QUARANTATRE

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Alexis era ancora provata da aver letto i diari di Kate e si sentì in colpa perché era come se avesse violato la sua privacy, li aveva dati a Joy, per farli leggere a sua figlia, non a lei. Credeva, però, che se anche suo padre li avesse letti probabilmente avrebbe cambiato idea su Beckett e sarebbe stato meno aggressivo con lei. Kate aveva amato Joy dal primo momento, come le aveva detto e si percepiva dalle sue parole quanto fosse stato difficile separarsi da lei. Ripensò a quelle settimane appena passate, a Beckett in ospedale che passava lì tanto tempo per essere più vicina a sua figlia, anche se non la poteva vedere, se non le poteva parlare. La sua parte razionale le diceva che era un modo per compensare tutto quello che non aveva fatto per lei, la sua parte emotiva le diceva che le sarebbe piaciuto che anche sua madre qualche volta avesse fatto così. Cominciava a capire sua nonna, perché Martha da subito fosse stata così umanamente vicina a Kate, perché lei aveva vissuto più o meno la stessa cosa con suo padre, certo aveva fatto scelte diverse, sua nonna non si era arresa, lei ce l'aveva fatta, ma capiva che ogni situazione era diversa e che Kate era non solo più giovane, ma che aveva vissuto in pochi mesi molte situazioni devastanti.

Kate era stata richiamata dal distretto e doveva recarsi immediatamente sulla scena di un crimine. Avevano ucciso il figlio appena maggiorenne di un importante politico candidato al Senato e Montgomery aveva affidato a lei quel caso. Mentre parlava al telefono, cercando di prendere tempo per poter vedere Joy, fissava la sua stanza, senza concentrarsi troppo sulle parole del capitano, ma l'unica cosa che alla fine capì, perché lui gliela ripetè più volte, era che non poteva perdere altro tempo ed andare subito, ricordandole cosa era successo poche settimane prima e come fosse stata di fatto graziata. Quel caso, se risolto positivamente, avrebbe sancito la sua piena riabilitazione e lui non voleva che lei non sfruttasse quell'occasione.

A malincuore dovette andare via, sotto lo sguardo severo di Castle che da come parlava al telefono aveva subito capito di cosa si trattasse. Si guardarono in silenzio lei cercando di scusarsi, lui per farle capire tutto il suo disappunto, poi se ne andò, prima di vedere Joy.

Quel caso aveva occupato Beckett più di quanto avesse pensato, di quanto avesse voluto, ed era stata più volte sul punto di mollarlo perché sentiva di non essere del tutto focalizzata lì, che la sua mente andava sempre altrove, dove voleva essere, con Joy. Poi un dettaglio, trascurato a lungo, e tutto era cambiato. Aveva trovato la soluzione tanto cercata ma non era stato un sollievo. Ne aveva prima parlato con Montgomery ed anche lui non sapeva bene come muoversi, le aveva detto di fare attenzione e di esserne certa al 100%, altrimenti sarebbe stata la sua fine. Ma Beckett era certa, sapeva che quella prova era inconfutabile e che l'assassino era proprio il padre della vittima, il futuro senatore. Ci fu molto clamore mediatico ed il suo nome finì alla ribalta quando lo arrestò personalmente durante un comizio. La sua faccia finì, insieme a quella del futuro senatore, su tutti i media dello stato, obbligandola ad un surplus di lavoro, conferenze, dichiarazioni dalle quali uscì esausta. L'entourage del politico ed il suo partito avevano provato a sconfessarla e metterla in cattiva luce anche tirando fuori quella storia di poche settimane prima del rapimento di Joy e dei suoi metodi poco ortodossi di indagare ed agire, ma ne era venuta fuori brillantemente, supportata da tutto il corpo di polizia.

Era riuscita a prendersi un pomeriggio libero dopo aver steso l'ennesimo rapporto e andò in ospedale. Era già stata lì altre volte in quei giorni, la sera, quando non c'era nessuno. Aveva chiesto notizie di Joy e le infermiere che avevano molta compassione di lei, gliele avevano sempre date, non che non si fidasse degli aggiornamenti che le mandava Martha, ma era diverso. Qualche volta le avevano permesso anche di entrare, qualche minuto, mentre Joy dormiva, con le raccomandazioni di stare bene attenta a non svegliarla e lei per paura di farlo, non resistere alla tentazione di un bacio o una carezza, era sempre rimasta vicino alla porta, osservandola nella penombra. Era tutto quello che fino a quel momento le era concesso di lei, rubare immagini al suo sonno, come una ladra di emozioni.

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