NOVANTADUE

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Se Joy avesse dovuto descrivere la sua vita con Connor e Stephanie con un colore, avrebbe detto grigio, in tutte le sue variazioni, ma grigio. Era tutto spento, come si sentiva lei, non era come al loft, come a casa, dove invece tutto era colorato e divertente a cominciare dalle tazze per la colazione, per finire con i sorrisi di tutti, perché i sorrisi per Joy erano colore. Odiava, invece, la formalità di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi genitori, tanto quanto i finti slanci di affetto che Stephanie provava ad avere con lei. Odiava quando provava a salutarla con un bacio la mattina o quando lo faceva alla sera, baci che lei subiva passivamente senza mai provare a ricambiare.

Aveva ascoltato alcuni discorsi tra Connor e sua moglie, aveva saputo che Kate era stata lì, ma non l'avevano fatta nemmeno entrare e non sapeva se essere felice perché l'aveva trovata anche non sapendo dove fosse, oppure se arrabbiarsi perché se anche lei che era un poliziotto non poteva fare nulla voleva dire che nessuno poteva farlo. Era stato sconfortante, soprattutto quando la mattina dopo Connor le prese il cellulare, aveva così perso ogni possibilità di comunicare con Rick e Kate e dalle sue parole le sembrava sempre più chiaro che lui non avesse alcuna intenzione di permetterle di vederli e questo non lo riusciva ad accettare.

Provò a chiedergli il giorno del ringraziamento se poteva chiamare sua madre o Rick per fargli gli auguri ed era già pronta ad incassare l'ennesimo "no" quando invece gli diede il suo benestare e le permise di chiamarli, sottolineando che quella sarebbe stata un'eccezione. Lei lo ringraziò, anche se tutto avrebbe voluto fare tranne che quello, ma si comportava come le avevano sempre insegnato in istituto, magari così avrebbe potuto ottenere qualcosa in più: gentile, ringraziare sempre, evitare di chiedere cose. Si faceva andare bene i loro orari, quella formalità nel cenare, il loro cibo che a lei non sempre piaceva, soprattutto quelle cose fin troppo elaborate per i suoi gusti ma che Connor e sua moglie apprezzavano particolarmente mentre a lei tutto quello che era crudo continuava a non piacere. Sorrise solo ricordandosi quella sera con Alexis e Rick quando l'avevano portata in un ristorante giapponese e mentre loro mangiavano sushi, Rick le ordinò tutt'altro dopo aver visto la sua faccia schifata per averlo assaggiato. Si era fatta forza una volta, aveva detto che a lei il sushi non piaceva, ma Connor aveva risposto che non era sushi era tartare, era diversa e più elegante, era buona e doveva mangiarla. Mandò giù solo pochi bocconi, poi non ce la fece più, ma il suo sforzo sembrò non essere apprezzato. Rimpiangeva di non poter mangiare tutto quello che Rick aveva promesso avrebbe cucinato per il giorno del ringraziamento e forse Connor si mosse a compassione vedendola più triste del solito e per quello le concesse di telefonare. Era stata una delusione enorme non sentire sua madre, ma le parole di Rick avevano riacceso in lei una piccola speranza.

Era passata una settimana da quel giorno. Novembre era finito e dicembre era appena cominciato: il mese delle feste, del Natale. Alexis le aveva raccontato più volte di quanto sarebbe stato bello passare il Natale tutti insieme, le raccontava di come suo padre cominciasse già dai primi giorni del mese a riempire casa di decorazioni natalizie, fino a quando non facevano insieme un enorme albero vicino al pianoforte ed ogni anno compravano dei nuovi addobbi insieme. Immaginava i festoni, le ghirlande, l'odore dei biscotti allo zenzero e la frutta secca e i pacchetti sotto l'albero che aumentavano giorno dopo giorno, così come sarebbe aumentata la sua curiosità di vedere cosa ci fosse stato dentro. Aveva anche pensato a cosa avrebbe potuto regalare lei a loro e da chi si sarebbe fatta aiutare, un "problema" quello che ora non avrebbe più avuto. Aveva appoggiato il naso sul vetro della finestra, non c'era mai molta gente che passeggiava in quella via, non era come sotto il loft che c'era un via vai continuo di persone e macchine, lì era molto più tranquillo. Sentì un brivido percorrere il suo corpicino quando vide quella che poteva essere una famiglia, come lei con Castle e Beckett, passare tenendo un bambino per mano e delle buste nelle altre. Immaginava come sarebbe stato uscire insieme ed andare a comprare anche loro le nuove decorazioni. Quella casa, invece era vuota, non c'era niente che ricordasse il Natale, come non c'era stato niente che avesse ricordato il giorno del Ringraziamento. Aveva provato a chiedere il perché e Stephanie le aveva risposto che era solo perché quella non era la loro casa, ma quando sarebbero tornati a Santa Monica sarebbe stato diverso. Non potè dirle che lei Santa Monica non l'avrebbe mai voluta vedere.

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