L'uomo peggiore di tutti

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Lyla Strokes era seduta alla scrivania dell'ufficio di Hart Miller. Accanto a lei c'erano i genitori. Li avevo conosciuti quando era stata ricoverata in ospedale dopo che l'avevo ritrovata in mezzo alla strada, nella notte, terrorizzata e in stato confusionale.

Dopo che lei aveva trovato me, in realtà.

<<Ciao, Lyla>> dissi, sorridendole.

Annuì appena con la testa. Abbassò gli occhi, poi guardò il padre e la madre.

<<Quando ho sentito che la polizia lo aveva ucciso mi sono seduta sul letto e ho pianto. È stato bellissimo. Lo so, non dovrei dirlo, ma è ciò che ho provato. Ciò che provo ancora.>>

La guardai. Non riuscivo ad immaginare che cosa potesse aver subito. Mi faceva ancora male, perché sapevo che Marianne aveva subito lo stesso tipo di orrore. Forse la ferita si sarebbe chiusa, prima o poi, ma la cicatrice sarebbe rimasta sulla loro pelle per sempre.

<<Va tutto bene, Lyla. C'era qualcosa che volevi dirmi?>>

Esitò, scosse la testa. Osservai le sue mani e mi accorsi che tremavano. Le dita, lunghe e sottili, si muovevano rapide. Potevo sentire il suo respiro, corto e nervoso.

<<Volevo vederlo. Vedere il suo volto, almeno una volta.>>

Sospirai.

<<Perché avevi bisogno di me per questo, Lyla? In realtà avresti potuto parlare anche soltanto con il detective Miller. È lui a occuparsi del...>>

Lei scosse la testa, interrompendomi.

Ci fu un lungo silenzio.
Lyla si alzò, fece qualche passo verso di me e poi strinse il mio braccio nella sua mano.

<<Cerco di non tornare a quel giorno, ma non ci riesco. E ogni volta che scivolo in quei momenti atroci, dal buio vedo comparire il tuo viso. La mia salvezza. E allora il fiato torna a riempirmi i polmoni. Non riesco a parlare di quanto mi è successo. Ho pensato che con te sarebbe stato più semplice chiedere ciò che ho appena chiesto. Ma forse ho sbagliato tutto. Io...>>

La sua voce aveva incominciato a tremare.

Non avrei mai potuto capire davvero.

Era inutile che tentassi di percepire il suo dolore, o di cercare delle spiegazioni più o meno logiche alle sue richieste. Era stata faccia a faccia con la morte e poi invece si era salvata. Chi ero io, per giudicarla? Chi ero per giudicare ciò che ci stava chiedendo?

Vedere il mostro. Un'ultima volta.

Lanciai un'occhiata a Miller, poi a Ryan. Mi guardarono. Annuirono. Miller si alzò e uscì dall'ufficio.

<<Sei sicura di volerlo vedere, Lyla? Non cambierà nulla. È morto, e tu sei salva. E lo sarai sempre.>>

Le sfiorai il viso, accarezzandola. Il padre la abbracciava e la madre le stringeva le mani.

Pensai a tutto il male che a causa di quella vicenda si era insinuato nelle vite di così tante persone innocenti. Provai una fitta allo stomaco, una fitta violenta.

Era il desiderio improvviso di scappare da tutto, di fuggire lontano.

Miller rientrò nell'ufficio dopo un minuto. Appoggiò una cartellina sul tavolo della scrivania. All'interno c'erano diversi fascicoli riguardanti il caso.

Estrasse un plico contenente alcuni documenti e lo fece scivolare di fronte ai nostri occhi. Vidi delle fotografie che ritraevano il serpente, Thomas Lee Grayson. Erano immagini d'archivio, vecchie. Miller ne prese una e la passò a Lyla.

Lei la avvicinò al proprio volto e rimase immobile ad osservarla per un paio di lunghi, tristi minuti. Chiuse gli occhi più volte, mentre la madre stingeva la mano intorno alla sua. Non sapevo quanto vedere Lee Grayson sarebbe servito a farla sentire meglio, ma non avevo provato il male che aveva provato lei.

L'unica certezza che quel caso mi aveva lasciato addosso era che, alla fine, tutti quanti avevamo perso.

Scorsi con la coda dell'occhio le immagini di alcune ragazze assassinate e subito le allontanai dalla scrivania. Rividi nella mia mente tutto quel sangue. Tutto quel dolore. Sul viso di Lyla sembrava non comparire nulla, invece. Nessuna emozione, nessun segnale che potesse tradurre ciò che stava provando.

Guardai Miller e Ryan, poi i genitori della ragazza. Anche i loro occhi non avevano nulla da dire, ma erano così tristi.

Poi, all'improvviso, accadde qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare.

Lyla aveva preso in mano un'altra fotografia che era finita in mezzo a quei fascicoli, ed era rimasta immobile ad osservarla.

I suoi occhi si chiusero e si riaprirono velocemente più volte, e lei divenne in pochi secondi bianca in viso. Stava tremando, molto più di prima.

<<Lyla>> disse sua madre. <<Che cosa succede, tesoro? Ti senti bene?>>

Lei non rispose. Chiuse gli occhi ancora una volta, poi li riaprì.

Era terrorizzata.

Mi avvicinai e osservai la fotografia che l'aveva sconvolta. Ryan e Miller fecero la stessa cosa.

<<Ricordo. Ora ricordo tutto>> disse, in un sussurro. <<È lui. C'era...c'era anche lui. Ed è... è l'uomo peggiore di tutti.>>

La ballerinaWhere stories live. Discover now