UNDICI

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Kate il giorno successivo era tornata normalmente al distretto. Era rimasta sveglia ben più di quanto consigliato dai medici. Di fatto non aveva chiuso occhio tutto il giorno e gran parte della notte. La sua mente era focalizzata su quanto accaduto nell'appartamento degli Austin ma non, come sarebbe stato normale per lei fino a qualche giorno prima, su quello che era accaduto con i due tizi grazie ai quali portava i segni in fronte, ma su quanto aveva visto nella camera di Joy. Si era tuffata senza rete di protezione nella vita di sua figlia e ne era uscita con segni ben più profondi di quelli visibili. L'aveva vista in pochi minuti ritornare quella bambina neonata di cui conservava un breve ma vivido ricordo nella sua mente e poi crescere fino ad essere quella ragazzina che aveva ritrovato da pochi giorni. Era stato tanto, era stato forse troppo anche per lei.

Castle come promesso era passata a prenderla scherzando sul fatto che finalmente poteva essere lui a farle da autista e parlandole per tutto il tempo che erano in auto di Joy, trovando similitudini con Alexis per la dedizione allo lo studio e per molti gusti simili su cosa guardare in tv, cantanti preferiti e molto altro ancora.

Kate ascoltava in silenzio rispondendo a monosillabi ai suoi racconti entusiastici. Era contenta che grazie a lui scopriva nuove cose di sua figlia ma allo stesso tempo tutto le sembrava solo dei colpi ben assestati alla sua emotività. Si ritrovò più volte sul punto di piangere quando Rick le raccontava di come fosse brava in inglese e le piacesse scrivere (lo aveva scoperto anche lui, quindi), non sopportasse la matematica, anche se si sforzava di fare del suo meglio.

- Sai che anche a me non piaceva matematica ma ero bravo in inglese? - Le disse Castle tutto contento. - A te invece? Cosa piaceva di più?

- Non avevo preferenze. Più o meno tutto. - Tagliò corto Beckett, ma non era vero. Anche lei odiava matematica ed amava inglese, come la maggior parte degli studenti americani, pensò non era una gran similitudine.

- Uhm eri una secchiona allora! - La schernì

- No. Studiavo e basta. - La risposta fu più netta di quanto Kate volesse e Rick immaginasse. Era un discorso innocuo in fondo, non capì perché a Beckett non andasse di parlarne ma si adeguò, cambiando subito argomento.

- Vuoi che torniamo a fare un giro nel Golf Club nei prossimi giorni? Magari ti posso essere utile e scoprire qualcosa in più, che ne pensi?

- Che al momento non abbiamo motivo per tornare lì e che già l'altra volta non erano molto felici di avere la polizia tra i piedi, non penso saranno collaborativi.

- Con te no. Però magari con Richard Castle, nuovo socio del Club che ha bisogno di conoscere l'ambiente, sì! - disse tutto soddisfatto.

- Sei socio? E da quando in quanti piace il golf, Castle? - chiese sorpresa.

- Uhm da un paio di giorni! Anche se non mi piace proprio, ma è utile, no? Così ho chiesto a Bob, il sindaco, di presentarmi ed hanno fatto uno strappo alla regola, facendomi entrare subito. Anzi, io avrei un appuntamento per oggi a pranzo con Bob ed alcuni suoi amici al circolo, però ho un problema...

- Sarebbe?

- Devo andare a prendere Joy a scuola e non so se tornerò in tempo e Martha è fuori città con delle amiche. Non è che ci potresti andare tu?

- Io? Castle io lavoro!

- Sì lo so! Ma ho già parlato con Montgomery, ha detto che è ok e in cambio mi ha solo chiesto se poteva diventare anche lui socio del Golf Club, così andremo insieme.

- Hai già organizzato tutto alle mie spalle quindi! - Era stata presa alla sprovvista. Non si aspettava di dover vedere Joy, non così presto, non da sola.

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