguirsi, si intensificavano i nostri incontri... finché l'istinto non è stato quello di portarla in salvo dallo schifo che c'è intorno. Anche lei mi aveva guarito da quelle ferite, quella sera d'autunno...

Lascio che i miei occhi vaghino lungo il suo corpo, per poi ritornare al viso su cui nasce una smorfia. Cosa ti hanno fatto?
Stringo i pugni, appoggiandomi allo schienale, distrutto dalla stanchezza.
Non puoi occupare in questo modo i miei pensieri, Hazel. Non ne hai il diritto, eppure lo fai. Tu, con la tua dolcezza, con la tua riservatezza, sei capace di entrare nella mia testa senza andartene. Vorrei che lo facessi perché siamo così diversi che mi chiedo, ora, cosa ci faccia qui, perché continui a guardarti alla ricerca di qualcosa di impossibile. Non ti conosco come dovrei, eppure... guardami. Patetico.

Le sirene bucano la bolla in cui mi sono rinchiuso, il campanello che mi riscuote da tutto il resto.
Non devi ricordarti di essere stata qua.

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Ciao a tuttiiii😍
3 aggiornamenti in una settimana!!! Mi dovete amare solo per questo ahahah😂
Parlando del capitolo... Non ho mai fatto Pov di maschi perché non sono molto brava, ma dato che qualcuno me l'aveva scritto io ci tenevo a regalarvi una cosa un po' diversa. Spero di essere riuscita nel mio intento, anche se a fatica, ma ne dubito😅😂
Vi è piaciuto? Adesso abbiamo scoperto di chi erano le braccia😏
Hazel adesso andrà all'ospedale... E cosa succederà al suo risveglio?
I pov di Kyle verranno contrassegnati con il suo nome a inizio capitolo (si, ce ne saranno ancora) mentre gli altri con nessun nome all'inizio ovviamente sono di Hazel.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento!💞

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