DIECI

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- Ehy Castle! Cosa ci fai qui? - gli chiese Esposito vedendolo arrivare con i suoi soliti due caffè in mano.

- Ragazzi, non avrete già dato via la mia sedia! - Esclamò sporgendosi per vedere oltre la scrivania di Beckett e trovò confortante vederla sempre lì.

- Come vanno le cose con la bambina? - Ryan fece scivolare le ruote della sua sedia spostandosi dal monitor per salutare lo scrittore.

- Direi bene. Oggi ha ripreso la scuola per questi ultimi giorni. I suoi insegnanti avrebbero voluto lasciarla a casa ma lei è voluta tornare a tutti i costi.

- Castle ma come mai tutti le ragazzine che hai intorno sono più responsabili di te? - Rise Esposito.

- Ehy questa è una battuta da Beckett, ma a proposito, lei dov'è?

- Ha chiamato prima dicendo che andava all'appartamento degli Austin, doveva controllare una cosa alla quale aveva pensato nel week end. - Riferì l'ispanico.

- Sì, un'ora fa circa. - precisò Ryan.

- Ok. Allora io la raggiungo lì, così approfitto per prendere le altre cose di Joy. Non mi piace che torni lì.

- Ehy Castle e i caffè? - Chiese Javier indicando le tazze sulla scrivania di Beckett

- Prendeteli voi! - Rispose scrollando le spalle, ma non fece in tempo a finire di parlare che era già lì.

- Devo andare nell'appartamento degli Austin. - Disse Castle al portiere.

- In qualità di?

- Collaboratore della polizia di New York.

Il vecchio gli aprì non molto contento bonficchiando qualcosa a proposito di come tutta la polizia di New York quel giorno era lì, che quello era un posto rispettabile e che non gli piaceva tutto quel via vai. Rick lo ascoltò appena mentre aspettava l'ascensore. Aveva visto la macchina di Beckett parcheggiata lì vicino, si aspettava di trovarla dentro a studiare la scena in silenzio da tutte le prospettive. Avrebbe sicuramente protestato della sua intrusione, ma era certo che in fondo non le dispiacesse poi tanto averlo tra i piedi, aveva imparato a conoscere lei ed il suo modo di punzecchiarlo e lui con lei stava volentieri al gioco.

Vide i sigilli strappati e la porta chiusa. Bussò più volte con vigore chiamandola.

- Beckett sono io aprimi!

Nessuna risposta.

- Dai Beckett non ti disturberò, vado solo a prendere le cose di Joy.

Ancora nulla. Si insospettì, era impossibile che non la sentisse, perché qualcuno da uno degli appartamenti vicino era uscito protestando ma lui se ne era fregato. La chiamò al cellulare, facendolo suonare a lungo e nel silenzio di quel palazzo sentì la sua suoneria provenire dall'interno. I suoi sospetti diventarono più forti e quando per l'ennesima volta non rispose né al telefono né alle sue chiamate a voce scese al piano terra per parlare con lo scorbutico portiere.

- Devo entrare nell'appartamento degli Austin, mi serve una copia delle chiavi!

- Lei è della polizia?

- No cioè, sono un collaboratore.

- Allora mi dispiace, non gliele posso dare.

- La mia partner è là dentro e non mi risponde! Devo entrare! - disse Castle concitato.

- Ne è sicuro? Due poliziotti sono usciti poco fa, ma potevano anche essere tre, non c'ho fatto molto caso.

- Due poliziotti?

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