Da Christopher Dwight

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L'indirizzo al quale avremmo dovuto trovare Christopher non era distante dall'appartamento di Walter.

Fu in ogni caso l'ennesimo taxi a lasciarci a destinazione, e durante il tragitto ci confrontammo su ciò che pensavamo di Walter Clayton. Ci rendemmo conto che a nessuno di noi sembrava davvero colpevole di qualcosa. Eravamo abbastanza convinti che, magari con qualche approssimazione, stesse dicendo la verità.

L'appartamento, perso tra le luci e i suoni vibranti dell'Hollywood Boulevard, faceva parte di un blocco di edifici tutti uguali gli uni agli altri. Arrivammo di fronte all'ingresso.

Ryan suonò il citofono e nessuno rispose.

Suonò ancora, e ancora una volta fu il silenzio.

Ci guardammo negli occhi, senza dire nulla. Osservai Marianne, poi Ryan Cooper. Sentii l'adrenalina che ormai avevo imparato a conoscere alla perfezione crescere ancora dentro di me. Sempre più forte, sempre più intensa.

***

L'uomo si era seduto di fronte a Melodie, incrociando le gambe. Aveva avvicinato la bocca alle sbarre arrugginite della gabbia e, con la lingua, aveva incominciato a leccarle.

Melodie tremava, piangeva.

<<No, no, no, no, non devi piangere. Non devi. Lui non vuole. Perché lo fai? Perché devi cercar di modificare gli equilibri? Lo fai per punirmi? Non sono stato buono, con te?>>

Lei non aveva risposto, e aveva continuato a piangere.

<<Ah, forse sei in imbarazzo perché tu sei nuda e io no. Allora, aspetta, mi spoglio anche io. Va bene?>>

La ragazza aveva continuato a piangere, senza dire nulla. I suoi respiri irregolari erano diventati sempre più rapidi, sempre più corti.

<<Mi spoglio, così saremo uguali.>>

L'uomo si era tolto i vestiti, tutti, e li aveva gettati a terra. Poi si era seduto ancora di fronte a lei, sempre con le gambe incrociate, e aveva ripreso a fissarla.

<<Ti devo appendere alle estremità di questa bella gabbia, lo sai? Ma non ti farà male. Poi, potrai restare qui. Con me. Appenderò un tuo pezzo ad ogni angolo, oh, sì. Si. Ti taglierò tra i seni, proprio a metà. Va bene? Ma te l'ho detto, non farà male, stai tranquilla. Quando sei pronta, possiamo incominciare.>>

Aveva smesso di parlare e aveva incominciato a emettere dei versi. Erano suoni incomprensibili, bassi, vuoti. Sospiri ansimanti.

Melodie, in silenzio, aveva chiuso gli occhi.

***

Chiamammo al telefono Walter Clayton e gli dicemmo che di suo figlio Christopher all'appartamento non c'era traccia.

<<Non ho idea di dove possa essere, in questo caso.>>
<<Da quanto non vi vedete?>> domandò Ryan.
<<Una settimana, circa.>>
<<Di che cosa si occupa suo figlio, Walter?>>
Lui rimase qualche istante in silenzio all'altro capo del telefono.
<<È un fotografo. Quindi sì, in realtà è possibile che non sia in casa. Viaggia spesso. Ma questo è tutto ciò che posso dirvi.>>

Aggiunse che Christopher non era sposato, e ci lasciò anche il suo numero di telefono. Provammo a chiamarlo, ma rispondeva sempre la segreteria telefonica.

Ryan telefonò a Miller, e sapevo già che cosa gli avrebbe chiesto.

<<Ho bisogno che tu faccia rintracciare subito questo telefono cellulare>> gli disse, dettandogli il numero Di Christopher Dwight.

La ballerinaWhere stories live. Discover now