Fantasma

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Ero giunto a Virginia con delle priorità, dopo aver deciso di lasciare il mio lavoro a New York.
In realtà, l'unico mio desiderio era riuscire a trovare un modo per far cambiare idea a Marianne.
Era quello, soltanto quello, tutto ciò che volevo e in cui speravo.

Mentre contemplavo quel ciondolo aperto in due parti di fronte ai miei occhi, però, potevo sentirlo.

L'istinto.

Ciò che mi aveva permesso di fare carriera in così poco tempo nella Grande Mela.

Lo sapevo, sapevo che quella voglia irrefrenabile di scoprire la verità a tutti i costi era tornata frenetica a pulsare dentro di me, in profondità. Era ambizione mista a determinazione, ma non solo: era anche e soprattutto la volontà di contribuire a rendere pace e giustizia pace alle anime innocenti che l'avevano perduta.

<<Ray Dwight ha quarant'anni>>, disse Miller <<mi sono informato prima di raggiungere il carcere. Ciò significa che nel 1986 era un bambino di dieci anni. Abbiamo due ciondoli identici. Uno l'ha perso l'uomo che stiamo cercando, mentre l'altro appartiene a Ray. Se riusciamo a scoprire qualcosa in più sull'origine di questi ciondoli, forse capiremo qualcosa anche sulla persona cui stiamo dando la caccia.>>
Ryan annuì. Ciò che Miller diceva era corretto.
<<Dobbiamo scoprire se Ray ha parenti stretti, o qualcuno cui sia particolarmente legato>> continuò il detective.
<<Già. Ma a quanto pare non sarà facile ricavare informazioni da lui>> rispose Ryan.
<<Chi ha fabbricato quel ciondolo potrebbe essere ancora vivo, o addirittura ancora in attività>> dissi, intromettendomi, cercando con lo sguardo gli occhi di Miller. <<Forse...>>
<<Ho già fatto delle ricerche su internet, sapendo che avrebbero potuto tornare utili>> mi interruppe il responsabile della Scientifica, Kenneth <<e non c'è nulla che ci faccia risalire a quelle sigle incise sul ciondolo, S.C. Orefici. Nessun riferimento a una vecchia oreficeria che si chiamasse così in passato, o oggi. Nulla. Niente di niente.>>

Miller sbuffò, fece alcuni passi verso la cartina geografica appesa alla parete dell'ufficio e rimase immobile a fissarla in silenzio, per diversi istanti.
Vidi i suoi occhi che si muovevano nervosi. Notai i cerchi disegnati in rosso attorno all'area dei minatori, dove le ricerche non erano ancora terminate.
Puntò un dito sulla raffigurazione dell'Italia.
<<Che cosa diavolo ci facevi in Italia, Ray?>> disse, sottovoce, come se stesse parlando da solo.

Osservai la distanza che divideva la penisola europea dagli Stati Uniti.
Possibile che tutta quella storia avesse radici così lontane?

Ryan si avvicinò a Miller, gli appoggiò una mano sulla spalla e lo guardò negli occhi.

<<Se sono tornato qui, è perché ho intenzione di risolvere il caso una volta per tutte, Hart>> gli disse, con tono sommesso <<e non ho limiti, questa volta. Non ho regole da rispettare. Non c'è giurisdizione, per me. Se tu non fossi il mio migliore amico, non te ne parlerei. Partirei, senza pensarci. Ma il legame che ci unisce è sempre stato basato sul rispetto, ed è per questo che adesso te lo dico: andrò in Italia. Raggiungerò Valenza e cercherò di capire che cosa lega Ray Dwight a quel ciondolo, e chi oltre a lui possa essere coinvolto in tutta questa storia.>>
Miller fece un passo indietro, spostò gli occhi dalla mappa a Ryan, e poi abbassò la testa.
Ero certo che la loro dovesse essere stata davvero una grande amicizia, perché Hart Miller sembrava non riuscire mai ad opporsi a ciò che Ryan diceva o decideva di fare. Forse, pensai, perché era stato testimone del dolore che il suo ex collega si era ritrovato all'improvviso a provare.
<<Lascia che mi informi prima sulla famiglia di Ray. Genitori, fratelli, sorelle. Poi...>>
<<Fallo adesso, Hart. Controlliamo subito.>>
Forse Miller stava cercando di guadagnare tempo, ma Ryan era troppo carico di adrenalina per permetterglielo.

Cinque minuti dopo il detective era di fronte allo schermo del computer, collegato al database centrale che conteneva i dati di chiunque avesse un precedente.
Quando riuscì ad accedere alla schermata relativa a Ray Dwight, il suo volto era pieno di stupore.
<<Nulla. Su di lui non c'è nulla. Nessun parente. Nulla sui genitori. È strano. È come se...>>
<<Come se fosse un fantasma>> concluse Ryan sorttovoce.

Ci allontanammo dal monitor e ci guardammo intorno, restando in silenzio per un qualche istante.

Stava scendendo la sera.

<<Io andrò in Italia>> disse Ryan <<alla ricerca di informazioni su quel ciondolo, nella speranza di trovare qualcosa che ci possa condurre a una persona legata in qualche modo a Ray. Tu indagherai da qui allo stesso modo. Cerca di trovare qualcosa su un suo parente, un suo famigliare. Non può non esserci nessuno.>>

Miller annuì. Ryan era così pieno di eccitazione da sembrare lui il responsabile di quell'indagine.

<<Piuttosto torna in carcere. Cerca di capire se esiste una maniera per farlo ragionare. Per far sì che si possa sbottonare.>>
<<Va bene, Ryan. Lo farò. Io mi occuperò di Ray e delle ricerche nell'area dei minatori, mentre tu sarai in Italia per scoprire chi ha ordinato quei due ciondoli e chi può essere la persona che ne ha perso uno di fronte alla scuola di danza.>>

Si fermò, poi ringraziò il responsabile della Scientifica e gli disse che poteva andare.

<<Io verrò con te, Ryan>> dissi, guardandolo.
Lui esitò, ma non avevo intenzione di lasciar perdere.
Sapevo che i nostri istinti erano simili. E quella storia ormai era anche mia, in parte.

<<Ti sarò d'aiuto. Due paia di occhi sono sempre meglio di uno.>>


Guardai Miller, come a voler cercare la sua approvazione, e lui annuì. Per qualche ragione, ma forse semplicemente perché sapeva che io e Ryan avevamo instaurato un buon rapporto, sembrava che avesse anche lui una buona opinione di me, nonostante fossi un giornalista.

<<E va bene>> concluse Miller <<io a Virginia e voi due in Italia. Procederemo così. Quando pensi di partire?>> chiese, rivolgendosi a Ryan.
<<Domani, con il primo volo. Non abbiamo tempo.>>
Il detective annuì e poi ci salutammo, pronti a lasciare il suo ufficio.


<<Aspettate>> disse Miller mentre stavamo uscendo <<è quasi ora di cena. Vi vanno delle bistecche? Conosco un posto poco distante da qui in cui si mangiano le migliori bistecche della Pennsylvania.>>


Ci guardammo, sorridemmo. Come se stessimo cercando un modo per allentare tutta la tensione che durante quelle ore avevamo lasciato accumulare dentro di noi.

<<Certo, delle bistecche saranno perfette>> rispose Ryan, appoggiandomi una mano su di una spalla, mentre Miller, felice che avessimo accettato il suo invito, prendeva il cappotto e si preparava ad uscire insieme a noi.

La ballerinaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt