Alessandria

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Il treno Frecciarossa correva a gran velocità, ma dall'interno sembrava di essere fermi.
Eravamo in viaggio da oltre quattro ore, destinazione Alessandria. Da lì, un taxi ci avrebbe condotti a Valenza, la nostra meta finale.

Ero seduto accanto a Marianne, mentre Ryan era davanti a noi, vicino ad una signora molto anziana che continuava a guardarlo con aria interrogativa. Si era resa conto che non era italiano, e forse stava cercando di capire da dove provenisse.
Io e Marianne avevamo parlato a lungo del messaggio che l'assassino mi aveva inviato la notte precedente, domandandoci più volte per quale ragione Miller non si fosse ancora fatto vivo. Non era un buon segno, in nessun caso. Pensai al ciondolo che avevo trovato davanti alla scuola di danza la notte in cui per me tutto era cominciato. Pensai a Ray Dwight e alla reazione che aveva avuto quando glielo avevamo mostrato. E pensai a quello identico che anche lui aveva, tra gli effetti personali.

Sentivo l'adrenalina farsi strada dentro di me, mentre alberi e cielo azzurro mi correvano accanto, fuori dal finestrino.

Guardai Marianne. Aveva gli occhi chiusi.
Era strano. Mi bastava sentirla vicina, e anche ciò che non aveva senso acquisiva improvvisamente valore. Tutta quella storia, tutte quelle ragazze uccise, l'immagine di quella testa nel messaggio ricevuto, il dolore di Ryan: tutto ritrovava infine un proprio posto.
Era un posto perduto in un angolo lontano di caos, ma era qualcosa di reale, qualcosa di vero. Era una sensazione che faceva paura in modo viscerale, primordiale. Come un brutto sogno quando ci si è dentro.

D'un tratto il telefono squillò allontanandomi da quei pensieri.

<<Miller>> dissi, dopo aver letto il nome sul display.
<<Ciao, Ethan.>>
<<Ci stavamo chiedendo di te. Hai scoperto qualcosa sull'indirizzo che ti ho mandato?>>

Gli avevo girato la fotografia che l'assassino mi aveva inviato, con il relativo messaggio.

<<21 di Hutton Street>>, disse lui, abbassando il tono di voce, nascondendomi ciò che provava. <<Ho verificato. Ci troviamo lì, in questo momento. Ryan è con te? Ho provato a chiamarlo ma non risponde.>>

Cercai con gli occhi il nostro compagno di viaggio, e mi resi conto che si era addormentato.

<<Sì, lui... sta dormendo, Miller. Siamo su un treno, tra poco saremo a Valenza. Che cosa avete trovato?>>

Ci fu un silenzio dall'altra parte, poi una voce annunciò ai passeggeri qualcosa che non riuscii a capire.

<<Dei pezzi di un corpo, Ethan. Non so se appartengano alla ragazza di cui l'assassino ti ha mostrato la testa decapitata nel video, ma supponiamo che sia così. Ed è davvero strano.>>

Rimasi in silenzio per alcuni istanti. Sentii qualcosa di terrificante smuoversi dentro di me. Nel frattempo, Marianne aveva riaperto gli occhi e mi stava guardano.

<<Dov'era il corpo?>> domandai.
<<In un bidone della spazzatura. Abbiamo ritrovato braccia, mani e piedi.>>

Mi venne voglia di vomitare. Mi chiesi che cosa significasse.

<<Vuoi parlare con Ryan? Lo posso svegliare e...>>
<<No, no. Vi richiamerò non appena avremo qualcosa in più.>>
<<D'accordo>> risposi, senza riuscire a smettere di pensare a quanto mi aveva appena detto.

Braccia, mani e piedi in un bidone della spazzatura. Perché?

<<Miller, ci sei ancora? Ti sento soltanto a tratti>> gli dissi, guardandomi intorno all'interno della carrozza e controllando le tacche del segnale sul mio cellulare.

<<Sì, ti sento. Non bene, ma ti sento.>>

Comunicare sembrava sempre più difficile. Ma c'era qualcosa che continuava ad assillarmi, da quando avevo saputo de ritrovamento di quel corpo. Come un tarlo che si era infilato nella mia testa e che un po' alla volta ma senza sosta aveva incominciato a divorare il mio cervello.

<<C'è qualcosa che non torna, Miller. Avete trovato braccia, mani e piedi in un cassonetto della spazzatura. Perché? Che cosa significa? L'uomo che stiamo cercando... non ha mai ucciso in questo modo.>>
<<Lo so>> , rispose subito il detective, <<il punto è che non possiamo azzardare alcuna ipotesi. E al tempo stesso non possiamo escludere nulla. Per questo, la vostra visita a Valenza potrebbe diventare ancora più importante adesso.>>

Si interruppe ed io sentii il suo respiro attraversare l'oceano al telefono. Flebile, appena accennato.

<<Confido in voi e in ciò che potreste scoprire in Italia, perché a quanto pare lui sta uscendo dagli schemi.>>
Si bloccò ancora per un attimo, ed io sentii un brivido invadere il mio corpo.
<<Soprattutto, sta incominciando ad uccidere sempre più in fretta. Più di dieci anni fa. Non abbiamo più tempo, Ethan. Non ne abbiamo più. Cercate di...>>

Si interruppe bruscamente.

<<Pronto?>> dissi. <<Miller? Pronto?>>

Ormai, però, la comunicazione si era interrotta. Provai a richiamarlo, ma il segnale troppo scarso non me lo permise.

Stavo per dire qualcosa a Marianne quando il Frecciarossa sembrò rallentare ed io, sulla mia destra, vidi il cartello che, a grandi lettere, ci annunciava l'arrivo alla stazione di Alessandria.

La ballerinaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon