TRENTA

137 12 0
                                    

Kate era seduta al tavolo degli interrogatori. Quella seduta davanti a lei, Julia Yurieva, era una ragazza dai capelli biondi tanto da essere quasi bianchi e gli occhi azzurri. Indossava una maglietta a maniche corte e sulle braccia erano in bella mostra numerosi tatuaggi soprattutto simboli religiosi. Su un braccio spiccava un grosso crocefisso, mentre sull'altro una Madonna che culla Gesù bambino: erano le figure principali intorno alle quali c'erano numerosi altri disegni, simboli e scritte.

- Solo tre mesi e poi te ne sei andata dallo studio legale. Perché? Avevi un buon contratto, uno stipendio superiore alla media. - Le chiese Beckett iniziando molto calma il suo discorso.

- Mi annoiavo. - Rispose lei senza dare troppa attenzione.

- Buon per te che puoi permetterti di annoiarti e rinunciare ad un lavoro. Eppure non mi pare che navighi nell'oro... Tua madre faceva l'operaia non deve averti lasciato un granché... E tuo padre... Ah già, lui non c'è mai stato... - Le disse in tono di sfida facendo finta di leggere la sua scheda.

- Vedo che si è informata. Sono felice di essere così importante per lei.

- Non sei tu ad essere importante. Non per me, come non lo sei stata per molti. Mi interessa solo quello che sai e che mi dirai. - Beckett stava passando alle maniere forti, usava termini e frasi che sapevano andare a toccare Julia nei punti che immaginava fossero scoperti e vedendo come scattò e come la guardò con odio ci riuscì, anche se la ragazza riuscì a tenere i nervi saldi.

- Non so niente, sta facendo un errore.

- Io credo proprio di no. In che rapporti eri con Ethan Austin?

- Nessuno, un avvocato dello studio.

- Ne sei sicura? Perché secondo me non è così... Secondo me il tuo rapporto con lui era diverso... più... intimo...

- Di cosa mi vuole accusare, di aver avuto una relazione con l'avvocato Austin ed è per questo che me ne sono andata? - Julia rise di gusto a sentire quelle illazioni.

- No, non tu, magari l'aveva avuta tua madre, che è venuta negli Stati Uniti dalla Russia proprio un anno prima che tu nascessi. Magari aveva incontrato un giovane avvocato si era innamorata o forse aveva solo provato ad incastrarlo, sai molte donne lo hanno fatto, ma lui non c'è stato e l'ha lasciata sola, con una figlia da crescere. Che dici, questa storia ti piace? - La provocò ancora Kate.

- Bljad... - sussurrò stizzita Julia.

- Puttana eh... ce l'hai con me o con tua madre? Sai, le parolacce sono la prima cosa che ho imparato quando sono stata sei messi a Kiev, vedi tornano sempre utili...

Julia pronunciò tra i denti altri insulti in russo verso Beckett che si alzò sbattendo i pugni sul tavolo.

- Puoi continuare ad insultarmi quanto vuoi. Non uscirai da qui fino a quando non mi avrai detto la verità.

- Sono in arresto forse? Non ha nulla contro di me! - Le disse beffarda.

- Offesa a pubblico ufficiale. Se vuoi la formalizziamo subito.

- Fottiti Detective. - Urlò presa in contropiede.

- Allora? Mi vuoi dire la verità oppure no? Cosa ci facevi lì e qual è il tuo rapporto con Ethan Austin.

- Austin è un debole di merda. Sì ha messo incinta mia madre ma non l'ha abbandonata è lei che non gli ha mai detto nulla, se no quel pupazzo l'avrebbe ricoperta d'oro... che stupida!

- Cosa ti ha dato Ethan - Beckett non aveva più intenzione di giocare ora che Julia si era tradita.

- Nulla, cosa doveva darmi? Mi ha fatto trovare quel lavoro, ho lavorato lì per un po', poi mi sono annoiata e me ne sono andata.

YouthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora