NOVANTAQUATTRO

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Fu Castle a rimanere a dormire nell'appartamento di Beckett quella notte, anche se entrambi dormirono poco. Ogni tanto, quando sapevano di essere entrambi svegli, riprendevano a parlare della situazione, chiedendosi come si sarebbero dovuti comportare e provato ad ipotizzare vari scenari per il loro futuro. Volevano provare a tenere la mente lontana da quei giorni e dalla realtà. Pensare positivo aiutava ad essere positivi le diceva Rick ed in qualche modo voleva crederci.

- Connor ti avrà denunciato veramente, lo sai vero? - Gli ricordò Kate appoggiata sul suo petto mentre Rick le accarezzava la schiena.

- Lo so. Ma lui avrà accuse ben più importanti da cui difendersi.

- Perché lo hai fatto? Cosa ti ha detto?

- Niente. Un padre non si comporta come lui. Ha messo a rischio la vita di Joy e non ne era nemmeno preoccupato, l'unica cosa che gli importava era che noi eravamo lì.

- Quella denuncia potrebbe influire sulla tua richiesta di affido di Joy, Castle.

- La sua per aver abbandonato Joy dovrebbe essere più grave, no?

- Non è una gara a quella che è più grave è che... non avremo altre possibilità, capisci cosa voglio dire? - Si alzò appoggiando le mani sul petto di lui, guardando i suoi occhi azzurri sui quali rifletteva la luce del sole appena sorto che entrava dallo spazio lasciato al centro tra le tende non perfettamente tirate. Lui le sorrise e le accarezzò il viso.

- Calvin, Banks, la tua amica Kelly, i tabulati delle telefonate tra Connor e Lauren Austin. Non sarà un pugno a cancellare tutto questo. Ora dobbiamo preoccuparci solo per Joy.

Una chiamata del dottor Thompson interruppe i loro discorsi. Kate controllò l'orario, era decisamente presto e rimase in silenzio mentre Rick annuiva alle parole del dottore.

- Ho capito, arriviamo. - Così Castle concluse la telefonata e prima che potesse aggiungere altro Kate era già in piedi con i suoi vestiti in mano, in procinto di prepararsi.

- Joy non sta reagendo bene alla terapia. Ha avuto una crisi respiratoria poco fa, hanno dovuto intubarla e passare ad una cura più aggressiva.

Kate non disse nulla, si vestì velocemente e lo stesso fece Rick poi insieme uscirono diretti in ospedale. A nessuno dei due importava se avessero trovato Connor o sua moglie, né quello che gli avrebbero detto, nessuno poteva impedire loro di stare lì.

Quando arrivarono davanti alla stanza di Joy trovarono solo il solito via vai di infermieri e dottori: di Connor e sua moglie non c'era traccia. Rick richiamò l'attenzione del dottor Thompson mentre passava parlando con un infermiera e immediatamente si avvicinò a loro.

- Come sta? - Chiese Castle

- Sì è svegliata poco fa. Ancora è presto per dire se la nuova terapia sta facendo effetto. Per ora l'unica cosa positiva è che non sono sorte altre infezioni e complicazioni.

- Io devo andare da lei. - Disse Beckett decisa - E non mi importa quello che dirà Cooper, Joy sta male e lui non c'è, è sola. È sola e non può stare sola, deve sapere che non è sola.

- Il signor Cooper l'ho avvisato qualche minuto prima di voi. Credevo che sarebbe venuto... - Thompson guardò Castle e Beckett e poi si arrese a quella situazione - Io non ho visto entrare. Se non ci sono urgenze, il prossimo controllo a Joy gli infermieri lo faranno tra un paio d'ore. I camici ed il resto li trovate nell'anticamera. Ma mi raccomando, uno alla volta.

Rick guardò Kate e le fece un cenno di assenso con la testa e si precipitò dentro. Rispettò scrupolosamente le indicazioni che le avevano dato il giorno precedente, vestendosi accuratamente, poi aprì la porta della camera di Joy e appena la bambina vide sua madre provò a tirarsi su e a parlare, agitandosi.

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