Non voltarti a destra

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Marianne non era pronta per ciò che di lì a poco avrebbe visto.

Sentiva il fiato pesante del suo rapitore riempire l'aria dello stretto cunicolo avvolto dal buio angosciante di quelle... gallerie.

Erano gallerie? Sembrava di sì.

Non aveva idea di come fossero arrivati fin lì, perché lui le aveva scoperto gli occhi soltanto una volta giunti a destinazione.

Gli camminava davanti, sentendo il freddo e l'umidità scivolarle giù, in profondità, fin dentro le ossa.

Tremava. Aveva paura. Una paura folle, strabordante.

<<Cammina, cammina, cammina.... devi camminare, Marianne. Devi volare. E volerai, sì. Lontano.... lontano...>>

La voce della persona dietro di lei era bassa ma acuta. Sospirava e sussurrava, senza smettere di respirarle addosso. Sentiva le gambe che le tremavano. Aveva pensato a scappare, ma aveva impiegato pochissimo a capire che le possibilità di successo sarebbero state pressoché inesistenti. Lui le era troppo vicino.

Le era addosso.

Aveva camminato per altri metri ancora, senza riuscire a capire quanti, continuando a sopportare quella voce ricolma di orrore, ossessiva, stridula.

<<Ci siamo quasi>> aveva continuato il rapitore, <<tra poco conoscerai Melodie. O quel che resta di lei. Non ricordo se... se l'ho già sezionata oppure no. Non ricordo se la sua testa... io stavo per tagliarla, davvero. Poi qualcosa mi ha interrotto. Manca così poco e la vedrai, dolce Marianne. Sei pronta?>>

Marianne non aveva risposto. Le gambe si erano messe a tremare ancora di più. Le sue mani erano paralizzate. Non le sentiva più. Percepiva solo un formicolio intenso, dal palmo fino alla punta delle dita, e nient'altro. Il suo fiato era sempre più corto. Aveva l'impressione di faticare a respirare, e quei cunicoli dalle pareti fredde e irregolari le sembravano sempre più stretti, sempre più addosso al suo corpo.

<<Devi rispondere quando faccio una domanda, Marianne!>>

Questa volta il suo rapitore aveva gridato, lasciando uscire un urlo angosciante.

<<Sono pronta>> aveva sussurrato lei.
<<Non ho capito.>>
<<Sono... sono pronta.>>
<<Bene. Perché ci siamo. Ci siamo davvero.>>

L'aveva superata. Erano arrivati di fronte ad una piccola porta in legno. Era chiusa da un lucchetto d'acciaio. Lui aveva estratto una chiave dalla tasca e aveva sbloccato la serratura.

<<Entra, vai sempre dritto. Ma non voltarti a destra, mi raccomando.>>

Marianne aveva obbedito, ma non era riuscita a non voltarsi a destra. Una volta dentro, il suo sguardo era andato a finire proprio in quella direzione.

Quando aveva visto la testa della ragazza assassinata - la stessa che era stata inviata per messaggio al telefono di Ethan quando si trovavano in Italia- si era sentita male. Non l'aveva riconosciuta, non aveva capito che era la stessa della fotografia spedita a Ethan, ma l'aveva immaginato.

Si era fermata e aveva vomitato.

Non appena aveva rialzato gli occhi, aveva scorto la gabbia. E Melodie, con le gambe e le braccia legate ognuna ad una estremità opposta.

Si era piegata in due, cadendo a terra sulle ginocchia, e aveva vomitato ancora.

Il suo rapitore, pieno di rabbia negli occhi, le si era messo di fronte e l'aveva colpita con forza in viso con un calcio.

<<Ti farò vomitare il sangue che ti scorre nelle vene, adesso, Marianne. Lo faremo uscire tutto. E poi te lo farò bere.>>

Aveva pronunciato quelle parole con calma e le aveva sorriso, forzandola a rialzarsi e trascinandola con forza verso la gabbia.

La ballerinaWhere stories live. Discover now