CINQUANTOTTO

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Quando si era svegliata la mattina successiva a quella sera fatta di troppe considerazioni e pensieri negativi, Kate aveva deciso che era giunto il momento di dare una svolta a tutto, muoversi d'istinto fare qualcosa che rompesse il suo stallo. Quello che sarebbe stato poi, lo avrebbe affrontato dopo.

Prese un paio di borse e le riempì con dei vestiti ed effetti personali vari, trovò una scatola piuttosto grande, di quell'inutile e costoso robot da cucina che sua zia aveva voluto regalarle per forza qualche anno prima e che era ancora perfettamente imballato. La svuotò lasciando il contenuto in un angolo del soggiorno e ci mise dentro alla rinfusa dei libri, alcuni oggetti che erano molto importanti per lei, vecchie foto in cornici di vario stile, quei cuscini ricordo dei suoi viaggi in Europa a Londra e Parigi molti anni prima.

Aveva riempito tutto tanto velocemente e istintivamente che quando ebbe finito non ricordava più quello che aveva messo all'inizio, ma non le importava, anzi doveva essere proprio così. Portò tutto in macchina, fortunatamente parcheggiata non troppo distante, facendo un paio di viaggi avanti e indietro e alla fine staccò anche uno dei suoi quadri preferiti, molto colorato dalle forme astratte che pensò avrebbe vivacizzato un po' quell'appartamento bello ma troppo poi "vivo" per i suoi gusti.

Arrivò sotto il palazzo di Castle, che ora era anche il suo e si accostò con la macchina vicino all'entrata. Mentre stava prendendo le prime cose le si avvicinò il portiere dello

stabile.

- Detective Beckett, il signor Castle mi ha detto che si trasferisce nell'appartamento che era di Peter Schulman. Queste sono le chiavi del garage, se mi aspetta giù le faccio vedere quale è il suo posto.

L'uomo, un simpatico e gentile signore sulla mezza età, di nome Charles, sparì dentro il portone e lei si rimise in auto facendo il giro del palazzo per entrare in garage. Lo vide sbracciarsi indicandole quale era il posto a lei riservato: guardandosi introno vide come la sua auto di servizio, la vecchia Ford che Castle trovava così scomoda, sfigurava in mezzo a quelle auto super lussuose. Notò anche la Ferrari rossa fiammante di Castle, vicino alla sua Mercedes. Ogni tanto si dimenticava quanto quello scrittore fosse ricco ma come a parte alcuni eccessi, tipo proprio quella casa, non facesse mai pesare la cosa a nessuno, anche se lei non avrebbe guadagnato in una vita di lavoro quello che lui prendeva con un solo libro.

Charles l'aiutò a scaricare tutto e a mettere valige, scatoloni e quadro nell'ascensore, poi l'accompagnò direttamente davanti alla porta del suo appartamento. Lo ringraziò di cuore e lui ricambiò con un sorriso, ricordandole che per qualsiasi cosa avesse bisogno sapeva dove trovarlo.

Kate portò dentro le sue cose e si richiuse alle spalle la porta della sua nuova casa. Appoggiò il quadro ad una parete vuota in soggiorno, pensando che lì sarebbe stato benissimo, buttò sul divano i cuscini colorati e mise i libri del ripiano di una libreria accorgendosi che istintivamente aveva preso quasi tutti quelli di Castle e pochi altri: se li avesse visti sarebbe stata la sua fine, non le avrebbe più dato tregua.

L'armadio in camera da letto era molto spazioso, molto più del suo. Ripose i vestiti alle stampelle e altre cose nei cassetti. Andò in bagno lasciando sul mobile vicino al lavandino i suoi effetti personali, mise lo spazzolino nel vasetto sul mobile e ne aggiunse uno nuovo, per Joy. Le faceva strano vederne due, lei abituata da anni a stare da sola, ma soprattutto era strano vederne uno da bambini: lo aveva scelto con cura, uno con i disegni della Sirenetta che le piaceva tanto e le aveva preso anche un dentifricio per bambini, gusto fragola. Si chiese se forse non aveva esagerato, se erano cose troppo da piccoli, ma non riusciva proprio a regolarsi ancora e anche comprare cose così stupide la mandava in crisi se si fermava a pensarci, sempre preoccupata di fare qualcosa di sbagliato.

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