CINQUANTUNO

213 15 3
                                    

In quella afosa notte di fine estate, troppo calda per le medie stagionali, le mancava solo il condizionatore rotto da aggiungere al carico di cose che non la facevano dormire. Si era rigirata a lungo nel letto, colta da un ansia che non capiva da dove venisse. "Va tutto bene Kate, va tutto bene" si ripeteva facendo pressione sul petto come se avesse qualcosa che le bloccasse la respirazione. Si era addormentata da poco quando sentì dei colpi forti e ripetuti alla porta. Guardò la sveglia sul comodino, era notte fonda. Recuperò al volo un paio di shorts da indossare mentre chiunque era la fuori non smetteva di colpire la sua porta. Un pazzo o uno squilibrato, pensò mentre prendeva la pistola dal comodino e toglieva la sicura.

Provò ad osservare dallo spioncino, ma non vedeva niente, tolse il chiavistello, aprì con cautela, tenendo la pistola ben salda sulla mano destra dritta davanti a se, mentre con la sinistra faceva ruotare porta sul suo cardine.

- Castle? Cosa ci fai qui? Potevo spararti! Potevi dirmi che eri tu! - Lo riprese con un tono di voce più alto di quello che avrebbe voluto a quell'ora di notte. Lo lasciò entrare, posando la pistola sul bancone della cucina. Solo in quel momento scaricò l'adrenalina e si concentrò sul fatto. Castle era lì, in piena notte con una faccia stravolta.

- Castle, cosa è successo? Perché sei qui? Joy... è successo qualcosa a Joy.

- Joy sta bene. Sta bene. Lei... lei sta bene... - La voleva rassicurare, l'avrebbe voluta rassicurare di tutto. Le andò incontro e Kate rimase sorpresa del suo atteggiamento al punto che non reagì nemmeno quando lui le prese il viso tra le mani, accarezzandole le guance con i pollici.

- Mi dispiace Kate... mi dispiace tantissimo. - Sospirò veramente affranto tanto che invece che rassicurarla la mise ancora più in agitazione.

- Castle, ma cosa hai fatto? Stai bene? - Gli chiese ancora mettendo le mani sopra le sue e portandole lentamente via dal suo volto.

- No. Non sto bene. Non sto bene Kate... - Si appoggiò con la fronte sulla spalla di lei continuando a ripetere che gli dispiaceva. Beckett non sapeva cosa fare e gli passò una mano tra i capelli, sorprendendosi ancora quando lui la abbracciò stringendole la vita.

- Castle non mi far preoccupare, dimmi cosa c'è e ti prego che non sia uno dei tuoi soliti scherzi, perché altrimenti questa volta ti faccio passare la voglia. - Le disse severa ricordandosi ancora lo scherzo in piscina negli Hamptons. La lasciò subito e sollevò lo sguardo, quegli occhi non stavano mentendo.

- Mi vuoi dire perché sei qui e cosa è successo? - Gli chiese ancora con più calma.

- Joy oggi ha preso la tua scatola ed ha letto il tuo diario e le lettere. Credo tutto, non so...

- Ah... - Ora era Kate ad essere colta dal panico.

- Mi ha detto che si vergognava per non averti creduto, ma le ho detto che non doveva farlo, che tu avresti capito.

- Sì... certo... non si deve vergognare di nulla. Ma... - Kate continuava a non capire.

- Io sì, io mi vergogno. Scusami Kate. Io... Ho letto anche io... E... - Le accarezzò di nuovo il viso fissandola negli occhi. Come aveva potuto non crederle? Come aveva potuto essere stato così meschino ed egoista?

- E cosa Castle? - Gli chiese in un misto di rabbia e dolore mentre si sentiva toccare l'anima dal suo sguardo penetrante.

- Ti amo. - Beckett si sentì pietrificata e Castle approfittò della sua incertezza per baciarla. Teneva il suo volto tra le mani come fosse la cosa più preziosa al mondo mentre con le labbra sulle sue la carezzava dolcemente.

- Perché Castle? Perché? - Chiese piantando le mani sul suo petto, provando ad allontanarlo, ma le sembrò di non avere né la forza né la volontà di farlo ed erano molto più salde le mani si lui delicate che le tenevano il volto, dei suoi pugni rabbiosi ma inconsistenti.

YouthWhere stories live. Discover now