SETTANTUNO

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Era stata una notte piena d'amore, di baci, di carezze, di promesse non dette ma sentite. Era stata una notte tutta per loro, nella quale avevano bisogno di ribadirsi che c'erano, che quello che avevano era forse poco, forse tantissimo, ma era vero, non era un sogno né una proiezione. Erano loro ed erano reali.

Era tutto perfetto per Kate quando c'era lui. Perfetto e facile, così si illudeva che fosse ogni volta che la stringeva a se e la rassicurava che tutto sarebbe andato bene e lei metteva da parte la sua razionalità e voleva crederci. Sapeva, però, che tutto quello poi sarebbe svanito, quando doveva fare i conti con la realtà, ma quella notte, tra le sue braccia, non voleva pensarci, voleva respirare per qualche ore e credere che tutto sarebbe andato bene, per fare i conti con la realtà avrebbe avuto tutto il tempo con la luce del sole.

La realtà, invece, la chiamò molto prima che il sole sorgesse, nei panni del dodicesimo distretto. C'era stato un duplice omicidio, due cadaveri trovati nel retro di un ristorante etnico a pochi isolati da dove si trovava e doveva intervenire. Rick si era svegliato con il suono del suo cellulare che imprigionata dalle sue braccia non era riuscita a fermare in tempo. La guardò decisamente assonnato con un solo occhio aperto ed una smorfia di disappunto.

- Mi dispiace Castle... - Gli disse mortificata.

- Immagino che devi andare, vero? - Chiese lui che già sapeva la risposta, la guardò solo mordersi il labbro ed abbassare lo sguardo, la raggiunse con una carezza. - Verrei molto volentieri con te.

Glielo disse sincero, eppure la sua faccia diceva tutt'altro, che avrebbe solo voluto dormire ancora, soprattutto con lei, ma quello più che l'espressione lo diceva la sua mano che non ne voleva sapere di lasciarla.

- Guardandoti credo che vorresti solo dormire. - Gli disse baciandolo prima di alzarsi.

- Con te, sì. Se tu te ne vai, vorrei venire con te. La mia faccia era questa ogni volta che mi chiamavi, assonnata intendo, però ero felice di vederti e di portarti il caffè. - Le disse mentre sentiva la sua pelle allontanarsi sotto le sue dita.

- Rimani a dormire finchè vuoi. - Gli disse appena si fu vestita piegandosi su di lui per baciarlo ancora.

- Non c'è nessuno che ti porta il caffè al posto mio, vero? - Gli chiese lui preoccupato.

- Nessuno che mi porta il caffè Castle, quello lo fai solo tu. - Lo rassicurò.

- Bene. - Kate lo vide rigirarsi e prendere il proprio cuscino stringendolo tra le braccia. Si era già addormentato di nuovo e non resistette alla tentazione di andargli di nuovo vicino e baciarlo ancora, sulla guancia, sussurrandogli un "ti amo" che non sapeva se aveva sentito oppure no. Uscì lasciandolo a casa e quando fu fuori dalla porta pensò alla strana sensazione che provava per quella situazione, per quel frammento della sua normalità che le sembrava una conquista preziosissima, anche se sapeva che sarebbe durata solo lo spazio di una mattina.

- Tesoro, hai la faccia di una che questa mattina è stata tirata giù dal letto mentre se la stava spassando tantissimo! - Le disse Lanie china su uno dei due corpi.

- Non me la stavo spassando, stavo solo dormendo. - Puntualizzò Kate abbassandosi per analizzare anche lei il cadavere. - Cosa abbiamo?

- Maschi, senza documenti, asiatici, età direi sotto i trent'anni. Un colpo di pistola alla nuca da distanza ravvicinata, orario della morte, dalle 23:00 all'1:00 più o meno. - Rispose la dottoressa seria, mentre ruotava uno dei corpi per farle vedere il foro d'entrata. - Ma non stavi dormendo sola, vero? E non da molto tempo...

- No, non stavo dormendo sola, ora possiamo parlare del caso? - Insistette Kate.

- Fino a quando non li porto in laboratorio ti posso dire poco. Tu, invece cosa altro mi puoi raccontare? - Le chiese eccitata di sapere particolari di lei e Rick.

YouthWhere stories live. Discover now