La paura del male

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Guardai la fotografia, lessi le parole sul retro. L'indirizzo sul Mulholland Drive, in California.

Era dunque laggiù la risposta che stavamo cercando?

Marianne tradusse per me e per Ryan ciò che aveva scoperto grazie a Carlo Salviati.

Era chiaro che adesso avremmo dovuto orientare le nostre ricerche verso il fratello gemello di Ray Dwight, Christopher. C'erano diverse possibilità che l'uomo al quale stavamo dando la caccia potesse davvero essere lui. Ma c'erano anche tanti interrogativi, molte questioni che sembravano essere rimaste in sospeso.

Guardai per qualche istante ancora la fotografia che ritraeva Evelin insieme ai gemelli e a Carlo e Rosa.

Fui di nuovo rapito dalla bellezza cristallina della balllerina. Nonostante quel fascino così forte, così potente, però, per la seconda volta il suo volto mi trasmise una sensazione di tristezza e inquietudine difficile da tradurre in parole. Era come un'ombra sul suo viso, una maschera. E i suoi occhi fissavano l'obiettivo, ma in realtà sembravano da un'altra parte. Lontani. Di più, di più: lontanissimi.

Che cosa ti è successo, Evelin? Che cosa ti hanno fatto? Chi era a turbare così i tuoi giorni più belli?

<<Grazie di tutto, Carlo. Grazie a tutti voi, siete stati gentilissimi.>>

Marianne si alzò e strinse la mano a Carlo e alla moglie Rosa, poi a Edoardo. Io e Ryan facemmo la stessa cosa.

Carlo ci accompagnò alla porta, dopo averci chiesto se volessimo restare per cena. Marianne gli disse di non preoccuparsi per noi, perché avremmo passeggiato per la città cercando di prenotare il nostro prossimo volo.

<<Se doveste tornare da queste parti, qui sarete i benvenuti>> ci disse, con un sorriso, illuminando ancora una volta i nostri sguardi con i suoi occhi azzurri, che adesso sembravano aver recuperato parte della loro leggerezza.
<<Grazie di cuore, davvero. Siamo stati fortunati ad aver incontrato una persona come lei, Carlo. Non potevamo sperare di trovare un aiuto migliore.>>
<<Non so che cosa stia succedendo dalle vostre parti, in America. Non so che cosa sia successo ad Evelin, ai suoi figli. Ma ricordo il legame che durante quegli anni straordinari ci ha in qualche modo uniti. Perché credetemi, lei era davvero una persona speciale.>>

Marianne annuì, ma non rispose nulla. Ci disse in seguito che aveva preferito non raccontare a Carlo ciò che sapevamo su Ray e ciò che a quel punto sarebbe stato semplice immaginare su Cristopher. Non voleva distruggere, ci disse, i ricordi di Carlo Salviati e della sua famiglia in quel modo.

<<Faremo di tutto per scoprire la verità su ciò che sta succedendo e su ciò che è successo a Evelin trent'anni fa. Ci può contare.>>

Lui rimase in silenzio per qualche istante, e poi la guardò dritto negli occhi, con serietà.

<<A volte non è soltanto una questione di verità. A volte è come scivolare in un pozzo nero, profondo, e ritrovarsi all'improvviso nel buio, faccia a faccia con il male. Ce ne rendiamo conto di continuo, guardando i notiziari.>>
Marianne esitò, e lui continuò, diventando sempre più cupo, più triste, anche.
<<Le persone sanno essere malvagie, in modi e per ragioni che spesso, quasi sempre, non ci è dato conoscere. È in quei momenti che bisogna essere più forti, e credere nella luce. Crederci sempre. Ciò che ho visto negli occhi di Evelin, l'ultimo giorno, era proprio questo. La paura del male.>>
<<Scopriremo che cosa è successo, Carlo. Non lo dico perché è ciò che lei vuole che io dica. Lo dico perché abbiamo delle ragioni che, in qualche modo, ci hanno portati a spingerci oltre un punto dal quale, ormai, è impossibile tornare indietro.>>

Carlo la guardò per un istante ancora e infine le sorrise. Le porse la fotografia che ci aveva mostrato, ma Marianne, con un gesto della mano, rifiutò di prenderla.

<<La tenga lei. È un suo ricordo. A noi non servirà.>>
<<Se volete potete prenderla. Se vi può...>>
<<No, davvero, grazie. È giusto che questa fotografia rimanga con lei, Carlo. Con voi. Fa parte di un tempo che in qualche modo... è stato bello.>>
<<Grazie>> rispose Carlo Salviati, in un sussurro. <<Spero di rivedervi, un giorno o l'altro. Spero che riuscirete a raccontarmi che cosa è capitato a quella povera ragazza. Che cosa le abbia stravolto la vita in così poco tempo, ma... per sempre, temo.>>

Marianne annuì, gli sorrise, gli strinse ancora la mano.

<<Troveremo le risposte che stiamo cercando. E non ci dimenticheremo di lei, Carlo, quando succederà.>>

Lui la ringraziò ancora. Aprì del tutto la porta d'ingresso di casa e allora l'azzurro limpido del mare del sud fece capolino di fronte ai nostri occhi, mentre nei miei era ancora ben fissa l'immagine di Evelin che, con il suo sorriso triste, scrutava nel buio dell'obiettivo della macchina fotografica.

La ballerinaWhere stories live. Discover now