"Come aeroplanini di carta"

By ChinaNera

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Un amore sfortunato, nato in una pozza di fango, in un giorno piovoso. Un amore maturato nel tempo. Un amore... More

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[52-The End]
Ringraziamenti &... Sequel(?)^
Squel^
SEQUEL CANCELLATO^

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By ChinaNera

-Voi due. In piedi o farete tardi a scuola. – la voce di mio padre, alle nostre spalle, mi fece trasalire e sentii fermare il respiro del ragazzo accanto a me. –C-ciao papà. – balbettai sbiancando, presa alla sprovvista. Mi staccai immediatamente da Adam e mi alzai in piedi, ricomponendomi e riacquistando un contegno. –Mi spiegherai tutto stasera, signorina. – disse, guardandomi duramente. Già il fatto che mi avesse chiamata signorina mi lasciava intendere quanto gli avesse dato fastidio trovarmi in quelle circostanze con un ragazzo. –Certo. – risposi, sospirando. Adam, fino a pochi secondi prima ancora spaesato, si alzò, sfregandosi gli occhi con pollice e indice, e recuperò la felpa dal bracciolo del divano su cui ci eravamo addormentati. –Arrivederci signor Rossi. – disse, abbastanza a disagio, mentre le sue guance prendevano una sfumatura più rosata. Mi rivolse uno sguardo incomprensibile e uscì di casa alla velocità della luce, sotto lo sguardo inquisitorio di mio padre. Io e lui eravamo migliori amici da quando andavamo alle elementari, essendo stati sempre in classe insieme, fino alle superiori, quando lo avevano spostato in un'altra sezione, ma mio padre non aveva mai capito come un ragazzo e una ragazza potessero avere una così forte amicizia e condividere tante cose senza stare insieme. Cosa su cui ultimamente, dati gli ultimi fatti, dubitavo anch'io. Io avevo sempre visto Adam semplicemente come un amico, ma a quanto pare, già da molto tempo, per lui ero ben altro che un amica e questo mi faceva seriamente dubitare sull'esistenza della semplice amicizia fra ragazzo e ragazza. –Allora, che facevate voi due? – La voce di mio padre mi destò dai miei pensieri e mi resi conto di essere rimasta a fissare la porta, mentre ovviamente lui fissava me. –Niente, come sempre. – sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Mi guardò scettico, sollevano un sopracciglio. –E allora perché eravate accoccolati sul divano come due fidanzatini? – Dio, che uomo testardo era. Odiavo questo suo lato protettivo e geloso. –Stavamo guardando un film e ci siamo addormentati. Tutto qui. Lo sai che è il mio migliore amico. È come un fratello per me. Dio, sono undici anni che siamo amici e ancora non hai capito che fra noi non ci sarà mai nulla di più? – Aprii le braccia esasperata. Sospirò, abbassando lo sguardo. –Va bene, voglio fidarmi. – disse combattuto, e se ne andò senza aggiungere altro. Salii in camera e mi preparai per un'altra giornata di tortura. La scuola non finiva mai.

***

–Stasera devo uscire con Luca, mi devi aiutare a scegliere come vestirmi, come truccarmi e come mettere i capelli. – dissi, in preda al panico, fra le mani due abiti completamente diversi fra loro. Eva, che era stesa sul mio letto a scrivere sul PC, alzò gli occhi su di me e si portò una mano al mento, intrappolandolo fra pollice e indice, mentre con aria pensierosa esaminava i due vestiti fra le mie mani. –Metti il vesto nero. – iniziò, indicando l'abito nella mia mano destra. Detto ciò non mi ci vollero più di un paio di secondi per recepire l'informazione e lasciar scivolare via dalle mie mani l'abito blu elettrico che settimane prima aveva indossato lei. –Sciogli i capelli e fai dei boccoli, poi metti eye-liner e il rossetto rosso, ma prima di tutto vai a lavarti! Muoviti che sono le sette, non ce la farai mai altrimenti. – annuii con un gesto secco del mento e andai a farmi una doccia, spendendo il minor tempo possibile, ma ottimizzando il lavoro. Appena uscii dal bagno Eva iniziò ad asciugarmi i capelli e ad acconciarli, facendoli ricadere lungo la mia schiena in boccoli perfetti. Poi passò al trucco: mi disegnò una finissima linea di eye-liner e aggiunse un po' di mascara, così da far sembrare i miei occhi più sottili e da risaltare il colore marrone cioccolata, poi mi mise una matita rosso acceso sulle labbra e aggiunse un lucido dello stesso colore. Faticai ad entrare nell'abito, trovandolo un po' stretto sui fianchi, ma con l'aiuto di Eva riuscii a scivolarci dentro. Visto che le temperature si erano leggermente abbassati, essendo agli inizi di ottobre, Eva aveva avuto la fantastica idea di scegliere, fra i due vestiti, quello con le maniche a tre quarti, in modo da essere più coperta, in ogni caso. Era anche più lungo, arrivando fino al ginocchio, ma tremendamente stretto e scomodo, tanto che pensai di cambiarlo. –Wow sei una bomba! – disse Eva, sgranando gli occhi quando mi voltai verso di lei. –Tu pensi? – chiesi titubante, guardandomi allo specchio e passando le mani sul tessuto che soffocava le mie cosce. –Sono certa che a Luca verrà un infarto appena ti vedrà. – disse, sorridendomi maliziosamente e facendomi un occhiolino. La guardai male, intuendo a cosa stesse pensando, cosa che però la portò solo a ridere, alzando le mani in segno di resa e indietreggiando. –Ora devo andare, o mia madre si preoccuperà. Tu va là e stendili tutti. Intesi? – chiese, raccogliendo la borsa da terra e rivolgendomi uno sguardo convinto. –Intesi. – risposi, ancora leggermente titubante. Mi diede un bacio sulla guancia, rivolgendomi un ultimo saluto, e uscì dalla stanza, lasciandomi sola. Devo essere sincera, avevo anche pensato di presentarmi in jeans e felpa, ma dopo averci pensato meglio ero arrivata alla conclusione che in una discoteca sarei forse stata l'unica ragazza a non indossare un abito e quindi avevo cambiato idea. Scesi in cucina a mangiare qualcosa prima che arrivasse Luca. Mi aveva detto che sarebbe venuto a prendermi un'ora prima, cioè intorno alle dieci, perché ci voleva tempo ad arrivare al locale e ormai erano le nove e mezzo, quindi non avevo abbastanza tempo per ordinare una pizza, così rinunciai all'idea di mangiare e mi limitai a ritoccare il trucco. Qualcuno bussò alla porta, facendomi sobbalzare per la forza delle percussioni. Andai ad aprire, sospirando, e mi trovai Sebastian davanti agli occhi. Aspettandomi Luca rimasi sorpresa nel vedere un paio di occhi blu al posto dei semplici occhi neri del ragazzo, e infatti aggrottai quasi immediatamente le sopracciglia, confusa. –Wow. – dal suo canto fu l'unica cosa che disse, concedendosi del tempo per far vagare spudoratamente lo sguardo sul mio corpo, cosa che inaspettatamente apprezzai, anche se mi imbarazzò. –Che ci fai qui? –chiesi confusa. –Luca ci aspetta in macchina. Visto che non avevo niente da fare stasera mi ha chiesto se venivo. Spero tu non abbia niente in contrario. – Si passò una mano fra i capelli neri, sistemando il suo ciuffo naturale all'indietro, rendendolo perfetto. Sospirai, combattuta. Speravo veramente di passare una serata solo con Luca, ma a quanto pare non sarebbe stato così. –Okay. Andiamo. – Presi la borsa e uscimmo di casa, fermandomi per chiudere a chiave prima di seguirlo in auto. Sfortunatamente dovetti anche sedermi sui sedili posteriori, con Sebastian, perché su quelli anteriori c'erano Tom e Luca. Fantastico ero l'unica ragazza e l'unica minorenne, una meraviglia. –Che schianto! – esclamò Luca, guardandomi dallo specchietto retrovisore. Colta alla sprovvista dal suo complimento, pensando che non si fosse nemmeno accorto del fatto che ero salita in auto, arrossii violentemente, diventando un pomodoro che cammina. –Ce ne sono di meglio. – sussurrai, sempre più imbarazzata, abbassando lo sguardo al tappetino sotto i miei piedi. Ridacchiò, mettendo in moto. –Attenta, potrebbero saltarti addosso molti ragazzi. – Abbandonando un po' di tensione mi lasciai andare ad una risata, dissentendo con la testa. –Ne dubito fortemente. – Sentii gli occhi del ragazzo accanto a me ancora puntati sul mio viso, ma non mi voltai.

***

Il viaggio in macchina fu interminabile. Io ero rimasta tutto il tempo zitta mentre gli altri parlavano di sport e cose da uomini, escludendomi dal discorso. Finalmente, dopo un'ora a sentire quei tre parlare dell'ultima ragazza che erano riusciti a portarsi a letto quella settimana, cosa che trovai rivoltante, arrivammo al locale. Entrammo e in un batter d'occhio, per un motivo o per un altro, dopo avermi trascinata al bar per qualche minuto, mi trovai da sola, al bancone, col barista. E per fortuna che dovevo uscire con Luca, adesso era in mezzo alla pista da ballo con due ragazze che gli si strusciavano addosso. Bell'appuntamento, davvero. –Una vodka liscia. – ordinò Sebastian e si sedette affianco a me. Il barista, dopo aver constatano che avesse l'età per bere alcolici annuì e inizio a versare il liquido trasparente in un bicchiere. –Allora, ti stai divertendo? – chiese, prendendo un sorso del suo drink appena gli fu messo sotto il naso. –Certo, infatti sto qui da sola, al bancone, a bere. Mai divertita tanto. – dissi sarcastica, facendo un cenno con la mano al barista per ordinare un altro bicchiere d'acqua. –Davvero nessuno ci ha ancora provato? E sì che sei uno schianto stasera. – Fece un veloce esame del mio corpo, passandolo con lo sguardo, e ammiccò, una volta raggiunti i miei occhi. –Già, ancora nessuno. Torna pure dalla moretta in pista da ballo, posso stare qui a deprimermi anche da sola. – sbottai. La sua presenza iniziava seriamente a darmi ai nervi, avrei fatto di tutto pur di mandarlo via. –Vedi, ho tutto quello che mi serve, un bicchier d'acqua e un barista disponibile. – dissi, seccata. Quando marcai sulle ultime due parole aggrottò le sopracciglia, confuso. Al che mi alzai, mi sporsi in avanti, sopra il bancone, prendendo il barista per la cravatta, e lo attirai verso di me per baciarlo. Il ragazzo, che stava preparando un cocktail per una ragazza, fu preso alla sprovvista dal mio gesto, ma non si ritrasse e ricambiò, anche se un po' titubante. Mi staccai e con il pollice gli pulii le labbra dal residuo del mio rossetto, tornando a sedermi mentre lui riprendeva il suo lavoro, ancora un po' scosso. Sebastian a quel mio gesto strinse i pugni, lanciandomi un occhiataccia. Finì in un sorso quello che aveva nel bicchiere, riposandolo poi poco delicatamente sul bancone, e dopo aver strizzato gli occhi per il gusto forte della bevanda se ne andò, sbuffando. Tirai un sospiro di sollievo e mi voltai verso il mio bicchiere, girando la cannuccia nera in modo da far ruotare la piccola fetta di limone e il ghiaccio che avevo chiesto di aggiungere per insaporire l'acqua. Il bancone era attorniato di gente, che dopo aver fatto il primo giro di balli, probabilmente accaldati e assetati, avevano deciso di prendere qualcosa da bere per rinfrescarsi. Oppressa dalla coltra di persone che si era venuta a creare attorno a me decisi di andare in bagno per stare un po' da sola, pensando che andare fuori da sola, nel cuore della notte, non fosse per nulla una buona idea. Una volta raggiunto il bagno del locale, stranamente vuoto rispetto al resto dell'edificio, iniziai a sistemarmi il rossetto, sbavatosi a causa del bacio col barista, e i capelli che si erano spettinati mentre cercavo di passare fra le persone senza farmi trascinare a fondo. D'un tratto la luce si spense, la porta si aprì, facendo entrare per un secondo uno spiraglio di luce, oscurato dalla sagome nera di qualcuno, e mi sentii prendere per i fianchi. Tirai un pugno per difendermi da chiunque fosse, urlando per lo spavento, e corsi verso la porta per accendere la luce. Trovai Sebastian piegato in due dal dolore, mentre si teneva la parte lesa fra le mani. Sospirai di sollievo constatando che fosse solo lui. –Che intenzioni avevi? Razza di imbecille, mi hai fatto prendere un colpo. – urlai, portando una mano al petto, mentre tentavo in vano di far tornare il respiro regolare. –Secondo te cosa volevo fare? – chiese senza fiato, continuando a tenere la mano sul suo stomaco mentre il suo viso si contorceva in una smorfia di dolore. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai. –Dovevo aspettarmelo. – dissi. Uscii dal bagno offesa e mi recai di nuovo al bancone, un po' più vuoto in quel momento. Passarono pochi minuti prima che Luca mi arrivasse alle spalle e dicendo qualcosa che non capii, a causa della musica troppo alta, mi portò fuori dal locale, dove c'erano gli altri due ad aspettarci. Solo allora immaginai che volessero riportarmi a casa o qualcosa di simile. –Cambiamo locale, questo mi ha stufato. – disse Tom rivolto a noi, confermando in parte i miei sospetti. Annuimmo tutti e senza aggiungere altro entrammo in macchina, partendo. Dieci minuti ci trovammo davanti ad un posto colmo di persone. Non era una discoteca, era invece un bar. Dalla grande vetrata che occupava gran parte della parete di facciata si riflettevano luci colorate, affievolite appena da una strana nebbiolina che non seppi bene se fosse causata da fumo artificiale o semplicemente dalla condensa creatasi a causa della massa enorme di persone all'interno del posto. Appena ci avvicinammo di più, per entrare, riuscii a sentire i vetri virare a causa della musica e del rumore delle urla. Entrammo solo io e Luca, in quel momento, gli altri due ragazzi si fermarono fuori a fumare. –Allora bellezza, balli con me? – mi chiese il ragazzo alla mia destra, porgendomi la mano. Sorrisi afferrandola. –Con molto piacere. – Mi portò al centro del bar, da cui i tavolini erano stati spostati lungo la fiancata del locale, e iniziammo ad imitare altre persone che ballavano, dimenandoci fra la gente. Dopo qualche minuto, sudata e senza fiato, non ne potevo più di stare in mezzo a tutte quelle persone. –Luca, possiamo andare al bar? Qui non si respira. – dissi, sventolandomi una mano davanti al viso. –Mi hai letto nel pensiero. – Andammo al bancone e lui, approfittando del fatto che fosse maggiorenne, ordinò due birre e me ne porse una, facendo un brindisi.

SEBASTIAN POV'

-Ti piace Chiara, vero? – Ero fuori a fumare con Tom e a sentire quelle parole quasi soffocai, iniziando a tossire. –Cosa te lo fa pensare? – chiesi, tentando di mostrarmi indifferente, ma non riuscendo a trattenermi dall'aggrottare le sopracciglia. –È un pezzo che non ti scopi più nessuna. – ridacchiò, facendo cadere l'eccesso di cenere dando un colpetto col polpastrello alla sigaretta. Mi guardò da sotto le ciglia castane. –Cosa ti fa pensare che io non scopi più e soprattutto per lei? – chiesi, sollevando un sopracciglio, non trovando l'argomento altrettanto divertente come a quanto pare lo trovava lui. Rise ancora, facendo un tiro e buttando fuori il fumo. –Se tu scopassi ancora ora non saresti qui, ma in bagno o a casa di qualcuna e direi che ti piace Chiara perché quando la vedi con un ragazzo che non sei tu impazzisci. Tipo alla festa da me, o da Luca quando l'hai trascinata fuori perché stava con Mattia. – disse, assumendo un'irritante espressione da so tutto io. –L'ho fatto perché l'avrebbe fatta ubriacare per poi portarsela a letto. – mi giustificai, leggermente seccato dalle sue insinuazioni. –Ragiona amico, con quante altre ragazze lo avresti fatto? – mi chiese, lasciandomi di stucco a fissarlo come un salame, senza parole. Ridacchiò, consapevole di averla avuta vinta lui. –Torno dentro. – disse e dopo aver gettato a terra il mozzicone finito e averlo schiacciato rientrò, lasciandomi solo, con il vento fresco d'ottobre e il rimbombo della musica di sottofondo. Feci l'ultimo tiro, poi buttai a terra la sigaretta ed entrai anche io, venendo investito da un'ondata di caldo soffocante. Non potei fare a meno di notare Luca e Chiara che ballavano avvinghiati, dimenandosi in modo indecente uno addosso all'altra. Si fermarono giusto un secondo, prima che lui la prendesse e la portasse da qualche parte. Li seguii, immaginando le intenzioni del mio amico e pensando subito al peggio, mentre invece stavano solo parlando al bancone, con una birra fra le mani. Tecnicamente Chiara non avrebbe potuto bere, essendo minorenne, ma più nessuno ormai controllava l'effettiva età delle persone a cui dava da bere, per lo più con il pienone di quella sera, ed essendo Luca maggiorenne doveva averle ordinate lui. Una ragazza mi si parò davanti, oscurandomi la visuale, e con velata innocenza iniziò a provarci con me, ma io non pensavo ad altro che a Chiara. Perché non riuscivo a portarmela a letto? Più mi rifiutava e più mi faceva venire voglia di scoparmela. Dio se mi eccitava quella ragazza, sapeva sempre come provocarmi e mi teneva testa. Di solito nessuno mi teneva testa. Non riuscivo più a pensare a niente che non fosse lei, anche quando mi sbattevo un'altra vedevo solo il suo viso, la sua bocca, i suoi occhi. Perché succedeva a me? Me la sarei semplicemente dovuta portare a letto così da farmi passare la voglia e continuare con la mia vita. Ma sarebbe davvero stato così? Una volta aver fatto sesso con lei sarei riuscito a togliermela dalla testa? Qualcosa mi diceva di no.

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Lidia00x
Inchiostroalpostodelsangue//





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