Il male nero

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Elizabeth Skin doveva aver superato da poco la cinquantina. Era graziosa, con un fisico asciutto, minuto.

Si avvicinò al nostro tavolo.

Ero stato alla scuola di danza la sera precedente e avevo scambiato qualche parola con lei. Le avevo domandato se fosse possibile incontrarci per parlare un po', e lei aveva accettato di buon grado. Si era dimostrata stata molto gentile.

<<Elizabeth, buonasera>> le dissi, alzandomi e stringendole la mano.
Lei accennò un sorriso e poi spostò lo sguardo su Ryan, che si presentò.

<<Ryan Cooper. Sono un amico di Ethan.>>

Elizabeth annuì e si sedette accanto a noi. Ordinò una tisana e rimase in silenzio per qualche istante.

Mi aveva detto che aveva preso il posto della precedente direttrice della scuola sei anni prima.

<<Grazie per avere accettato il mio invito, Elizabeth. So che ha già avuto modo di parlare con la polizia e con il detective Miller, ma speravo potesse capire la necessità che mi ha spinto a volerla incontrare.>>

Lei annuì con un movimento quasi impercettibile del capo, quindi si strinse nelle spalle.

<<Non avevo alcun impegno. E se posso essere utile in qualche modo, signor Welback, non mi tirerò certamente indietro. Ciò che è successo l'altra notte ha scosso nel profondo tutti noi.>>

Bevette un sorso di tisana senza smettere di osservarmi.

<<Che cosa voleva chiedermi? Vorrei esserle d'aiuto, ma temo che le mie risposte alle sue domande non serviranno a molto>> disse, con un sorriso triste sul volto.

<<Non si preoccupi. Mi parli della ragazza uccisa. Claire Goodway. Lei è la direttrice della scuola. Le piace essere a contatto con le allieve, se ho capito bene ciò che mi ha detto ieri sera.>>

<<È corretto. Mi piace rimanere attiva, con il corpo e con la mente. Non mi ritengo una donna giovane, non più. Ma neanche anziana. Credo di essere ancora abbastanza in forma per poter seguire le ragazze da vicino. E Claire, lei, beh... Lei era un incanto. Intelligente, elegante, talentuosa. Diciotto anni. Dicono che sia l'età più bella. Ed io credo che sia vero. Andarsene così... Non ha senso>> fece una pausa, si guardò le mani <<non ne ha, davvero.>>

<<Che tipo era Claire?>> chiese Ryan, precedendomi.

Elizabeth sospirò, scosse la testa.

<<Una ragazza semplice. Una con la testa sulle spalle. Stava cominciando ad avere un discreto successo nel mondo della danza, in realtà. E a quell'età, se c'è il talento, si è già quasi troppo vecchi se ancora non si è esplosi. Credo che fosse il momento migliore per lei, perché stava trovando delle parti in alcuni spettacoli in diverse città più o meno distanti da qui.>>
<<E il suo carattere? Che tipo era?>> continuò ad incalzarla Ryan.
<<Una ragazza dolce. Lo era sempre stata, ed io la conoscevo da quando avevo preso il posto della direttrice precedente. Insomma, durante questi cinque anni l'ho vista crescere.>>

Abbassò nuovamente gli occhi sul tavolo. Non nascondeva il dolore che la perdita di Claire le aveva lasciato dentro. Guardai Ryan e mi sembrò di scorgere un'ombra carica d'inquietudine sul suo volto.

<<Ha notato qualche cambiamento in lei, di recente, Elizabeth? Qualche atteggiamento diverso, qualche frequentazione nuova, qualche conoscenza insolita?>>

La direttrice scosse la testa, senza dire nulla. I suoi occhi sembravano fissare il vuoto.

<<No, nulla. Nessun...>>

Si fermò e d'un tratto sul suo viso comparve un'espressione di stupore, incertezza.

<<Un attimo>> disse, con la voce che all'improvviso sembrava aver perso sicurezza <<qualcosa c'è, e non capisco come non ci abbia pensato prima, quando sono stata interrogata dalla polizia.>>

La guardai negli occhi. Ora sembrava che il suo sguardo trasmettesse qualcosa di profondamente diverso. Paura. Ryan le si avvicinò e pensai agli squali quando sentono il sangue.

<<Che cosa?>> le chiese, fissandola, con un'espressione che inquietò anche me.

<<Un'automobile grande, elegante, scura. Come ho fatto a ricordarmene soltanto ora...>>

<<Che cosa significa?>> le chiese, incalzandola.

<<Ecco, vedete... Claire, una volta terminata la lezione, era solita tornare a casa a piedi, perché abitava poco distante da qui. Soltanto adesso sto collegando alcuni eventi ai quali non avevo dato importanza prima. Nelle ultime settimane era un po' più distratta, in verità. Come se la sua testa fosse da qualche altra parte. Magari si è trattato soltanto di una mia impressione, e forse sbagliata, ma...Oh, che stupida. Sì. Ci sono stati momenti, di recente, durante i quali ho creduto che fosse... assente, come se... come se stesse pensando a qualcosa che era al di fuori. A qualcuno, forse.>>

<<Che cosa c'entra l'automobile scura?>> domandò Ryan.

Lei fece una pausa, bevette ancora un sorso di tisana e poi sembrò tornare indietro con il pensiero a un ricordo che doveva essere riaffiorato all'improvviso.

<<Claire era sempre stata un'allieva modello. Concentrata, determinata, professionale. E come vi dicevo, era solita tornare a casa a piedi, alla fine delle lezioni. Ma posso dire con certezza di aver visto una grande auto elegante, scura... aspettarla fuori dalla scuola in un paio di occasioni, più o meno una ventina di giorni fa.>>

<<Non l'aveva mai vista, prima?>> le chiesi, precedendo Ryan.
<<No, mai. L'ho notata un paio di volte, ferma fuori dalla scuola, e ricordo di aver visto Claire, dalla vetrata, salire e sedersi al posto del passeggero.>>

<<Non è riuscita a vedere chi c'era al volante?>> domandò Ryan, alzando il tono della voce, probabilmente senza rendersene conto.

<<No, mai. Lei saliva, e poi l'automobile partiva immediatamente. Ma c'è stato un episodio, dopo queste due volte di cui vi ho parlato, che mi ha lasciata un po' scossa.>>

<<Cioè?>> le chiesi.

<<È stato circa una decina di giorni fa. Una delle ultime lezioni alle quali Claire ha partecipato. Stava provando alcuni passi, ma io la osservavo e vedevo che sembrava poco concentrata. Non era da lei. Ogni cinque minuti chiedeva scusa, si avvicinava alla vetrata della sala e guardava giù, in strada. Non dissi nulla perché non volevo sembrare indiscreta. Ma dopo una ventina di minuti, e dopo essersi affacciata per l'ennesima volta, mollò tutto e se ne andò, lasciando la lezione a metà. Io mi avvicinai alla vetrata, guardai di sotto e la vidi salire nuovamente su quell'automobile.>>

Elizabeth Skin smise di parlare, finì di bere la tisana e poi scosse nuovamente la testa.

Guardai Ryan, e in lui c'era il fuoco. Era l'inferno.
Non potrei descrivere in nessun altro modo ciò che vidi nei suoi occhi in quel momento.

<<Riuscite a dirlo voi, a quel detective che mi ha interrogata? Sapete, sono parecchio stanca. Non so... non capisco come abbia fatto a non pensarci prima, quando la polizia ha voluto parlare con me.>>

<<Lo faremo, Elizabeth. Ma è probabile che le vorranno porre altre domande, soprattutto dopo quanto ci ha detto ora.>>

Lei annuì, poi appoggiò gli occhi sui vetri del locale, osservando la strada fredda e deserta.

<<Non ci rendiamo mai conto di essere di fronte al male, vero? Neanche quando è a un passo da noi. Neanche quando è in mezzo a noi.>>

Io annuii, ma non trovai le parole per risponderle.

Pensavo al male, il male nero. Un pozzo oscuro e senza fine, dal quale una volta dentro non si sale più in superficie.

<<Povera ragazza. Che possa riposare in pace>> disse Elizabeth in un filo di voce, mentre i suoi occhi erano diventati lucidi.

La ballerinaWhere stories live. Discover now