Resta come inchiostro

By toccandolestelle

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COMPLETA. Il cappuccio nero sempre sulla testa, quelle iridi smeraldo nascoste nell'ombra e quei tatuaggi che... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Gruppo whatsapp
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Epilogo
Ringraziamenti
#ASK
NUOVA STORIA
Chi sono? (1ML)
TRAILER
LA STORIA DI CHRIS
#KYZEL

Capitolo 21

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By toccandolestelle

Non sono abituata ad essere sorpresa, soprattutto se si tratta di un semplice e banale messaggio. Rileggendo più di tre volte quelle parole sul display, riesco a convincermi che Kyle mi ha appena chiesto di vederci. In pochi secondi ripercorro ciò che è successo al parco, al suo sguardo magnetico e penetrante che mi ha assorbita al suo interno, senza che mi chiedesse alcun permesso. Con altrettanta versatilità è sparito dalla mia visuale, con il cappuccio nero sollevato sulla testa e la sigaretta -ridotta ad un mozzicone- ai miei piedi. E' accaduto in pochi attimi, ma intensi. Percepivo il suo respiro pesante,  il mio nervosismo, il suo essere a suo agio con un po' di fumo e il mio battito cardiaco esageratamente accelerato. Mi dimostravo calma, ma dentro si muoveva un uragano. Lui, invece, mi trasmetteva la sensazione opposta. Poteva perfino assomigliare ad un battito cauto e dolce d'ali di una farfalla... mentre io ero il vortice incessante e impetuoso causato dal suo effetto.

Scendo in salotto dove ritrovo mia mamma mentre stira qualche camicia di papà. Prendo un piccolo respiro e mi avvicino, le mani che si attorcigliano tra loro.
«Mamma, oggi pensavo di uscire con un mio amico.» Quasi sputo fuori le parole, probabilmente lo dico troppo velocemente, vista l'espressione confusa che attraversa, per qualche secondo, il volto di mia madre.
«Va bene, per me non c'è problema. Lo conosco?» Chiede dolcemente, intenta a ripiegare un capo di vestiario, impilandolo insieme ad altra roba.
«Non penso...» Lascio il discorso in sospeso, maledicendomi per aver aperto l'argomento. Potevo usare anche una scusa, ma non sono il tipo. Non mi piace mentire, facendo eccezione in casi particolari in cui probabilmente è meglio dire una bugia, piuttosto che la verità.
«Mi posso fidare? E' un bravo ragazzo?» Non è invadente, solamente capisco l'esigenza di sapere dove vada sua figlia, soprattutto con chi. Non mi dispiace che faccia domande, più che altro vorrei che -semplicemente- si fidasse più spesso.
«Mi trovo bene con lui» Ingoio un groppo di saliva, smossa da qualcosa che si rigira nella mia pancia. E' strano ammettere a voce cose di questo tipo, anche se non sono sicurissima che rispecchi il mio pensiero. Kyle mi attrae in un certo senso, sembra una calamita che è rivolta verso di me e io sono il polo opposto mancante. Ciò che mi lega a lui è una strana curiosità.
«Ritorna prima delle sette perché lo sai che vengono Scarlett ed Elisabeth.»

Finisco di prepararmi, infilando una felpa bordeaux sopra ai soliti jeans. Indosso la piccola tracolla in pelle e riverso sul davanti alcune ciocche dei capelli lasciati sciolti. Nel mentre che mi dirigo verso la porta d'uscita lancio uno sguardo veloce al mio profilo, per poi poggiare la mano sulla maniglia.
«Ritorno tra un po'!» Alzo il tono di voce affinché riecheggi al piano terra.
«Va bene!» Sento in risposta, un attimo prima di chiudermi la porta alle spalle.

Quando arrivo a destinazione, mi guardo attorno chiedendomi dove possa trovarsi. Si, sono ad una delle entrate di Central Park, ma è comunque difficile trovare qualcuno.
«Aspettavi da molto?» Un respiro caldo arriva alla mia destra e mi giro di scatto.
Me lo ritrovo al mio fianco con le mani nelle tasche della grande felpa, il cappuccio sul capo che evidenzia -in qualche strano modo- il colore verde dei suoi occhi.
«Sono appena arrivata» Parlo con un filo di voce, come se il suo arrivo mi avesse tolto il respiro di bocca. Devo inclinare un po' il collo per guardarlo, sprofondare in quello smeraldo che sembra non faccia altro che osservarmi.
Fa uno dei suoi sorrisetti sfacciati, qualcosa che ti ipnotizza anche se non è niente di assurdo. Quella semplicità con la quale fa curvare le labbra, l'anellino metallico che si muove impercettibilmente, quelle fossette che compaiono su questo viso dalle caratteristiche contrastanti. Le iridi gridano mistero, sregolatezza, le piccole cavità sulla pelle, agli angoli della bocca, che gli conferiscono invece dolcezza, tenerezza...

Mi guarda ancora, e ancora. Fa un primo passo e poi un secondo, finché non noto che si sta dirigendo verso un albero in un angolo del prato. Lo seguo, ridacchiando tra me e me per quanto sia strano in certi momenti.
Ci sediamo per terra, appoggiamo la schiena contro il tronco. Accavallo le gambe, rilassando poi le spalle. Lui strappa un filo d'erba con una delle sua mani tatuate e se lo posa tra le labbra rosee. Lo guardo divertita, sempre più incuriosita dai suoi comportamenti, dal suo essere.
«Sei nervosa?» Il tono leggermente divertito fa spazio tra di noi, si insinua nel petto. Mi soffermo per capire se, effettivamente, ha ragione. Il fatto è che lui lo sa benissimo, ma si ostina comunque a volerlo sapere da me, come se la cosa lo divertisse. So di star arrossendo e sono anche consapevole che mi sta osservando, pensando chissà cosa. E' diretto in tutto ciò che dice, ma riservato quando sono io a parlare di lui.
«P-perché dovrei?» Indugio un attimo, voltando poi lo sguardo nella sua direzione. Impercettibilmente sorride, muove tra le labbra il filo d'erba, per poi sospirare.
«Infatti non dovresti.» Fa spallucce, abbandonando il capo contro il tronco. Continuo ad osservarlo, la timidezza che piano piano scema con il passare del tempo. Effettivamente lui mi rende nervosa, ma credo sia più per il semplice fatto che è così diverso dal tipo di persone che frequento e mi chiedo cosa lui possa avere in comune con me, cosa lo spinga a vedermi. E' come se ci trovassimo su due sponde, uno all'opposto dell'altra, ma che tra noi si ergesse un ponte che faccia in modo che ci unisca. Non ho la più pallida idea di cosa ci passi per la testa ad entrambi, ma mi basta guardarlo per capire che voglio sapere tutto di lui, voglio sapere cosa l'abbia portato ad essere così riservato e schivo verso chi non conosce, così tenebroso quando l'argomento del discorso è proprio lui.
«Perché hai chiesto di vedermi?» Gli domando, quasi sussurrando. Vedo che ci riflette un po' su, inclina la testa come per guardarmi da un'altra prospettiva. Ridacchia, scuotendo il capo.
«Secondo te ci devono essere delle ragioni per tutto?» Il tono tagliente, una punta di acidità mista a divertimento. Mi scruta attentamente, profondamente, e mi chiedo cosa cerchi ancora, dove vuole arrivare dopo che ha scavato incessantemente tra i miei occhi. Porta le gambe al petto e appoggia i gomiti sulle ginocchia, rilasciando le braccia in avanti, abbandonando successivamente il filo d'erba. Cade lentamente, come una piuma; si adagia sul prato, confondendosi insieme agli altri ciuffetti verdi.

Guardo le sue mani tatuate che si intersecano tra loro come radici, i disegni che si sovrappongono uno sull'altro fino a creare un bel caos. Rifletto sulle sue parole, sulla frecciatina che ha appena scoccato senza preavviso. Non mento dicendo che ha sempre la risposta pronta per me, in ogni situazione.
«Pensavo ci fosse una ragione dietro questo incontro, ma sono d'accordo con la tua affermazione...» Rilascio un sospiro, cominciando a giocherellare con l'erba che mi provoca solletico sui palmi delle mani.
«Hazel...» La frase rimane in sospeso, aleggia tra di noi. Provo sempre dei brividi quando lui pronuncia il mio nome. Lo fa con un'intensità tale che mi viene la pelle d'oca. Mi volto, guardandolo attentamente.
«... volevo solo vederti» Soffia le ultime parole, voltandosi, non permettendomi di guardarlo negli occhi. Posso osservare il suo profilo squadrato dalla mascella che si contrae, i suoi occhi che vagano incessantemente da tutte le parti eccetto che su di me.
Del calore divampa all'interno del mio petto, una sensazione di leggerezza mi pervade senza che me ne accorga. Lascio che il venticello mi scompigli i capelli, permetto alle vibrazioni del mio cuore di incombere su tutto, sentendo solamente un forte battito come colonna sonora. Le mie labbra si incurvano impercettibilmente, senza che lo decida.
«Guarda che nessuno ti impedisce di sorridere.» Dice solamente, senza voltarsi.
«I-io non stavo sorridendo» Esito mentre parlo, colpita da tutto ciò che mi sta dicendo nell'arco di pochi attimi.
«Non mentire a te stessa.» Si limita a dire e mi toglie le parole di bocca, non  ho la più pallida idea di cosa rispondere, di come reagire. Ha ragione, ha perfettamente ragione. Spesso mentiamo a noi stessi, agli altri... senza una vera spiegazione. Probabilmente non siamo in grado di dire come stanno veramente le cose, oppure semplicemente non siamo abituati ad essere sinceri con noi stessi e verso chi ci ascolta. Non è facile ammettere tutto.
Rimango in silenzio e lui con me. Il mio piede quasi lo sfiora, il mio braccio che si trova a qualche centimetro di distanza dalla sua spalla ampia.

D'un tratto il mio telefono vibra accompagnato da una suoneria.
«Scarlett» Esclamo, facendo un piccolo sorriso.
«Hazel, disturbo?» Mi chiede dolcemente.
«No, tranquilla, dimmi pure.»
«Ho deciso di venire a piedi a casa tua e ho saputo che sei fuori... sei con qualcuno? Perché se sei in zona facciamo un pezzo insieme!»
«Uhm, si... stavo proprio tornando a casa.» Abbasso il tono di voce, anche se so benissimo che mi sta sentendo. Mi chiudo un po' nelle spalle, le goti che sicuramente si sono arrossate.
«Fantastico! In che zona sei?»
«Facciamo dall'entrata di Madison Square Park Playground.» Sento il suo sguardo su di me, brucia sulla pelle.
«Perfetto. Sono lì tra dieci minuti!»
Sospiro, chiedendomi perché abbia reagito così. La parte più remota di me avrebbe voluto passare ancora del tempo con Kyle, nonostante non sappia il reale motivo di questa convinzione. Anche se sa mettermi a disagio, o imbarazzarmi per le verità che dice e che io ignoro... mi piace ascoltarlo, mi piace il fatto di non sapere mai cosa uscirà fuori da quelle labbra.
«Menti anche agli altri?» Mi chiede, dopo che ho attaccato, guardandomi dritta negli occhi, 'sta volta. Mi studia, si domanda perché mi sia comportata così, pensa a qualcosa che, però, non trapela dai suoi smeraldi. Lo guardo un po' incredula, ma me l'aspettavo che l'avrebbe detto.

Ti urlerei addosso che preferisco mille volte restare seduta qua vicino a te, ma sembrerei soltanto una stupida. Una ragazzina che in qualche contorto modo sente di dover ascoltarti, sente di starti vicino per capirti.

«Non lo faccio perché lo voglio veramente... a tutti capita.» Butto giù un groppo di saliva, realizzando che potevo evitare di montare su questa scenetta. Forse non avrei dovuto neanche presentarmi.
«Ci vediamo.» Sussurra, guardandomi in modo serio, sprofondando le sue iridi nelle mie che lo accolgono anche se non dovrebbero. Lo continuo a fissare mentre se ne va a passo deciso, le mani nelle tasche dei pantaloni e il cappuccio sollevato come se si volesse confondere tra la massa. Non si gira, ma scommetto che vorrebbe farlo. Oppure sono io che vorrei che lo facesse in modo tale da osservare quel colore che si ritrova sul volto, ancora una volta.
Resto seduta per qualche minuto, alzo il viso verso il cielo e sospiro. Lascio che quel volevo solo vederti risuoni incessante nella mia testa. Non so quanto possa essere stato sincero in quel momento, ma qualcosa mi fa pensare che se non l'avesse pensato veramente, avrebbe potuto evitare di dirlo.

Mi alzo e oscillo un attimo, sentendo la testa troppo pesante, troppo piena di pensieri che vorticano senza trovare un loro senso logico. Arrivo dal cancello e, nel mentre che aspetto veder comparire la chioma rossa di Scar, prendo dalla tasca il telefonino su cui è appena arrivato un messaggio.

Sai perfettamente di non essere quel 'tutti' di cui parli.

Una semplice frase che contiene parole più grandi di me. Un'affermazione che mi fa vacillare per un secondo, ma che l'attimo dopo mi fa sorridere.

Capitolo revisionato.

// spazio autrice //
Hei ragazzi😍
Come va?!💕
Vi piace il capitolo? Spero di sì...
Allora Kyle è il solito di poche parole, è una persona chiusa, ma poi vedrete che nei capitoli successivi qualcosa cambierà😂❤️
Vi adoro troppo e commentate per farmi sapere se vi è piaciuto!
Ci vediamo al prossimo capitolo!!!💕

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