60. Nebbia rada

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LUNA

Sbatto gli occhi, riformulo la frase, ci ripenso, tento di vedere se esistono altri significati. Ma no, non ne trovo. Allora forse l'ho immaginato, non c'è altra spiegazione.

Be, in effetti c'è un casino assurdo: trolley confusionari, annunci degli altoparlanti, schiamazzi in mille lingue.

«Non riuscivo a toglierti dalla testa, Luna. L'ultimo anno di liceo è stato un inferno. Ti volevo, ero ossessionato da te, una cosa sbagliata, troppo logorante. Se avessi acconsentito a quell'istinto, ti avrei distrutto. L'amore ai tempi mi faceva questo. Era un veleno, mi consumava fino a quando io non consumavo l'altra persona. Era una questione di possesso, di bisogni. Ma più passava il tempo e più non mi fregava delle ragazze che mi facevo, volevo solo te. E ti vedevo tutti i giorni. Era insostenibile.»

Non ha staccato gli occhi dai miei nemmeno un istante. Vorrei l'avesse fatto perché quello che sta raccontando non fa parte del mio vissuto. Non può far parte di quel tempo che abbiamo condiviso insieme.

«Non potevo farti del male. E so che ti avrei fatto solo del male, Luna, lo sapevo. E non potevo permettermi di rovinare l'unica persona bella che avevo con me nella mia vita. Mi sarei odiato per sempre. Per cui ho dovuto trovare una soluzione.»

«Cosimo...»

Sorride, questa volta per davvero, con le labbra che si tendono da un lato e le rughe che si formano di conseguenza modellando il viso fino alla luminosità degli occhi, scuri come quelli di Cris.

«L'hai usato.»

«Sì.» Ammette. «All'inizio almeno. Ho messo subito in chiaro che l'amore non faceva per me, che qualsiasi cosa ci somigliava per me era tossico.»

«Ma lui non si è dato per vinto.»

«Assolutamente no. Gli ho raccontato di te, sapeva tutto. Eppure ha assunto lo stesso il ruolo di chiodo scaccia chiodo, mi ha fatto da facciata, mi distraeva quando impazzivo da quanto ti volevo. E poi mi è rimasto accanto, anche quando ho capito che eri innamorata di un altro.»

Questa storia d'amore, quella che parla di una persona che odia l'amore, perché lo tramuta in qualcosa di velenoso, e di qualcuno che per questo non si è mai tirato indietro, sembra una di quelle che si trovano sui libri, tra le pagine di carta. Ma sa anche di sofferenza, di acque nere e dolore.

Non sapevo che la loro storia fosse stata così contorta, così sofferta.

«Amo Cosimo. Anche se credevo che l'amore facesse solo male, lui è stato il primo a farmi cambiare idea. Mi ha dato una possibilità quando nemmeno io me la davo e gli sarò per sempre debitore, anche se avrebbe dovuto lasciarmi perdere. Gli ho fatto del male, tanto. Gli devo tutto e non smetterò mai di ricordarglielo.»

Sorrido, ho gli occhi umidi. Chino la testa e appoggio la guancia sulla mano di Edo che adesso stringe la mia, sul tavolino. Rimango così, a guardarlo di traverso, con le nostre dita intrecciate che si premono nel mio zigomo.

«Mi dispiace.»

«Non devi.» Mi solleva il viso, poi piano piano si alza in piedi e mi tira sù. «Mi ha distrutto saperti felice con un altro, ma parliamo di tanto tempo fa. Ed era quello di cui avevo bisogno per lasciarti andare.»

Sorrido, lo sento più vicina che mai e non credo che questa cosa abbia senso. Mi fa strano, dovrei essere sospettosa, rivalutare tutto quel tempo che abbiamo passato insieme. Eppure quello che è stato è stato. Non posso trasformarlo.

Mi domando quanto difficile sia stato per lui avermi accanto nonostante tutto, trascinarsi avanti questo segreto senza mai far trapelare niente... perché non mi sono mai accorta di nulla.

Perché allora non mi sento tradita adesso? Ho conosciuto solo una versione di Edo. E l'altra? Che fine ha fatto? Dovrebbe cambiare quello che sento per lui nonostante ciò che mi ha nascosto?

Lo fisso, cerco di capire perché mi sento così calma nonostante tutto.

Edo mi sorride, con un'intimità nuova.

Lui si è aperto, fidandosi di me e non trovo altro che affetto nel modo in cui mi guarda. Ciò che ha vissuto si è concluso. Come ha ribadito lui, parliamo di tanto tempo fa. E allora sorrido e basta, apprezzando la sincerità e scegliendo comunque di non guardarlo sotto un'altra prospettiva, nonostante tutto.

Quello che mi ha rivelato non cambia il modo in cui mi è sempre stato accanto. Ha vissuto l'inferno ma non mi ci ha mai trascinato al suo interno.

«Ehi!»

Ci voltiamo alla voce che ci chiama.

Cris sorride al cugino, salutandolo con una mano alzata, poi mi prende il polso e si china verso di me.

Ed è tutto un guazzabuglio confuso. Edo che ammette di avermi amato alla follia, la distruzione di sapermi innamorata di un altro. L'italia, su cui ho posato i piedi. Il viso di mio padre, fantasma di se stesso. Come io non sarò mai. E il bacio che Cris tenta di darmi, lo evito.

Ruoto il capo e le sue labbra finiscono sulla mia guancia.

Ed è un attimo, un riflesso del mio corpo, muscolare e inconscio.

Non l'ho fatto consapevolmente, ma capisco che è tardi, nel momento in cui il mio riflesso si specchia nel dolore negli occhi di Cris.

E non ho tempo di fare nulla, di rimediare, o spiegare. Sono distrutta dalla confusione.

Cris perde colore, si fa indietro. Ho il tempo, ma mi sfugge, non lo controllo né lo vivo.

Cris scuote la testa, si nasconde e se ne va dall'aeroporto.

Rimango imbambolata, inebetita. A fissarlo.

Ho qualcosa di inceppato, perché ho l'impressione che la mia vita, negli ultimi secondi, non sia stata pilotata da me. Perché la felicità, quella che stavo vivendo, mi sta scappando tra le mani. Fuggevole come rada nebbia.

Ho ferito Cris, l'ho fatto per la seconda volta.

E la colpa è solo, di nuovo, mia.

Tutti i Colori del CieloWhere stories live. Discover now