La prima vittima

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Gli attimi che mi separarono dall'arrivo della polizia furono eterni.

Mi avvicinai al corpo e impiegai pochissimo a capire che per quella ragazza non vi sarebbe stato più nulla da fare.

Il rosso del sangue, scendendo incessante sul vestito bianco, dava vita a un contrasto terrificante, disturbante.

Non toccai nulla, non sporcai la scena del crimine. Sapevo che sarebbe stato fondamentale non inquinare in alcun modo quello spazio.

Mentre l'attesa si faceva sempre più straziante, in un flash ripensai alla persona con la quale mi ero scontrato entrando nella scuola di danza.

Un uomo alto, vestito di scuro. La testa coperta da un cappuccio.

Dentro di me lo sapevo, l'avevo sempre saputo.

Avevo appena incrociato l'assassino.

L'istinto umano, però, mi aveva suggerito che la prima cosa da fare fosse correre verso il luogo da cui provenivano le grida.

Rimasi ancora per un istante immobile. Continuai a fissare gli occhi della ballerina morta di fronte a me.

Erano aperti e vuoti. Spenti, freddi.

Il suo volto, così ben truccato, rivolto verso l'alto, mi incuteva una sensazione difficile da descrivere. Era qualcosa che durante la mia carriere da giornalista al Times avevo provato poche volte. Sapevo che, nel profondo, aveva a che fare con l'impotenza. L'impossibilità di cancellare l'orrore, di annullare il male.

Mi allontanai dal cadavere e mi diressi verso l'uscita.

L'aria gelida della notte mi paralizzava il viso mentre mi guardavo intorno.

Davanti a me, però, non c'era nulla. Le luci del Cogan's si erano spente, e la notte era senza stelle, nera.

Pochi minuti più tardi udii il suono delle sirene della polizia

Arrivarono sul posto un paio di automobili, dalle quali scesero quattro uomini. Due in abiti borghesi, due in divisa.

I due uomini in abiti civili si diressero subito verso di me.

<<Detective Hart Miller, divisione Omicdi>> disse il più alto, sulla quarantina, porgendomi la mano e indicando il suo partner << e lui è il detective Steven Renner.>>

Annuii e strinsi loro la mano.

<<Ethan Wells>> risposi.

<<È stato lei a trovare il corpo?>> mi domandò il detective Miller.
<<Sì, l'ho trovato io.>>

<<Dov'è?>>

<<Dentro, in fondo al corridoio principale, sul palcoscenico.>>

<<D'accordo. Ci aspetti qui, non si muova. Avremo bisogno di porle delle domande.>>>

<<Va bene>> risposi.

I due detective si diressero verso l'entrata della scuola di ballo, mentre nel frattempo erano arrivati gli uomini della Scientifica.

Uscirono una ventina di minuti dopo e rimanemmo a parlare all'esterno dell'edificio, mentre intorno a noi venivano scattate fotografie e cercate impronte, tracce.

<<Che cosa ha visto? Ho bisogno che mi dica tutto, signor Wells. Perché si trovava qui?>>

<<Ero uscito dal Cogan's>> risposi, indicando con un cenno del capo l'insegna ormai spenta del locale. Stavo tornando a casa e ho sentito delle grida provenire dalla direzione della scuola di ballo, così sono corso verso l'edificio. E credo di essermi scontrato con l'assassino.>>

La ballerinaWhere stories live. Discover now