SESSANTA

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- Mia madre è stata da te ieri, vero? - Rick aveva insistito per accompagnarla a casa dopo cena, anche se scendere solo quei pochi piani insieme a lui le sembrava una trappola troppo pericolosa. Non avevano preso l'ascensore, avevano scelto le scale, perché così non sarebbero stati costretti insieme in uno spazio troppo piccolo per contenere quello che c'era tra loro e perché così avrebbero avuto più tempo. Più tempo per parlare, per stare insieme, per fingere.

- Te l'ha detto lei? - Scendevano gli scalini vicini parlando sottovoce per evitare il rimbombo delle scale, stando bene attenti a non sfiorarsi. Mai.

- No. Ma da quando mi ha detto che usciva a quando lo ha fatto è passato decisamente molto tempo. Non conosco altre persone dalle quali può essersi fermata dal loft al portone... - Spiegò lui.

- Spii tua madre quando esce? - Chiese sorridendo ma anche un po' inquietata.

- Immaginavo che prima o poi l'avrebbe fatto. Parlare con te, intendo. Scusala, non riesce a farsi i fatti propri e forse non avrei dovuto dirle nulla... Di natura tende a dare a chiunque i suoi consigli non richiesti... - ammise lui visibilmente dispiaciuto.

- Non è stata inopportuna, anzi... Alcune cose che mi ha detto... ci ho pensato un po'...

- E cosa hai pensato? - Le chiese speranzoso.

- Che forse ha ragione, ma non è facile adesso Castle... Lo sai...

- Sì, lo so... Però non per questo ho cambiato idea.

Arrivarono davanti alla porta di casa di Kate e Rick la guardò armeggiare con la serratura. Lei si sentì impacciata tanto da non riuscire a fare quella banale operazione e si fermò, guardando fisso il legno scuro lavorato dell'entrata.

- Sono sicura che non mi accadrà nulla nell'aprire la porta, anche se non stai lì a guardarmi le spalle, Castle.

- Lo so. Mi piace guardarti le spalle... io sono un po' il tuo partner, no? Almeno sul lavoro intendo, quando vengo al distretto... Mi assicuro solo che non ti serva un aiuto per aprire, visto che ci stai mettendo molto tempo. Sai, sono piuttosto pratico di queste porte qui...

- Pensi di tornare ancora? - Gli chiese quasi come una speranza.

- Al distretto? Magari quando Joy tornerà a scuola, potrei venire, ogni tanto, se vuoi... Fare qualche altra ricerca...

- Ci sarà tempo prima che Joy potrà tornare a scuola. - Disse lei riuscendo finalmente ad aprire.

- Già, spero che le cose siano cambiate. Almeno qualcuna...

Kate entrò si voltò per chiudere la porta e lo trovò molto più vicino di quanto avesse percepito la presenza, si era sicuramente avvicinato mentre stava entrando.

- Buonanotte Castle.

- Buonanotte Beckett.

Aveva avuto la tentazione di baciarla, una tentazione che era diventata ancora più forte quando aveva visto lo sguardo di lei posarsi sulle sue labbra e la sua mente già pregustava la morbidezza di quelle di Kate, il suo sapore mischiato con quello del vino che avevano bevuto su da lui. Si limitò, invece ad accarezzarle la guancia, rimanendo stupito quando lei chiuse gli occhi a quel contatto, poggiando la propria mano su quella di lui. Lo aveva sperato tanto quanto lo aveva temuto che la baciasse, perché lo voleva, perché anche a lei mancava quel contatto così intimo tra loro. Avrebbe voluto spalancare la porta e dirgli di rimanere, qualche minuto, un'ora, quanto voleva lui e stare semplicemente tra le sue braccia per un po' e sentirsi dire che tutto sarebbe andato bene, anche se non sapeva cosa voleva dire andare bene e quale fosse la direzione. Invece una volta tanto aveva fatto quello che doveva fare, aveva aspettato che fosse lei a lasciargli la mano e poi l'aveva salutata con un mezzo sorriso un po' storto, uno di quelli dove nascondeva il suo imbarazzo. Si maledì per essersi innamorata della persona più sbagliata che le sembrava decisamente quella più giusta e rischiava di far crollare tutto il mondo che aveva appena ricostruito per sua figlia.

YouthWhere stories live. Discover now