NOVANTASETTE

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Quello che Castle aveva temuto, alla fine, era accaduto veramente, Alexis aveva contagiato Beckett. Niente di grave, s'intende, ma tanto bastava, viste le condizioni di Joy, a tenerla lontana da sua figlia per più di una settimana, così mentre Joy migliorava, Kate seguiva i suoi progressi in un primo momento solo dai resoconti di Castle che la aggiornava quotidianamente, poi anche dalla stessa che approfittava della presenza di Rick per telefonarle. Connor si faceva vedere sempre meno in ospedale quando c'era lui e l'unica presenza costante era quella di Margaret, decisamente più accomodante del figlio, soprattutto dopo le ultime rivelazioni.

Alexis si sentiva mortificata per aver obbligato Kate a stare a casa lontana da Joy, ma la detective le aveva più volte spiegato che lei non aveva alcuna colpa. Le due usarono quei giorni in cui trascorsero molto tempo a casa insieme, tra cure ed esperimenti in cucina, per conoscersi meglio e parlare come poche volte avevano fatto. Kate così potè scoprire che dietro quell'aspetto di giovane adulta, si nascondeva un'adolescente con tutti i problemi tipici della sua età a cominciare dalla voglia di avere uno scooter per muoversi più autonomamente, nonostante suo padre non le facesse mai mancare i soldi per prendere il taxi ogni volta che ne aveva bisogno. Kate sapeva quanto Rick avesse paura che sua figlia si facesse male, ma non poteva dimenticare che era poco più grande di lei quando cominciò a lavorare per comprarsi quella moto che ancora giaceva nella cantina di suo padre, che era stato il suo orgoglio ed il suo vanto e solo ripensarci la faceva sorridere nostalgica. Era in quelle occasioni che si scopriva ancora troppo figlia per riuscire ad immaginarsi madre. La ascoltò sfogarsi e sentì tutte le sue ragioni, quindi promise che avrebbe provato a mettere una buona parola con suo padre, ma senza assicurarle niente. Un collante, questo si sentiva per Alexis, tra il suo mondo e quello di suo padre. Lei non era sua madre e non lo sarebbe mai stata, Alexis ne aveva già una e lei non voleva prendere il posto di nessuna. Però sarebbe potuta essere per lei una figura femminile di riferimento se avesse avuto bisogno di qualcosa, di un consiglio, di fugare qualche dubbio o anche solo confidarsi. Un'amica, una sorella maggiore o una zia, ma non aveva bisogno di una definizione. Sarebbe stata qualsiasi cosa di cui lei avesse avuto bisogno, semplicemente Kate.

Aveva deciso di stare al piano superiore e dormire nella stanza di Joy per non contagiare anche Rick, nonostante le proteste di lui perché voleva averla vicina e non concepiva che lei si infliggesse anche quella lontananza dopo quella da Joy che lui sapeva le pesasse più di quanto voleva far vedere. Aveva così passato lunghe giornate per oltre una settimana, nelle quali si faceva fare resoconti precisi da Rick sulle reali condizioni di sua figlia, facendo con lei solo lunghe telefonate ogni volta che Castle andava a trovarla. Seguì alla lettera quanto le aveva prescritto il dottor Thompson ed alla fine per togliersi ogni dubbio, andò in ospedale a fare tutti gli accertamenti per essere sicura di essere perfettamente sana, prima di poter tornare da Joy.

- Cosa vorresti per Natale? - Le chiese Kate in una delle sue prime visite dopo essersi rimessa in forma.

- Tornare a casa nostra. - Rispose senza esitazioni.

- Sai che temo che questo non sarà possibile. Non dipende da noi. - Le disse accarezzandole la fronte. Felice che stesse finalmente meglio.

- Non tornare da Connor allora. - Era risoluta e determinata, Kate sorrise nel vederla così, in quella settimana nella quale non si erano viste si era ripresa velocemente ed era sempre strano per lei trovare piccole parti di sè in sua figlia.

- Joy anche questo... - Stava per dirle che non potevano farlo, quando una voce alle sue spalle la interruppe.

- Questo credo che si possa fare. Ma non posso prometterti nulla. - Il dottor Thompson doveva essere entrato qualche istante prima senza che se ne accorgessero. - Scusate se vi ho interrotto, ma volevo darvi questa notizia, ho già avvisato telefonicamente anche il signor Castle. Come medico che si occupa di Joy, ho chiesto all'ufficio del giudice dei minori, di lasciarla presso la nostra struttura fino a quando non ci sarà una decisione definitiva sulla sua posizione. Ho spiegato la sua difficile situazione clinica e che il padre con negligenza e superficialità ha messo in pericolo la sua salute. Mi daranno una risposta nei prossimi giorni, ma credo che sarà positiva.

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